Scienza

Carbon Capture, l’italiana Limenet in corsa per il futuro della cattura della CO2

L’intervista al fondatore e Ceo di Limenet, Stefano Cappello, che racconta l’evoluzione dell’azienda e le sue strategie.

La bacchetta magica

“Arrivi a un certo punto della vita in cui inizi a farti domande esistenziali. Il mio tempo è limitato, devo fare qualcosa. Ci sono caratteri e caratteri, fare qualcosa di normale non è da me”. Stefano Cappello, lecchese neanche trentenne, ha una laurea magistrale in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. Ma soprattutto le idee chiare.

“Sono sempre stato appassionato di tecnica e di montagna, e sono sempre stato affascinato dall’aspetto etico delle attività. Quando ho scoperto la tematica relativa al Carbon Capture & Storage, ho pensato che sarebbe potuta diventare la mia vera strada”. Ma facciamo un passo indietro. Tra le tecnologie imprescindibili per raggiungere gli obiettivi del net zero al 2050 ci sono le CCUS, ovvero “Carbon Capture, Utilization and Storage“, usate per catturare la CO2 e stoccarla da qualche parte, impedendole di liberarsi nell’aria e quindi di inquinare.

Stefano Cappello, CEO di Limenet

“Nel 2023, dopo aver investito risorse proprie insieme alla fiducia della mia famiglia, abbiamo fondato Limenet, che oggi è una società benefit che ha brevettato una tecnologia innovativa per rimuovere e stoccare in modo permanente – un periodo superiore a 10 mila anni – l’anidride carbonica (CO2). Lo stoccaggio prevede che l’anidride carbonica venga “mineralizzata” artificialmente, per poi immagazzinarla in mare in forma di bicarbonati di calcio in acqua marina”.

C’è sempre un garage

Così come per i grandi creatori dell’informatica, anche Cappello è partito dal garage di casa. “Quando ho deciso di provare a credere in questa realtà, ho deciso di costruire alcuni prototipi. Prima circuiti con piccole pompe, e poi ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno visto la realizzabilità del progetto e che hanno creduto in esso.

Una volta superati i 100.000€ di investimento, ho deciso di licenziarmi. E quindi ho deciso di far funzionare l’attività”. Nel contesto artico, Danimarca e Norvegia vedono in questa attività un grande business, legato anche allo sfruttamento di pozzi di gas offshore, ormai esausti. Spazi ampi dove poter immagazzinare CO2, ripulendo quindi l’atmosfera utilizzando, nella pratica, dei grandi filtri.

Il rendering dell’impianto ideato da Limenet

“Da un punto di vista tecnico, non abbiamo inventato l’acqua calda. È un ciclo geologico del carbonio, l’abbiamo brevettato per renderlo più veloce. La nostra innovazione è frutto della ricerca di tante università che non avevano associato questi processi per farlo a livello industriale.

La finalità personale è quella di cercare di trovare una soluzione al cambiamento climatico.  A livello imprenditoriale, ci rivolgiamo a un mercato ancora immaturo, ma che crescerà molto nei prossimi anni, anche perché, oltre alle aziende, saranno le istituzioni a prendere in forte considerazione questa tipologia di abbattimento delle emissioni”.

La crescita del progetto

Cassa Depositi e Prestiti, tramite un suo veicolo, è diventata investitore di questo progetto, e le due autorità di sistema portuale della Spezia e di Augusta stanno accogliendo con favore l’iniziativa proposta da Limenet. “I nostri impianti devono essere per forza vicino al mare, e puntiamo soprattutto sul Sud Italia.

Operiamo su gas serra, che non sono inquinanti, e prevalentemente nell’ambito di città portuali. Una tecnologia che ovviamente è esportabile ovunque, e anche in contesti in cui i traffici marittimi – siano essi mercantili o passeggeri – stanno crescendo, come sulle coste della Scandinavia”.

Le attività di Limenet

La tecnologia di Limenet da una parte trasforma l’anidride carbonica in bicarbonati di calcio contrastando il cambiamento climatico, dall’altra, dissolvendo i composti carbonatici nell’acqua marina, ne aumenta l’alcalinità, cioè la capacità di resistere ai cambiamenti nei livelli di acidità, con potenziali benefici per l’ecosistema marino.

Fondata da Stefano Cappello, insieme a Giovanni Cappello (CTO & Co-founder), – uno dei più grandi esperti in Italia di gassificazione – ed Enrico Noseda, già co-founder di startup di successo come HLPY e Chief Innovation Advisor di Cariplo Factory,  è oggi una delle poche start-up al mondo a utilizzare il mare come bacino per lo stoccaggio di CO2 e punta a diventare leader a livello internazionale nella cattura e nello stoccaggio di CO2 attraverso i bicarbonati di calcio.

“Queste tecnologie non devono essere viste come panacea”, conclude Cappello. “Perché la prima risposta deve essere quella di evitare di immettere ulteriori gas clima-alteranti in atmosfera. E solo dopo, si lavora per abbattere le emissioni. Ma il mondo si sta espandendo, e così i consumi di miliardi di persone. Serve tempo, ma dobbiamo davvero agire concretamente, o la prossima generazione avrà in dono un pianeta impossibile da vivere”.

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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