Gli interrogativi della Finlandia a seguito della guerra in Ucraina: neutralità o l’entrata nell’Alleanza Atlantica?
Paese evoluto, patria negli anni Novanta di una delle industrie pioneristiche dei moderni cellulari, la Nokia, e oggi ancora all’avanguardia nella tecnologia (come il 6G all’Università di Oulu) e con Università rinomate. La sua lingua madre, il Suomi, la definisce e ne limita cultura e popolo.
Oggi la Finlandia è uno Stato in ottimi rapporti con tutti. Dirimpettai russi, scandinavi, europei e atlantisti in senso lato. Per motivi storico-geografici ha un legame particolare con la Scandinavia, con cui condivide un’importante ente regionale di coordinamento comune, il Nordic Council. Nel 1948 la Finlandia ha concluso con l’URSS un patto di amicizia e cooperazione rimasto in vigore fino al 1991.
Dal XIII secolo fino alla Seconda Guerra Mondiale, la Finlandia è stata la terra di confine tra l’egemonia svedese e quella russa, a fasi alterne. Gli svedesi predominarono fino a metà Settecento, dopodiché la palla passò nel campo russo dopo la sconfitta nella Guerra del Nord.
Nel 1917 la Finlandia ottenne l’indipendenza dalla Russia, ormai indebolita dalla guerra e dalle rivoluzioni nazionali. I rapporti tra i due Paesi, seppur ostili, rimasero quieti fino all’invasione sovietica nel 1939. A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, la Finlandia basò il suo pilastro securitario sulla non-provocazione del vicino russo attraverso una condizione forzata definita “finlandizzazione”, basata sul non ingresso nella Trattato del Nord Atlantico e sul rifiuto degli aiuti del piano Marshall.
Tale postura si concluse negli anni ‘90 grazie all’entrata di Helsinki nell’Unione Europea e al progressivo avvicinamento alla NATO, ma ciò non ha impedito alla Finlandia di mantenere un’impostazione di non belligeranza.
L’intervento russo in Ucraina ha sicuramente risvegliato antichi fantasmi nell’opinione pubblica finlandese e, oggi come non mai, si sta mettendo seriamente in discussione il suo status di Paese non schierato tra Est e Ovest.
Secondo un’indagine demoscopica degli istituti YLE e Maaseudun Tulevaisuus Gallup (MT Gallup) il 14 Marzo il 61% dei finlandesi si dice favorevole all’ingresso nell’Alleanza atlantica. Un risultato che è quasi il triplo rispetto alla stessa indagine di pochi mesi fa.
Oggi anche gli elettori tradizionalmente contrari o almeno con riserve nei confronti della coalizione militare atlantista, come i socialdemocratici e i centristi, sono abbastanza favorevoli all’adesione.
Per esempio, nella home page di Keskusta (“Centro” in finlandese), storico partito agrario sorto nel 1906 dall’unione delle associazioni rurali, si comincia a valutare seriamente una partecipazione o meno della Finlandia alla NATO.
Persino l’Alleanza di Sinistra (Vasemmistoliitto) ha iniziato un dibattito a favore dell’aumento della spesa per la difesa e sull’aderenza a cappello difensivo alleato (“È importante conoscere l’opinione della gente al riguardo”).
I sondaggi post 24 Febbraio hanno registrato cambi di posizionamento nell’opinione pubblica in relazione con l’escalation delle operazioni militari. Secondo la rilevazione dell’istituto Helsingin Sanomat dal picco del 61% del 14 Marzo si è mantenuto al 54% del 24 dello stesso mese.
Dato il cambiamento della situazione della sicurezza nazionale, il governo ha deciso di commissionare un supplemento all’attuale rapporto sulla politica estera e di sicurezza. Il tutto sotto la guida del Ministero degli Affari Esteri e il monitoraggio del gruppo di coordinamento presieduto dal ministro degli Esteri Pekka Haavisto (verde).
