La rotta marittima a Nord delle coste russe è un tema di cui si parla da molti anni. Come cambia adesso il progetto, anche in relazione alla nuova crisi economica?
La rotta del Mare del Nord (Northern Sea Route) è sempre stato il punto di riferimento della navigazione artica russa. Il tragitto prevede un viaggio che attraversa le acque tra l’arcipelago di Novaya Zemlya e lo Stretto di Bering. E Mosca non ha mai nascosto quanto sia importante per lo sviluppo regionale.
Nel corso del 2019 sono state trasportate 31 milioni di tonnellate di merce su questa rotta, con un deciso incremento rispetto all’anno precedente (+56,7%). Nonostante il tema sia complesso e ballino miliardi di dollari di investimenti, ad oggi si parla soprattutto di GNL (Gas Naturale Liquido) e di materie prime, con buona pace di chi vorrebbe veder transitare grandi portacontainer a un ritmo decisamente più dinamico.
Ciononostante la quota di mercato cresce. Stando al nuovo documento governativo di Mosca, la Russia punta a far innalzare ulteriormente i numeri, cercando di raggiungere le 80 milioni di tonnellate di merce entro il 2024.
Il mondo marittimo si muove su scenari di medio-lungo periodo, e quindi le proiezioni dicono che da oggi al traguardo sono solo 52 milioni le tonnellate di merce che verranno spedite. Dove trovare dunque la parte restante?
Non è certamente un problema di numeri, visto che parliamo ancora di quote non particolarmente impressionanti di carico. Ma di credibilità, e di crescita economica. La Russia crede molto nello sviluppo delle coste artiche, sia da un punto di vista economico sia per quanto riguarda le infrastrutture. Il progetto complessivo però deve essere giustificato dai numeri.
Secondo un audit della “Corte dei Conti” russa – ripreso da Arctic Today – le previsioni di raggiungere quota 80 milioni sono irrealizzabili. Tra le ragioni, anche il fatto che alcuni attori energetici non avrebbero a disposizione il numero di rompighiaccio necessari, né le navi da trasporto necessarie. La crisi innescata dal Covid19, con conseguenze ancora tutte da vedere, potrebbe significare una battuta d’arresto significativa per i sogni di espansione commerciale della zona.
Ampliare allora la rotta andrebbe ad allargare le potenzialità regionali, soprattutto in tema di infrastrutture e porti. La nuova ipotesi di un “Northern Sea Transport Corridor” potrebbe tracciare un solco di maggiore capacità, in grado di ottenere la quota desiderata di 80 milioni di tonnellate.
Il documento è stato presentato al governo il 7 maggio, in attesa di essere rivisto e integrato nella prossima strategia complessiva della Federazione Russa per l’Artico. Con un orizzonte temporale che guarda al 2035.
Leonardo Parigi
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