Italia

L’Italia in Norvegia tra missioni, politica e scienza

Intervista con l’Ambasciatore italiano in Norvegia e Islanda, S.E. Stefano Nicoletti.

L’Artico visto da Oslo

Una nuova missione per la nave Alliance, un nuovo anno per il Programma High North, arrivato alla settima edizione consecutiva. Un importante riconoscimento anche per la Marina Militare oltre che per la presenza italiana nella regione. Come viene vissuta la missione dalle istituzioni norvegesi?

“La missione in sé rappresenta una importante continuità di presenza italiana nelle acque artiche, riflessa anche nel terzo piano triennale della Marina Militare”, afferma Stefano Nicoletti, Ambasciatore italiano in Norvegia e Islanda, a capo della delegazione dal giugno 2022. “Questo conferma che l’attività arriverà almeno al 2025, ma confidiamo che il programma venga ulteriormente esteso, visti i risultati che sta ottenendo.

High North è importante non soltanto come strumento di ricerca scientifica e oceanografica, ma anche come attività concreto nel contesto Artico per un Paese, come l’Italia, che è membro osservatore dell’Arctic Council. Un conto è parlare di Artico nei convegni, un altro è svolgere delle azioni concrete e importanti in situ, fornendo alle controparti norvegesi ed alla comunità scientifica internazionale dati di prima mano e di grande rilevanza per la conoscenza di fondali inesplorati e quindi per la navigazione sicura in queste acque.

Nonostante l’Italia sia chiaramente più concentrata sul Mediterraneo e sulle regioni limitrofe, le attività di High North non sono le uniche azioni portate avanti da Roma in questa porzione di mondo. Infatti, proseguono con soddisfazione le ricerche della stazione artica Dirigibile Italia, posizionata alle Isole Svalbard. Quest’anno inoltre allargate alle attività del progetto “Ice Memory”, con carotaggi speciali effettuati a partire da aprile sul ghiacciaio Holtedahlfonna, limitrofo alla base, per un’approfondita ricerca sulla glaciologia e sul clima globale.

© Osservatorio Artico

Tutte azioni che non possono che essere viste con favore dai padroni di casa della Norvegia. Il fatto che la Alliance prosegua con le attività di mappatura dei fondali del mare artico, tuttora privi di dati affidabili sulla loro profondità, significa contribuire in maniera fondamentale alla cooperazione internazionale di diversi ambiti a beneficio di enti di ricerca locali e di progetti internazionali, come Seabed2030 e l’international Bathymetric Chart of the Arctic Ocean (IBCAO)”.

Il cambiamento climatico si fa sentire anche per la grande rapidità. Come sta mutando la Norvegia su questo fronte?

“La consapevolezza sul tema è ampia, in Norvegia. Il cambiamento climatico è uno dei primi aspetti politici e sociali, soprattutto nell’area settentrionale del Paese, oltre il Circolo Polare Artico, dove il cambiamento in atto si presenta con una particolare virulenza. L’Artico è un laboratorio di effetti deleteri, anche a causa del fatto che l’aumento della temperatura media sia lì magnificato anche con un fattore moltiplicativo quattro rispetto ciò che accade alle nostre latitudini.

Monumento dedicato a Umberto Nobile a Tromsø

Un totale cambio di scenario che apre nuove incognite sull’area. Ma ciononostante, la Norvegia è un Paese bifronte. Da un lato ha fondato il suo benessere sullo sfruttamento e sulla ricerca di idrocarburi nella sua piattaforma continentale, dall’altra sa che il futuro non risiede nel petrolio e nel gas. Così le licenze per le estrazioni continuano a essere rilasciate anche adesso e il blocco all’importazione del gas russo ha fatto diventare Oslo il primo fornitore di gas all’Unione Europea.

Al tempo stesso proseguono con solerzia anche i progetti di sviluppo di energia da fonti rinnovabili, al di là dell’idroelettrico che fornisce già circa il 90% del fabbisogno elettrico del Paese. In particolare vi è un grande dinamismo nel settore dell’eolico off-shore ove le tecnologie applicabili sono spesso mutuate da quelle delle piattaforme petrolifere nelle quali la Norvegia ha una grande esperienza.

Particolare attenzione è rivolta anche agli impianti di carbon capture and storage, di cui si vedrà una concreta realizzazione il prossimo anno fuori Bergen. Qui sorgerà “Northern Lights”, un gigantesco deposito di stoccaggio off-shore che si pone l’ambizioso obiettivo di andare a depositare la CO2 norvegese ed estera in una cavità naturale, a 2600 metri di profondità sotto il livello del mare. Navi gasiere faranno affluire la CO2 sino al terminale che consentirà di iniettarla nel sottosuolo attraverso delle speciali condutture. 

