L’Artico, a causa del riscaldamento globale, si sta sciogliendo rapidamente. Sappiamo bene, grazie alle frequenti immagini che vengono rilasciate dai principali centri scientifici del mondo, che la situazione è grave. Ma il riscaldamento globale, e la conseguente fusione dei ghiacci perenni, porta anche a scenari completamente inediti in settori come il turismo, lo shipping e l’industria mineraria. [articolo pubblicato su The MediTelegraph
Le previsioni dei maggiori centri di studi dicono che nel giro di pochi anni alcune rotte commerciali artiche saranno disponibili, migliorando gli scambi e il traffico marittimo. Nonostante il settore non stia attraversando un periodo di espansione, la situazione potrebbe ribaltarsi nel giro di pochi anni. Non dobbiamo pensare solamente allo scambio commerciale tra Paesi. Guardiamo al turismo. Tra il 2004 e il 2010 il turismo in tutta la regione è raddoppiato da 15.000 a più di 30.000 persone. Sei anni più tardi, con i cambiamenti climatici che incidono ancora più radicalmente sull’area, si può supporre che il settore cruise sarà una realtà consolidata nell’arco di pochi anni, in grado di raggiungere centinaia di migliaia di persone.
Durante lo scorso inverno, stando ai dati raccolti dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC) – supportato dalla NASA – il ghiaccio artico sembra aver raggiunto un nuovo record negativo. La regione è sempre stata considerata uno dei luoghi più inospitali del pianeta, al pari dei grandi deserti africani e americani. Ma la situazione si sta evolvendo in maniera estremamente rapida. Durante lo scorso agosto la nave da crociera Crystal Serenity è salpata da Anchorage, in Alaska, viaggiando verso lo Stretto di Bering, oltrepassando il Mare Artico canadese, e puntando prima la Groenlandia, e poi, come ultima tappa, New York. Certo, non tutti possono ancora permettersi un viaggio esotico di questo tipo, con una base di partenza di oltre 22.000 dollari a testa, ma il mercato è aperto.
La Convenzione avrà forza per quanto riguarda sia le acque artiche sia antartiche. L’adozione da parte di tutti gli attori internazionali del Codice Polare rappresenterebbe una pietra miliare per la storia dell’IMO, perché sarà uno dei più importanti pilastri normativi su cui poi costruire l’impianto di norme e regole per questa regione così vasta e particolare. Il Codice Polare andrà a coprire tutti gli aspetti rilevanti delle norme di trasporto della regione, incluse la progettazione delle navi, la costruzione, le attrezzature, le azioni di Search&Rescue per operare nelle acque dei due poli. Un nuovo codice come questo può essere una base non soltanto normativa per regolare per il futuro di tutta l’area, coordinato con l’evoluzione del settore dei trasporti marittimi. Il Passaggio a Nord Ovest, che collega l’Europa e l’Asia al largo delle coste della Siberia, sta diventando sempre più un nuovo collegamento tra i due continenti. Già diverse navi, nei periodi più caldi dell’anno, possono utilizzare questa rotta, assolutamente impraticabile fino a pochi anni fa.
La Russia ha già tentato di aprire la regione al traffico internazionale offrendo rompighiaccio, strutture portuali e le altre misure di sviluppo, ma la dalle 1,3 milioni di tonnellate movimentate nel Mar Glaciale Artico del 2013, si è scesi alle sole 300.000 del 2014. Nel 2015 sono state solo 100.000. Questo trend negativo deve essere letto anche attraverso la lente dei costi del settore e delle complicazioni incontrate dai grandi player internazionali. Anche operatori come Lloyd’s Register guardano con favore all’entrata in vigore del Polar Code. Nonostante la tecnologia debba ancora sviluppare un sistema in grado da rendere economicamente sostenibile il varo di navi per questo tipo di rotte, è chiaro che la sfida aperta dalla nuova normativa porta a un nuovo livello tutti gli attori statali e privati interessati.
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