Mosca risponde alle esercitazioni militari occidentali con movimento tra le sue unità, mentre Oslo aumenta le sue spese militari.
Nelle scorse settimane è partita Steadfast Defender, la più grande esercitazione della NATO dai tempi della Guerra Fredda. Oltre 32 Paesi coinvolti, con 90.000 unità dispiegate fra terra, cielo e mare, per prepararsi a un eventuale attacco militare di Mosca.
La strategia di deterrenza dell’Alleanza si riflette anche nella regione artica grazie alla più focalizzata esercitazione militare Nordic Response 2024, a cui hanno partecipato anche varie unità militari italiane. La mobilitazione di uomini e mezzi si riflette in una chiara risposta russa, che a metà marzo ha dato vita a un addestramento speciale tra le file della Flotta del Nord, elevata, a partire dal 1° gennaio del 2021, a distretto militare autonomo.
Questa “promozione” ha reso la Flotta del Nord una componente centrale dell’apparato militare russo, attribuendole anche la responsabilità di difendere la Rotta Marittima Settentrionale. Nell’ultimo scenario di addestramento, la base navale di Severomorsk viene attaccata da droni nemici. Come avviene puntualmente da settimane anche più a Sud, a ridosso del confine ucraino.
All’inizio di marzo, la Russia ha dato il via a una profonda riorganizzazione militare, in termini di basi e di logistica, come afferma Tommaso Bontempi nella sua analisi. La penisola di Kola ospita la Flotta del Nord, e rappresenta il suo più ampio e difeso bastione armato verso Ovest.
La regione dispone anche di infrastrutture strategicamente importanti come la base aerea di Olenya. Da questa base, i bombardieri strategici russi lanciano regolarmente bombardamenti contro il territorio ucraino. All’estremo Nord della penisola di Kola, è situato l’aeroporto di Severomorsk-2, hub militare chiuso e abbandonato nel 1998. L’aeroporto si trova a 11 chilometri a nord-est di Murmansk, la capitale dell’Artico russo.
Attualmente le due principali basi aree della Flotta del Nord, la Severomorsk-1 e la Severomorsk-3, sono situate sempre nella penisola di Kola. La prima dispone di una pista lunga 3.500 metri, sede di aerei di sorveglianza marittima (Il-38) ed elicotteri antisottomarino (Ka-27); la Severomorsk-3 è invece la base aerea dei caccia della Flotta del Nord.
Nel frattempo, il sottomarino “Losharik” sta per tornare in servizio. Stando alle informazioni dell’agenzia di stampa russa Tass, il sommergibile sarà nuovamente pronto entro la fine dell’anno, dopo l’incidente che lo vide protagonista nel 2019, per tornare a navigare fino a 6000 metri di profondità.
Una possibilità in più per il nuovo comandante in capo della Flotta del Nord, Konstantin Kabantsov, che del mondo underwater ha fatto la sua carriera. Il 55enne vice ammiraglio è nato a Semipalatinsk, in Kazakistan. Dopo essersi diplomato presso la Scuola Superiore di Navigazione Subacquea Lenin Komsomol nel 1990, si arruolò nella Flotta del Nord dove prestò servizio nei sottomarini. Prenderà il posto di Aleksandr Moiseev, che diventerà comandante in capo della Marina russa.
Ma la deterrenza reciproca non si muove solo tramite le forze militari. La scorsa settimana il presidente della commissione parlamentare russa per lo sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, Nikolai Kharitonov, ha dichiarato che la Russia sta valutando l’ipotesi di ritirarsi dalla convenzione ONU sul diritto del mare nell’Artico.
La convenzione sul Diritto del Mare, firmata nel 1982 a Montego Bay e ratificata da quasi 170 diverse nazioni, rappresenta l’unica forma di diritto internazionale che riesca a regolare l’utilizzo e lo sfruttamento delle aree dell’Artico. A differenza del Polo Sud, infatti, nell’Artico non esiste una legislazione internazionale che ne regoli spazi e modalità di sfruttamento. La Unclos, invece, tocca tutti e cinque gli stati costieri dell’Artico, normandone le disponibilità. Tutte le questioni riguardanti l’estrazione delle risorse naturali, la pesca, i confini nazionali, la navigazione, sono tutte regolate da questo testo.
“We will not continue to be part of it to our detriment”, Mr Kharitonov continues. – “As Vladimir Putin says, we are no longer going to believe in their words. If you look at the Arctic from above, 64% of it, based on the circumference, belongs to Russia. We secured it all and we are obliged to protect everything that our ancestors handed to us.”
La Norvegia, nel frattempo, sta mettendo mano al nuovo piano a lungo termine per la sua difesa, che dovrebbe essere presentato al parlamento (Storting) il prossimo 5 aprile. “Molti Paesi intorno a noi investono in forze di difesa più grandi e più forti. Così facciamo anche noi. Ci assumeremo la responsabilità della nostra sicurezza e contribuiremo alla sicurezza europea”, ha sottolineato il primo ministro Jonas Gahr Støre.
Già quest’anno la spesa per la difesa dovrebbe raggiungere il 2% del PIL, un obiettivo che era previsto di raggiungere non prima del 2026, a conferma dell’aumento delle intenzioni di ammodernamento militare di Oslo.
Leonardo Parigi
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