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La croce ortodossa sui tetti d’Alaska

Saint George Russian Orthodox Church, St. George Island, Pribilof Islands

Architettura e società dall’America dello Zar a oggi

Le terre d’Alaska costituiscono il proseguimento geologico della penisola dei Ciukci, in Siberia. Il primo a raggiungerle per conto dello zar fu Vitus Bering, cartografo danese arruolatosi nella Marina russa: da lui prende il nome il braccio di mare che separa i due continenti. 

A cavallo tra i continenti

A seguito della forte domanda di pellicce in patria, fra il 1748 e il 1786 nacquero i primi insediamenti russi in Alaska, come Kodiak, che ben presto divennero importanti approdi anche per le missioni ortodosse. Per quasi 70 anni (1799-1867) l’Alaska fu formalmente sotto dominio russo, che venne esercitato attraverso la Compagnia russo-americana.

La capitale era Novo-Arkhangelsk (oggi Sitka), fondata da Aleksandr Baranov, mercante e poi governatore, e si distinse per il peso culturale che ebbe in quel periodo. La Compagnia russo-americana fu legittimata dallo zar Paolo I con l’ukaz del 1799, che stabilì il monopolio commerciale e l’autorità politica russa sulla regione, finché l’indebolimento delle tratte e l’impegnativa posizione geografica fecero pendere la bilancia verso la vendita di quei territori agli USA.

L’atto di compravendita avvenne nel 1867 dietro un compenso relativamente esiguo. Né la Russia né gli Stati Uniti a quel tempo erano a conoscenza delle immense ricchezze nascoste nel suo sottosuolo. Così, dal 1867 l’Alaska assunse lo status di Territorio dell’Unione, poi nel 1913 fu dotata di organi legislativi, e infine, il 3 gennaio 1959, fu proclamata ufficialmente 49º Stato degli Stati Uniti.

Strati di storia

In Alaska si trovano ancora oggi edifici relativi al periodo di dominazione russa. Si possono dividere in due gruppi: quelli di importanza politico-commerciale e quelli di importanza religioso-culturale. Questo secondo gruppo, oltre a modellare il paesaggio con le sue forme architettoniche caratteristiche, è interessante dal punto di vista sociale.

La Chiesa Ortodossa, infatti, ha ancora grande influenza qui, e questi luoghi sacri sono mantenuti vivi e in funzione dal gran numero di fedeli. Per comprendere l’importanza culturale della colonizzazione russa è necessario approfondire la figura chiave di Padre Veniaminov, il missionario ortodosso che cambiò per sempre la configurazione religiosa dell’Alaska.

Padre Ivan Veniaminov (1797-1879) fu un ecclesiastico e missionario russo. Nato nella Transbaikalia e morto a Mosca, dedicò 15 anni della sua vita alla missione in terre americane. Fu il primo vescovo ortodosso nella regione e oggi è venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa russa.

La missione di Padre Veniaminov

Padre Veniaminov fu importante perché seppe fare da ponte fra la lingua e la cultura aleutina e la religione russo-ortodossa, conquistandosi una pletora di fedeli. Dopo aver abbattuto la barriera linguistica con gli aleutini imparando la loro lingua, fece loro dono di uno speciale alfabeto cirillico sviluppato per scrivere il loro dialetto unangan.

Questa mossa pose una pietra miliare per l’evangelizzazione cristiana della zona. Gli permise infatti di tradurre il catechismo e i canti sacri, oltre che di studiare e documentare una gran parte di quelle lingue. Inoltre, si impegnò anche a costruire scuole a Sitka ed Unalaska, in cui i nativi potevano alfabetizzarsi e imparare a commerciare, contribuendo a mantenere l’autonomia e la specificità culturale della popolazione locale. 

Quando non era impegnato in missioni sulle isole Aleutine, Padre Veniaminov viveva a Sitka. La sua casa (Bishop’s house) fa parte del Parco Storico Nazionale della città di Sitka. L’edificio era il centro amministrativo delle attività missionarie in Alaska. La struttura fu un importante punto di riferimento religioso e culturale dal 1843 al 1969, periodo in cui ospitò anche una cappella, una scuola e, di fatto, la sede amministrativa di una diocesi che si estendeva dalla California alla Kamchatka.

Nel 1973 il Parco Nazionale acquisì la struttura e la sottopose a lunghi restauri che la riportarono agli antichi splendori, tanto che oggi rappresenta un’importante attrazione turistica per la zona. Oggi gode dello status di punto d’interesse storico nazionale. Per eseguire un tour virtuale della Bishop’s House: QUI

Simboli e lingua

È curioso notare come passato e presente, cultura russa e lingua inglese, si intreccino e convivano fra le mura di questa struttura. Qui simboli tipicamente russi come l’aquila bifronte sembrerebbero estrapolati dalla loro terra di origine, e vengono accompagnati da didascalie in inglese per i turisti che la visitano.

Come ogni diocesi che si rispetti, anche Sitka aveva la sua cattedrale. La cattedrale di San Michele Arcangelo (St. Michael’s Cathedral) è uno degli esempi architettonici e artistici più rappresentativi dell’influenza culturale russa in Nord America nel XIX secolo.

St. Michael's Cathedral

La cattedrale venne costruita fra il 1844 e il 1848 in corrispondenza con lo stabilirsi della diocesi ortodossa a Sitka: la struttura originale era interamente in legno, con eccezione delle cupole, di metallo. La cattedrale che possiamo visitare oggi è la fedele ricostruzione della struttura originale (progettata sempre da Veniaminov), distrutta da un incendio nel gennaio 1966. La pianta della cattedrale è a croce greca, mentre un campanile torreggia sopra la costruzione e il suo interno è decorato da una moltitudine di icone dorate. 

