Nonostante le sue massicce spese per la guerra contro l’Ucraina, il governo russo continua a investire ingenti somme nello sviluppo dell’Artico.
Sulle rive del fiume Enisej
Il primo ministro Mikhail Mishustin ha firmato un decreto relativo alla Northern Sea Route che include diversi miliardi di rubli di investimenti per migliorare la navigazione e la sicurezza delle navi.
Tra gli stanziamenti, ci sono 3,6 miliardi di rubli (48 milioni di euro) per il dragaggio e l’installazione di apparecchiature di segnale di navigazione nella baia di Yenisey, e 3,8 miliardi di rubli per un nuovo sistema di navigazione sviluppato da Rosatom.
Il governo moscovita spiega che le misure dovrebbero portare a una navigazione più sicura per il nuovo importante terminal petrolifero di Sever Bay.
Idrocarburi che guardano all’Asia
La compagnia Rosneft, guidata da un fedelissimo di Putin, Igor’ Sečin, sta mettendo in atto un’espansione industriale nella tundra artica senza precedenti. E l’obiettivo è quello di farlo in fretta. Il Vodstok Oil project è ideato per estrarre più di 100 milioni di tonnellate di petrolio entro il 2030 e rendersi fornitore importante verso i mercati Europei, Asiatici e Sud Americani.
Già nel 2024 le previsioni sono quelle di produrre almeno 30 milioni di tonnellate di greggio. Nel corso dell’inverno dell’anno corrente, sono stati impegnati più di 500.000 tonnellate di materiali da costruzioni per gli impianti siti nella penisola del Taymyr. La maggior parte sarà trasportata attraverso i porti di Dudinka e il nuovo terminal Sever Bay da lì, informa Rosneft, alle basi industriali di Tocsin, Karaul, Vorontsevo e Nanlau.
Inoltre, il progetto si estende all’implementazione di sedici nuovi punti di ormeggio presso la parte Nord del fiume Yenisey, che permetteranno alle navi di caricare e scaricare merci direttamente via fiume – ghiacciato per molti mesi l’anno.
Lo sviluppo industriale
Secondo Rosneft, il Vostok Oil project è il più grande progetto di sviluppo industriale in Russia. La necessità di reperire materiali e implementazione della catena logistica è molto elevata. Rosneft, infatti, ha già appaltato il nuovissimo rompighiaccio a propulsione nucleare Ural. Inoltre, prevede di utilizzare altre quattro rompighiaccio, oltre a otto navi da carico ice-class.
Il petrolio di Vostok renderà l’estremo nord del Taymyr una delle regioni petrolifere più importanti della Russia. Un gran numero di navi cisterna farà spola verso il terminal di Sever Bay, sulla costa del Mare di Kara. Entro il 2027, il terminal dovrebbe movimentare 50 milioni di tonnellate di petrolio all’anno per arrivare successivamente al target suddetto dei 100 milioni di tonnellate.
Lo sviluppo del Vostok Oil project arriva in un momento in cui gli idrocarburi russi sono sotto una pressione crescente sul mercato internazionale. Tuttavia, Rosneft sostiene che sarà in grado di sviluppare il Vostok Oil senza la tecnologia occidentale. Secondo Vladimir Chernov, direttore generale di Vostok Oil, ben il 98% di tutti i materiali e le attrezzature del progetto saranno prodotti internamente in Russia.
La scia del petrolio
Il petrolio del Vostok project e la rotta del Mare del Nord NSR sono di importanza cruciale nell’attuale situazione di conflitto con l’Occidente, sostiene Mishustin.
“La rotta del Mare del Nord è interamente situata nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva della Russia, e questo è di grande importanza considerando la situazione attuale con sanzioni e catene logistiche interrotte per la consegna delle merci”, ha sottolineato in una riunione del governo.
“Riteniamo che le misure adottate stimoleranno l’attività economica nella regione artica, miglioreranno l’accessibilità ai trasporti e la consegna dei beni necessari alle popolazioni locali”, ha detto Mishustin ai suoi ministri. Seguito all’introduzione del sesto pacchetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea all’inizio di dicembre, i trasporti marittimi di greggio russo vengono ora inviati a mercati alternativi in Asia, Africa e Sud America.
Cambio di rotta, ma non di prospettiva
Le petroliere che oggi salpano da Murmansk non navigano quindi più verso Rotterdam e altri porti europei, ma verso terminal in Egitto, Turchia, Brasile e altri Paesi extra UE. I proventi dell’esportazione di petrolio sono cruciali per l’economia di guerra russa, e il Cremlino è alla disperata ricerca di nuovi mercati.
Il presidente Vladimir Putin è un convinto sostenitore della rotta del Mare del Nord. Secondo il leader della Federazione Russa, lo sviluppo della rotta artica consentirà alla Russia di “realizzare appieno il suo potenziale di esportazione” e aprire un efficiente corridoio logistico verso il sud-est asiatico. Lo Zar sottolinea che “È importante per il rafforzamento della sovranità e della sicurezza del Paese”.
Andrea Arena
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