Shock internazionale per la mattanza alle isole Fær Øer dei globicefali. Il “Grindadráp”, ovvero la caccia ai globicefali e la loro uccisione tradizionale, è motivo di imbarazzo per Tórshavn nell’epoca della salvaguardia faunistica.
Color del sangue
Le Isole Faroe sono un arcipelago di 18 isole nell’oceano Atlantico del Nord tra l’Islanda e la Norvegia, fanno parte del Regno di Danimarca con un governo autonomo. Paradiso atlantico di escursionisti e appassionati di natura, sono oggi su tutte le pagine dei giornali per la mattanza dei globicefali, avvenuta domenica 12 Settembre.
Quasi 1.500 tra delfini e “balene pilota” sono state uccisi la scorsa settimana davanti alla costa dell’isola di Eysturoy. I corpi dei cetacei, trasportati sulla spiaggia di Skálabotnur, sono presto diventati un caso internazionale grazie alla testimonianza di “Sea Sheperd“, organizzazione internazionale la cui missione “è quella di fermare la distruzione dell’habitat naturale e il massacro delle specie selvatiche negli oceani del mondo intero”.
La denuncia di Sea Sheperd ha riportato sulla scena la pratica rituale e tradizionale del “Grindadráp“, attività di caccia approvata dalle autorità locali ma vietata dalla International Whaling Commission. La caccia di comunità ha rappresentato da sempre un pilastro economico, sociale e di sostentamento della società faroese, anche se oggi è vista come un inutile e crudele anacronismo dalla comunità internazionale.
La grande mattanza
Solitamente, una quota tra circa 600 e 900 cetacei vengono cacciati annualmente, soprattutto in estate. Ma l’ultima battuta di caccia ha rappresentato un unicum anche nella storia locale, con circa il doppio del totale annuo massacrato nel giro di pochi giorni.
Il computo totale del Grindadráp registra 1.428 capi abbattuti, dopo essere stati circondati dalle barche e spinti verso la costa. L’unico precedente simile di cui si ha notizia risale addirittura al 1940, quando furono 1.200 i globicefali uccisi alle isole Fær Øer. La carne dei cetacei veniva poi divisa tra gli abitanti, che avevano di che sostentarsi nell’arco dei successivi mesi. Ma oggi, per quanto ancora parte della dieta locale, è chiaro che risulta difficile da difendere come pratica di caccia, soprattutto in queste dimensioni.
Leonardo Parigi
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Orrenda ostentazione della mostruosità umana. È un inferno tremendo la stupidità e la crudeltà dei propri simili. Perché la natura rimane indifferente alle efferatezze che non possono non esigere vendetta?