Entrando nella chiesa, non ci si aspetterebbe di vedere la bandiera americana. L’atmosfera e l’arte ortodossa ci fanno quasi respirare l’aria pesante di incenso, e se non fosse per le scritte in inglese “Welcome to all our guests”, penseremmo di essere in una qualche chiesa di Nižnij Novgorod o Novosibirsk.

La croce d’Alaska

La forma della cattedrale richiama quella della Chiesa dell’Ascensione (Church of the Holy Ascension), anch’essa progettata da Veniaminov e realizzata nel 1825 sull’isola di Unalaska. L’importanza di padre Veniaminov non fu fondamentale solo dal punto di vista religioso, ma anche da quello sociale.

Fu lui a istruire i nativi ai metodi di costruzione tradizionali russi, che permettono di reggere strutture a incastro interamente in legno senza l’utilizzo dei chiodi, che vennero applicati anche a questa chiesa. L’edificio fu di grande importanza durante l’opera missionaria in questa parte del Paese, e Padre Veniaminov seppe utilizzare il suo carisma e la sua influenza sulle popolazioni aleutine per fare proseliti.

La chiesa che vediamo oggi venne ricostruita fra il 1894 e il 1896 sul sito di quella originale, utilizzando anche gran parte delle travi autentiche, recuperate come da tradizione. L’influenza di padre Veniaminov fu tale che anche dopo la sua morte e dopo la fine della dominazione russa, la religione ortodossa nei villaggi – a differenza di quanto accadde nei centri abitati più grandi – continuò a prosperare con la costruzione di nuove chiese e tutt’oggi gode ancora di ottima salute. Alcune di queste sono:

  • Cappella dell’Ascensione di Nostro Signore (Ascension of Our Lord Chapel). Costruita nel 1888 a Karluk (isola di Kodiak) sul luogo della chiesa originale del ‘700; 
  • Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria (The Holy Assumption of the Virgin Mary Church) Completata nel 1896 a Kenai;
  • Cappella commemorativa di San Nicola (The Saint Nicholas Memorial Chapel) costruita a Kenai nel 1906. 

Questi edifici testimoniano che la religione da poco importata era diventata così importante per gli autoctoni da resistere al cambio di Paese dominante. Il forte legame fra i nativi e la Chiesa ortodossa ebbe la sua origine nella strenua difesa, da parte di quest’ultima, dei diritti delle popolazioni indigene durante la dominazione della Compagnia Russo-Americana.

In particolare, le prediche in lingua locale di padre Veniaminov – al contrario di quanto fecero cattolici e protestanti, che predicavano nella lingua del credo – ebbero una molta presa sui nativi. Ad oggi, la presenza della Chiesa Ortodossa è il segno più evidente della colonizzazione russa, e la maggior parte dei fedeli sono discendenti delle unioni fra nativi – aleuti, alutiiq o atabaschi – e russi.

I monumenti della comunità

I matrimoni misti al tempo erano la norma, e oggi circa 26.000 dei loro discendenti (su un totale di 740.000 abitanti dell’Alaska) si ritrovano a pregare in circa un centinaio di chiese ortodosse sparse per lo Stato. L’influenza religiosa e morale dei missionari si fa sentire tutt’oggi soprattutto fra le comunità delle isole Aleutine e delle isole Pribilof, oltre che fra le comunità costiere.

Oggi si possono riconoscere anche 3 o 4 chiese a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Con la loro architettura tipica sono ben riconoscibili e rappresentano il punto focale di ogni centro abitato. Si trovano costruzioni di vario tipo, a piante ottagonali o cruciformi, ma condividono elementi comuni come le iconostasi, le cupole a cipolla e la croce ortodossa.

Saint George Russian Orthodox Church, St. George Island, Pribilof Islands
Saint George Russian Orthodox Church, St. George Island, Pribilof Islands

Tre di queste chiese – la Cattedrale di San Michele Arcangelo, la Chiesa della Santa Ascensione e la Chiesa dell’Assunzione – sono state dichiarate Monumento di interesse storico nazionale, e altre 30 sono state incluse nel Registro nazionale dei luoghi di interesse storico. Di queste, molte sono situate in centri abitati che non esistevano durante la colonizzazione russa, e spesso quella ortodossa è l’unica chiesa presente nei villaggi di piccole dimensioni.

Negli ultimi anni, sono state portate a termine grandi opere di ristrutturazione su monumenti storici dello Stato dell’Alaska: queste fanno parte di un progetto di valorizzazione territoriale e conservazione del patrimonio storico-culturale ben organizzato.

Se ne occupa l’Alaska Association for Historic Preservation, fondata nel 1981 come no-profit dedicata alla conservazione dei siti storici e preistorici presenti sul territorio dell’Alaska a livello locale, nazionale e federale. Ogni anno l’associazione elegge 10 siti a rischio che necessitano di opere di ristrutturazione urgente e si impegnano per il loro recupero sostenuti sia da fondi privati che da altre organizzazioni. 

Corinna Ramognino

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Corinna Ramognino
Studio lingua, letteratura e storia russa presso l'Università di Genova. Grazie a un background di studi traduttologici e ad alcune esperienze sul territorio ho imparato ad approcciarmi in maniera critica allo studio della cultura russa, che cerco di trasmettere nei miei articoli

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