Ivan III il Grande: dal mito dell’unificazione delle terre russe alle prime incursioni in Siberia. La volontà di conquista e le pellicce permettono allo Stato russo di espandersi.
Con Ivan III il Grande ebbe fine l’era della dominazione mongola e si aprì un nuovo capitolo, quello della Russia moscovita. Nel corso dei secoli, Mosca aveva infatti acquistato una sempre maggiore importanza ed era passata da essere un piccolo villaggio a una grande città fortificata.
Novgorod e Tver’, in quel periodo, rappresentavano le principali rivali della città e del gran principe moscovita, entrambe aspiranti all’unificazione delle terre russe frammentate dall’invasione mongola. Salito al trono nel 1462, Ivan III ampliò significativamente il territorio controllato da Mosca, conducendo campagne militari che portarono la Russia sempre più vicina alla Siberia.
Ivan III è considerato il fondatore dell’autocrazia russa, che per più di 400 anni sarebbe stata la forma di governo del Granducato di Mosca e poi dell’Impero russo, dotandone il sovrano di un potere illimitato e incontrastato. Memore delle divisioni che avevano causato la frammentazione della Rus’ di Kiev in tanti principati sotto l’autorità del gran khan mongolo, Ivan si volle presentare nel 1493, in patria e all’estero, come Gosudar’ vseja Rusi “Sovrano di tutta la Russia”, assumendo ogni potere su di sé.
Ivan si considerava l’erede legittimo dei gran principi di Kiev, e voleva conquistare tutte le terre che avevano fatto parte del territorio della prima Rus’. Questa ambizione rischiava però di creare conflitti con il Granducato di Lituania, che nel frattempo si era espanso andando a comprendere quelle stesse terre a cui Ivan mirava.
Fu dunque così che nel 1500 scoppiò la guerra tra il Granducato di Mosca e il Granducato di Lituania. La guerra si concluse con la vittoria del primo e la firma di un trattato di pace nel 1503, che riconobbe come appartenenti al gran principe di Mosca i territori occupati dal suo esercito, comprendenti vaste porzioni dell’Ucraina e della Bielorussia odierne.
Nel 1472, Ivan III aveva celebrato il matrimonio con Zoe Paleologa, nipote di Costantino, l’ultimo imperatore bizantino, caduto durante l’assedio di Costantinopoli nel 1453. Questa unione fornì a Ivan III la possibilità di presentarsi come l’erede dell’Impero bizantino e di considerare la sua capitale come la seconda erede di Roma, o “Terza Roma”.
A Ivan III si deve anche la costruzione del Cremlino di Mosca così come oggi lo possiamo ammirare e l’assunzione dei simboli regali che per i secoli successivi sarebbero stati caratteristiche dei suoi successori, come l’aquila bicipite e il titolo di “autocrate”. La Chiesa ortodossa, proponendo insistentemente la sacralità della figura del gran principe, ne legittimava l’autorità sulle terre russe e sul popolo che le abitava, creando un potere politico assoluto, illimitato e indiscutibile.
Sin dal secolo XI, i russi erano a conoscenza che al di là degli Urali si estendeva una terra da loro inesplorata che essi conoscevano come Jugra. Come abbiamo già detto, la motivazione principale che spingeva i russi, specialmente gli abitanti di Novgorod in questo periodo storico, verso le inospitali terre del Nord e oltre la catena degli Urali, era la ricerca di pellicce da commerciare sui mercati dell’Europa e dell’Asia.
Manipoli di cacciatori effettuavano occasionali sortite in Jugra alla ricerca di animali da pelliccia, i mercanti portavano manufatti in metallo da scambiare con la preziosa merce e i guerrieri raccoglievano tributi o razziavano gli insediamenti delle popolazioni indigene. Vista la sporadicità delle incursioni russe, nonostante le autorità politiche di Novgorod volessero considerare la Jugra una provincia del loro principato, questa non ne fece mai veramente parte.
Con l’ascesa dello Stato di Mosca e la conquista e l’annessione di Novgorod, il principe Ivan III decise di inviare un corpo di spedizione forte di 5000 uomini per portare la Jugra sotto la propria sovranità. La spedizione fu vittoriosa, anche se si sarebbe dovuto aspettare ancora diverso tempo perché la popolazione russa si insediasse stabilmente in queste terre. Il controllo del flusso delle pellicce che provenivano dalla Jugra e il diritto di pretendere tributi dalle tribù indigene che la abitavano passavano ora sotto l’esclusivo controllo del gran principe di Mosca.
I russi non si erano ancora definitivamente stanziati in Siberia: vi lasciavano soltanto una roccaforte militare, facendosi vedere solo occasionalmente negli anni immediatamente successivi. La relazione tra la Russia e la Siberia era però ormai stabilita.
Tommaso Bontempi
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