Restando in un’ottica più quotidiana, la Norvegia ha fatto del cambio del suo intero parco di automezzi un parametro di eccellenza. I dati relativi alle immatricolazioni di nuove auto nel primo semestre del 2023 parlano da soli: su 66.000 nuovi veicoli ben 55.000 e cioè l’81,7% sono “full electric”. Il parco auto complessivo circolante oggi in Norvegia è costituito per il 24% da auto a propulsione totalmente elettrica. Anche itemi della decarbonizzazione dello shipping  e dell’elettrificazione di banchine portuali e dei traghetti all’interno dei fiordi compongono ulteriormente il quadro energetico-tecnologico di Oslo nei confronti della salvaguardia ambientale e dell’abbattimento delle emissioni”.

Su quali ambiti sta lavorando maggiormente lAmbasciata, e quali sono i rapporti tra Italia e Norvegia anche in relazione alla missione High North?

“Quest’anno abbiamo vissuto un momento particolarmente alto delle relazioni bilaterali a maggio con la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invitato da Re Harald V. Era dal 2004 che un Presidente della Repubblica non veniva in visita in Norvegia.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Fortezza Kristiansten a Trondheim (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

È stata una visita intensa che ha consolidato le già ottime relazioni politiche ed economiche bilaterali. Nella seconda tappa della visita, che ha avuto luogo a Trondheim nel cui Politecnico (NTNU) lavorano più di un centinaio di docenti e ricercatori italiani, abbiamo realizzato, in collaborazione con l’Ambasciata norvegese in Italia e con la stessa università, un seminario sul tema “Greening the Future – Synergizing Energy and Climate Technology: Collaborative Innovations between Italy and Norway”.   Amministratori delegati e professori universitari delle due parti hanno potuto confrontarsi e discutere, nel corso di tre distinte sessioni, di green shipping e collaborazioni nel settore dell’energia e delle nuove tecnologie per l’ambiente.

Sempre per presentare le opportunità che questo mercato offre alle nostre imprese, come Ambasciata editiamo degli e-book scaricabili gratuitamente dal nostro sito web al link che abbracciano una vasta gamma di ambiti bilaterali di collaborazione. 

Poi effettuiamo anche molte attività di quella che alla Farnesina definiamo “promozione integrata”, e che fondono elementi di promozione economica-commerciale con aspetti culturali e scientifici. Quest’anno a marzo abbiamo portato in Norvegia la mostra fotografica “Italian Routes”, parte di un grande progetto del fotografo Fabiano Ventura, dedicato al restringimento delle masse glaciali nelle Alpi e nelle principali catene montuose del globo.

A latere della mostra l’Ambasciata e l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo hanno organizzato numerose altre iniziative di carattere culturale, scientifico e commerciale per riflettere sul tema del cambiamento climatico in zone montane, del mutamento del paesaggio e delle condizioni di vita in alta quota, ma anche per presentare le eccellenze produttive italiane nel settore dell’equipaggiamento per la montagna e per l’outdoor”.

Da regione ad alta cooperazione ad area di possibile tensione. Come cambia lArtico, visto da Oslo?

La Norvegia ha assunto a maggio la presidenza di turno dell’Arctic Council, con un piano di lavoro completo, ma che non può non risentire della grave situazione dovuta dall’aggressione russa all’Ucraina. Mentre a livello istituzionale le attività sono al momento congelate, a livello tecnico si conta di poter mantenere in vita la caratteristica di questo ambito, con il motto che aveva legato la regione artica: “High North, Low Tension”.

La situazione geopolitica attuale rende la zona artica sensibile a livello geostrategico e geopolitico e per la Norvegia si pone anche un sensibile tema di sicurezza delle infrastrutture. Con oltre 9000 km di oleodotti e gasdotti sottomarini, l’attenzionamento di queste infrastrutture è notevolmente cresciuto dopo il grave sabotaggio occorso al gasdotto North stream. 

Fonte: Facebook/forsvaret

Assistiamo a una crescita della cooperazione internazionale a livello europeo e NATO su questo argomento visto che la sorveglianza delle reti sottomarine sia energetiche che di trasmissione dei dati, è fondamentale. Volendo concludere sul tema della campagna High North 2023, va notato anche in questa prospettiva le attività batimetriche su fondali inesplorati hanno una valenza strategica, oltre che scientifica. Pertanto, assumono una rilevanza particolare per la nostra collaborazione con la Norvegia. 

La volontà comune di Roma e di Oslo è quella di collaborare e lavorare insieme, prima di tutto sul dossier energetico e quello delle nuove tecnologie per l’ambiente, per tutelare sempre maggiormente la nostra casa comune che in zona artica ci mostra tutta la sua fragilità e la cura che necessita”. 

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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