In un articolo apparso il 10 gennaio sul Fatto Quotidiano, a firma di Francesco Sassi, si parla di una nuova piattaforma galleggiante che verrà in Russia per la ricerca. Vediamo più nel dettaglio la notizia.
La ricerca sui cambiamenti climatici al Nord del Circolo Polare Artico potrà avvalersi di una nuova struttura, nata dalla collaborazione di più istituzioni affiliate al governo russo. Il centro ospiterà decine di scienziati per l’intero arco dell’anno, contribuendo allo studio dei fenomeni atmosferici e meteorologici che hanno, negli anni, avuto un impatto drammatico sulle riserve di ghiacci presenti ai poli del pianeta. Un cambiamento che, contando le potenzialità economiche della regione, non sembra spaventare il Cremlino.
Chiamata “Polo Nord”, non illumina di originalità il nome della nuova stazione galleggiante autonoma che la Federazione Russaha deciso di creare. Dopo mesi di voci insistenti, l’annuncio ufficiale della costruzione è stato lo scorso 20 dicembre in una cerimonia presso i cantieri navali dell’Ammiragliato di San Pietroburgo. I lavori dovrebbero terminare entro il 2020.
Un investimento da quasi 100 milioni di euro e un progetto lungo oltre 12 anni per una piattaforma che sarà in grado di dare risposte più precise su tanti aspetti ambientali.
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Per la prima volta una piattaforma galleggiante, totalmente autonoma, sarà costruita e inviata nelle acque artiche. Lunga 84 e larga 22,5 metri, “Polo Nord” ospiterà circa 14 membri dell’equipaggio e fino a 34 ricercatori, stanziati stabilmente sul vascello. Dal peso di oltre 10mila tonnellate, la piattaforma sarà capace di spostarsi alla velocità di circa 10 nodi in presenza di un “sottile” strato di ghiaccio.
Il Ministro dell’ambiente russo, Sergey Donskoy, si è detto fiducioso che la struttura possa resistere per oltre 25 anni al clima ingeneroso e le temperature spietate dell’Artico. Il carburante nelle sue stive darà allo scafo consentirò dai 2 ai 3 anni di totale autonomia.
La Russia ha enormi interessi nella regione, possedendo oltre 24,000 chilometri di costa all’interno del Circolo Polare Artico. Sono 40 i rompighiaccio russi già attivi, e l’interesse di Mosca si fa preponderante in tema di commercio, Difesa e risorse.