Groenlandia

Le avventure in Groenlandia di Matteo Della Bordella

Intervista a Matteo Della Bordella, alpinista italiano conosciuto in tutto il mondo, sul suo straordinario viaggio in Groenlandia.

L’alpinismo come vocazione

Groenlandia, “terra verde”, ma che la mente di ognuno di noi associa quasi istintivamente al ghiaccio. L’isola più grande del nostro planisfero, e la terra artica più estesa. Terra incolta e selvaggia, sfondo di storie e leggende che la dipingono come fredda e imperdonabile a chi si azzarda ad inoltrarsi in essa per cercare di carpirne i segreti.

Eppure, per alpinisti come Matteo Della Bordella, tutto questo non fa che contribuire all’urgenza della voce della montagna che chiama i frequentatori della roccia a sé, per dare un nome a quell’insieme di movimenti che permettono di percorrerne le facciate e di vedere l’orizzonte con occhi nuovi, dalla prospettiva della vetta.

Matteo è un alpinista italiano di cui andare fieri. Nato e cresciuto a Varese, fa parte del gruppo dei “Ragni della Grignetta”, conosciuti anche come i Ragni di Lecco, uno dei più prestigiosi gruppi alpinistici del panorama internazionale. Durante la sua carriera alpinistica ha scalato montagne di tutto il mondo, dalla Patagonia, all’India, passando per i panorami rocciosi e sconfinati della Groenlandia.

Groenlandia, una tela bianca

“Gli alpinisti scalano in Groenlandia da parecchi decenni, sicuramente negli anni Settanta e Ottanta ci sono stati alpinisti che hanno frequentato questa terra, quindi c’è una storia di alpinismo anche lì” – ci ha raccontato Matteo – “Però se la Patagonia e soprattutto le sue montagne più famose sono state un po’ “addomesticate”, nel senso che sono selvagge, ma non lo sono più come una volta, in Groenlandia invece non c’è niente.

“Tra i posti in cui sono stato nella mia carriera è quella dove c’è proprio il maggior potenziale, anche per esplorare e vivere avventure dove sei lontano chilometri e chilometri da ogni paese”. E quindi è proprio questa potenzialità dell’isola che ha attratto Matteo e la sua cordata, fin dal 2009, a esplorarla: una tela bianca che racchiude in sè la promessa di poter toccare con mano rocce finora vergini e incidere nella roccia stessa la propria firma alpinistica.

La parete. Foto di Mike Libecki.

La Groenlandia è stata per Matteo Della Bordella la prima spedizione extra-europea, che lo ha visto aprire cinque nuove vie di arrampicata nel 2009 assieme a Simone Pedeferri, Riky Felderer e Lorenzo Lanfranchi. Ci è tornato poi nel 2014 (Shark Tooth) e nel 2021 (Siren Tower) e nell’estate di quest’anno. Le ultime spedizioni in Groenlandia sono state fatte da Matteo e dai suoi compagni di cordata nello stile che viene definito by fair means, cioè in totale autonomia e senza aiuti esterni.

Che cosa vuol dire questo nelle lande groenlandesi? Un avvicinamento alle pareti da scalare fatto in kayak. “Ho fatto la scelta di percorrere il tragitto di avvicinamento alla parete in kayak perché mi piaceva l’idea in un posto del genere di vivere un’avventura proprio totale. E quindi quale miglior posto dove fare questa scelta se non in una zona del mondo dove non c’è niente, dove tutto è da esplorare” – racconta Matteo.

È il modo più difficile, ma anche il più naturale. Tu parti dove c’è il paese e da lì parte il tuo viaggio ed è un viaggio vero, dove non c’è nessuno che ti viene aiutare, se ti manca qualcosa o se sei in difficoltà. Ci interessava proprio il confronto diretto con la natura, il conoscerla in maniera lenta, ma con questo contatto un po’ più vero rispetto a quello che puoi avere se ti fai portare lì, scali e torni indietro. Ok, hai scalato la parete ma tutto quello che c’è in mezzo te lo sei vissuto in modo diverso.”

Odyssea Borealis

Il racconto della spedizione di quest’anno, che ha avuto come meta la parete del Drøneren con partenza da Tasiilaq, nel sud-est della Groenlandia e durata poco più di trenta giorni, ha dell’incredibile. Dal pagaiare tra le correnti dell’Oceano Artico, affrontando tempeste con onde di tre metri e venti a cento chilometri orari, che hanno costretto Matteo e i suoi compagni di viaggio Symon Welfringer, Silvan Schüpbach e Alex Gammeter a rifugiarsi in un antico insediamento vichingo, all’incontro ravvicinato con un orso polare un po’ troppo spavaldo, sembra che l’isola non abbia risparmiato i propri colpi, mettendo gli alpinisti continuamente alla prova.

Ma alla fine ha regalato anche grandi emozioni, come il dare un nome ad una nuova via, “Odyssea Borealis”, oppure come una bellissima aurora boreale che si è mostrata ai quattro scalatori durante il bivacco in parete. Così tante emozioni che Matteo Della Bordella non esclude una nuova spedizione in questa terra, nei prossimi anni: “abbiamo ancora un’idea di progetto di scalata e kayak sempre in Groenlandia, ma di sicuro non l’anno prossimo” – ha concluso Matteo, ridendo – “è un’esperienza impegnativa, è richiesto un sacco di allenamento e di preparazione. È una spedizione che non ti lascia un giorno di riposo. Quando eravamo in kayak arrivavamo anche a dieci-dodici ore al giorno di pagaiate, se no camminavamo e se non quello scalavamo, una cosa veramente impegnativa. Però è molto bello, quindi se non quest’anno ci torneremo comunque in futuro”.

La locandina del film sull’impresa groenlandese di Matteo Della Bordella.

Il film che è stato girato durante la spedizione di Matteo e dei suoi compagni verrà proiettato durante i Vibram Connection Days, il 14 novembre a Montebelluna (TV), presso il Cinema Italia Eden.

Giulia Prior

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Giulia Prior

Ho conseguito una Laurea Magistrale in Security Intelligence and Strategic Studies presso l'Università di Glasgow dopo una triennale concentrata sul diritto internazionale ed europeo. Mi appassionano tematiche legate ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza internazionale.

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