Nel rapporto non ci sarà una chiara raccomandazione di azione sull’opportunità o meno della Finlandia di aderire alla NATO, ma un’analisi delle diverse opzioni e del loro impatto a breve e lungo termine, esaminando la questione anche in modo più dettagliato. Ad esempio in termini di sicurezza dell’approvvigionamento e di politica energetica.
Il Presidente della Repubblica Sauli Niinistö, che mantiene una posizione di terzietà, è del parere che non sia necessario un referendum o un sondaggio ufficiale per richiedere un’unione militare con l’Occidente, ma che sarebbe importante una decisione congiunta con la Svezia, con cui c’è un fitto scambio di opinioni in merito.
Kok (Kansallinen Kokoomus, “Partito di Coalizione Nazionale”), la formazione di centrodestra liberalconservatrice, è sempre stata filo-atlantista. Da essa provenne il Presidente della Repubblica Urho Kekkonen (mandato 1956-1982), fautore della neutralità del Paese durante la Guerra Fredda.
Kekkonen fu anche insignito dell’Ordine di Lenin, la più alta onorificenza nazionale dell’Unione Sovietica, riconosciuta anche a chi promuoveva amicizia e cooperazione tra i popoli e rafforzava la pace, e dell’Ordine dell’Amicizia tra i popoli, per il compimento dei medesimi sforzi nello sviluppo economico, politico, scientifico, militare e culturale dell’Unione Sovietica. Dopo il 24 febbraio tutto ciò è cambiato.
Il possibile passaggio della Finlandia nella campo occidentale ridisegnerebbe la mappa militare dell’Europa ed apporterebbe un notevole contributo all’Alleanza. La Finlandia dispone difatti di un’armata di 280 mila effettivi e circa 900 mila richiamabili, aggiudicandosi il primato di più grande forza di riserva europea.
Tre quarti degli uomini finlandesi infatti, dopo aver completato il servizio di leva, diventano riservisti mantenendo una preparazione militare in caso di necessità di difesa del Paese. Ulteriore contributo all’Alleanza deriverebbe dalla notevole esperienza di intelligence di Helsinki, di cui il paese ha riformato la propria strategia nel 2019, al fine di creare nuovi poteri statutari per raccogliere e utilizzare informazioni relative alle minacce nazionali e internazionali, alla tutela e alla sicurezza del Paese.
Ulteriore elemento di grande rilievo è rappresentato dal significativo investimento negli anni per la propria salvaguardia territoriale non a discapito di quella esterna. Nel dicembre 2021 Helsinki ha difatti annunciato la sostituzione dei suoi vecchi jet F-18 con gli F-35 americani, rendendola una delle migliori forze aeree d’Europa. L’acquisto di tali velivoli implica inoltre un intero sistema d’arma, comprensivo di istruttori americani presenti nel territorio nazionale per anni.
Non bisogna infine dimenticare come la Finlandia abbia sempre più rapporti con Washington in quanto partner strategico. Prende parte a numerose iniziative ed esercitazioni anche nel territorio artico, come la recentissima Cold Response 2022. l’operazione ambiva a testare le capacità nazionali delle forze armate e la cooperazione bilaterale in materia di difesa al fine di proteggere il territorio circostante la Norvegia.
La Finlandia è dunque già perfettamente integrata nella struttura difensiva della NATO, e viene considerata un “Enhanced Opportunity Partner”. Un ingresso di Helsinki apporterebbe numerosi vantaggi all’Alleanza in termini di capacità e strategia, e rappresenterebbe un notevole rafforzamento per la protezione del confine Russo-Europeo.
Nei prossimi mesi gli occhi del mondo saranno quindi puntati sul vertice NATO di giugno a Madrid, in cui la formalizzazione della richiesta finlandese potrebbe essere ufficialmente discussa, cambiando la storia della Scandinavia.
Marco Leone, Flavia Pace
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