Quando parliamo di Artico e Polo Nord, pensiamo a un luogo deserto, immenso, sconosciuto. Il ghiaccio ricopre ogni cosa, e a parte gli orsi polari e gli altri animali, difficilmente pensiamo alle popolazioni autoctone dell’area. Che invece qui abitano, e che hanno antiche e profonde tradizioni e culture. In questo articolo scopriamo insieme i popoli artici, le loro usanze e tradizioni più diffuse.
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Immaginatevi di nascere in una porzione di mondo così ostile, a livello ambientale. La pesca e la caccia rappresentano la maggior parte del vostro sostentamento e della vostra economia. Per secoli la vita si ripete ciclicamente, e solo nel Novecento avvengono grandi cambiamenti, che sconvolgono le comunità.
Partendo da questa base, ecco allora che ci appare più chiaro come le comunità della Groenlandia o del Canada settentrionale siano colpite dal mondo contemporaneo. Le battaglie ambientaliste non sempre hanno giovato alle fragili economie locali, basate spesso sulla caccia, e così di sicuro non hanno incontrato il favore indigeno i grandi investimenti energetici.
La regione artica è abitata da diverse comunità indigene, distribuite non uniformemente sui vari territori nazionali. E la loro presenza rappresenta anche un potere politico non secondario. All’interno dell’Arctic Council, infatti, ben 6 organizzazioni sono Permanent Participants dei lavori del Consiglio, rappresentando circa 500.000 persone.
Nell’Artico abitano circa 4 milioni di persone, ma solo una piccola porzione del totale ha lo status di “popolazione autoctona”. Spalmati su 3 continenti, 8 Stati e (soprattutto) 30 milioni di chilometri quadrati, gli abitanti indigeni della regione polare sono determinati a rivendicare il proprio ruolo nel complesso gioco geopolitico. Per farlo, è stata istituita anche un’organizzazione che raggruppa le varie sigle: l’Indigenous People Secretariat, all’interno dell’Arctic Council.
“In 20 years, I will be definitely speaking my language. I will definitely be tanning caribou hyde every summer. I will definitely be teaching my kids how to thrive off the land. People tend to say that we survived a really really harsh environment by living in the high Arctic. We didn’t just survive, we thrived.” – Jordan Peter, Gwich’in Tribal Council
Da bambini abbiamo imparato a considerare gli abitanti del Grande Nord come “Eschimesi“. In realtà gli Inuit abitano solo in alcune regioni dell’Artico (prevalentemente nel Nunavut canadese, in Groenlandia e sulla punta Nord-orientale della Siberia), e considerare tutti gli abitanti dell’area come “eschimesi” equivale a parlare di “vichinghi” – erroneamente – per tutte le popolazioni scandinave dei secoli scorsi.
Gli inuit sono circa 120.000 e possiedono una profonda cultura legata al territorio. Dediti prevalentemente alla caccia e alla pesca, sono celebri nel mondo per essere abitanti degli igloo, la capanna emisferica creata con i blocchi di neve. Ma solo in Canada, perché la stessa popolazione vive in tende semi-interrate – con una struttura di legno o di costole di balena – in altre zone artiche.
L’Alaska è da sempre la loro casa. Circa 35.000 persone che abitano fra le coste dell’Alaska occidentale – prevalentemente nel delta del Yukon-Kuskokwim e lungo il fiume Kuskokwim, nell’Isola di San Lorenzo e nell’estremo oriente russo.
Anche l’economia e la tradizione degli Yupik si basa su caccia e pesca, ma il gruppo principale è distinguibile in tre altre culture locali: gli Alutiiq della penisola dell’Alaska, gli Yupik dell’Alaska Centrale e gli Yupik della Siberia. Yup’ik (Yupiit plurale) deriva dalla parola yup’ik yuk che significa “persona”, che va unito al suffisso -pik che significa “reale” o “genuino”. Quindi, significa letteralmente “persone reali“.
Se avete giocato a Risiko almeno una volta nella vita, avrete pur cercato di conquistare la Jakuzia. Ecco da dove vengono gli Jakuti, la popolazione artica siberiana della Repubblica Sacha.
Circa 500.000 persone distribuite fra la Russia e le coste più settentrionali della Federazione, sono un gruppo etnico turcofono che non viene preso nel suo insieme come popolazione artica. Alcune migliaia di Jakuti abitano infatti più a settentrione. Storicamente cacciatori semi-nomadi e allevatori di renne, si distinguono dal gruppo più popoloso del Sud anche in alcuni usi e costumi.
I Nenets – conosciuti anche come Nency – abitano anch’essi in Russia, popolando un’area che va dalla Baja dell’Esej fino alla penisola di Kanin. Solo 40.000 persone circa distribuite in un’area enorme, dedite prevalentemente all’allevamento delle renne.
Il reportage fotografico del Guardian: “A world of fire and ice: life with the Nenets – in pictures“
L’industrializzazione e l’avversione dell’Unione Sovietica alle diverse tradizioni culturali rispetto alla politica generale hanno creato profondi danni alla cultura Nency. Oggi il cambiamento climatico e il riscaldamento globale rischiano di estinguere una tradizione antica.
Chi non ha mai sentito parlare delle Isole Aleutine? Gli Aleuti vivono qui, nell’arcipelago dell’Alaska e anche in alcune aree della Kamčatka, in Russia. Circa 18-20.000 abitanti, gli Unanga (questo il nome corretto), verranno poi chiamati “Aleuti” dai cacciatori cacciatori di pellicce russi nella seconda metà del XVIII secolo.
Le colonizzazioni progressive dei russi, degli americani e dei giapponesi hanno decimato la popolazione indigena, che oggi vive prevalentemente di pesca commerciale e di caccia alle foche.
Insieme agli Eschimesi, la più famosa popolazione nordica. I Sami – circa 75.000 persone in totale – abitano le zone settentrionali della Norvegia e della penisola di Kola, in Russia. Chiamati più comunemente “Lapponi“, sono tradizionalmente allevatori di renne.
La popolazione Sami mantiene ancora oggi una forte identità culturale e linguistica, anche se è stata progressivamente assorbita dalle nazioni in cui abita. Uno degli obiettivi centrali dei Sami è di non farsi assorbire dal modello sociale ed economico degli Stati che essi stessi abitano, ovvero Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia. Un punto focale importante per non disperdere una conoscenza ancestrale, anche se risulta sempre più difficile a causa dei cambiamenti in atto nella regione.
I Komi sono circa 500.000, e anche qui va fatta una distinzione fra il grosso del gruppo etnico, che abita le regioni centro-occidentali della Federazione Russa, e i sotto-gruppi che invece vivono più a Nord. Conosciuti anche come Sirieni, abitavano prevalentemente lungo il bacino dei fiumi, in piccole comunità.
Agricoltori e allevatori, i Komi hanno a lungo patito le decisioni politiche e industriali di Mosca durante il Novecento, per poi cercare di riaffermare la propria identità a partire dal 1991.
Leonardo Parigi
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