Dopo il radicale cambio di prospettiva di Svezia e Finlandia sulla NATO, la Danimarca entra nella Difesa europea, rinunciando alla particolare politica dell’opt-out.
“Voterà sì o no alla partecipazione della Danimarca alla cooperazione europea in materia di sicurezza e difesa, abolendo la riserva di difesa dell’UE?“. Questo il quesito referendario a cui si sono trovati a rispondere i 4,3 milioni di cittadini danesi aventi diritto di voto, nella storica giornata di ieri, 1 Giugno.
Un momento storico perché il passaggio verso un’entrata nel sistema di Difesa europeo sarebbe stato molto difficile fino a poche settimane fa. Ma l’effetto dell’aggressione russa all’Ucraina ha prodotto anche questo risultato, integrando Copenhagen nel settore militare europeo.
Un fatto non scontato, visto che i precedenti referendum sui temi dell’integrazione danese nell’architettura europea – sull’Euro e sul tema della giustizia – erano stati respinti. Membro della NATO e dell’Unione Europea, il “nano” geografico danese aveva già delineato la sua particolarità sul tema militare durante il vertice di Edimburgo nel 1992. Ma il “gigante” politico del Regno di Danimarca, che comprende al suo interno anche la Groenlandia e le Isole Fær Øer, questa volta ha cambiato idea.
Il referendum, annunciato dalla premier Mette Frederiksen il 6 Marzo scorso, ha visto la vittoria del Sì con una maggioranza del 66,90%, con un’affluenza del 65,76%. La contrarietà della Danimarca alla Difesa europea è sempre stata oggetto di critiche da parte degli altri membri, ma le particolarità del Paese hanno sempre prevalso sul contesto.
La decisione di Copenhagen era stata motivata negli anni anche dalla volontà di non incidere sui costi a livello sociale. Ma anche in questo caso ci sono novità. Dopo l’aggressione russa all’Ucraina e in seguito anche alle esplicite minacce di Mosca a Svezia e Finlandia sul processo di integrazione dei Paesi scandinavi nella NATO, il governo Frederiksen ha annunciato un aumento della spesa militare dal 1,47% al 2% del PIL, in linea con le richieste del Segretariato dell’Alleanza Atlantica e di Washington.
Nonostante il Regno comprenda anche i territori di Groenlandia e Isole Fær Øer, il voto ha riguardato solo la Danimarca, perché il resto dei territori gode di ampia autonomia, e non sono parte della UE. Ciononostante, entrambi gli altri rami del Regno sono assoggettati alle decisioni di Copenhagen in termini di sicurezza e politica estera.
“Accolgo con favore il forte messaggio di impegno per la nostra sicurezza comune inviato oggi dal popolo danese. L’esperienza della Danimarca in materia di difesa è molto apprezzata. Sono convinta che sia la Danimarca che l’Ue trarranno vantaggio da questa decisione. Siamo più forti insieme”, ha scritto su Twitter la presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen.
Nel frattempo si susseguono investimenti, esercitazioni e movimenti navali nel contesto artico, ambito nel quale anche la Danimarca – proprio per mezzo della Groenlandia – è uno dei cinque Paesi costieri. Il che lo rende uno dei protagonisti assoluti sul tema, in base alla sua piattaforma continentale.
Intorno al 20 Maggio scorso il sottomarino russo Knyaz Oleg, integrato nella Flotta del Nord, ha preso parte a numerose esercitazioni per l’emersione sotto ai ghiacci artici. L’esercitazione ha previsto anche una serie di lanci di missili a corto raggio nel Mare di Barents.
Pochi giorni fa, invece, la Russia ha dato annuncio di nuove esercitazioni missilistiche con il lancio della testata ipersonica Zircon (“Tsirkon“) a oltre 1.000 km di distanza dalla rampa di lancio della fregata Admiral Gorshkov. Sparato dal Mare di Barents, il missile ha colpito il suo obiettivo nel Mar Bianco, stando alle informazioni rilasciate dal Ministero della Difesa russo.
In una doppia cerimonia di nomina al cantiere navale di Halifax, la Royal Canadian Navy ha battezzato due nuovi pattugliatori, la HMCS Margaret Brooke e la HMCS Max Bernays, che andranno a rinforzare le capacità di sorveglianza della Guardia Costiera canadese.
Le navi fanno parte della flotta di sei navi da pattugliamento artico e offshore (AOPS) di classe Harry DeWolf consegnate alla Royal Canadian Navy come parte della National Shipbuilding Strategy di Ottawa. Altri due saranno consegnati nel corso dei prossimi anni, anche se il progetto complessivo sconta notevoli ritardi e un forte incremento dei costi.
Leonardo Parigi
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