Continuano le interviste di Osservatorio Artico, alle donne e agli uomini che ogni giorno operano nella regione artica. Oggi intervistiamo il Console Generale di Zurigo Gabriele Altana, ex ambasciatore italiano a Helsinki fino al 2020.
Gabriele Altana: vi racconto la mia esperienza in Finlandia
“Cosa significa per lei essere stato ambasciatore d’Italia ad Helsinki? Che bilancio fa della sua esperienza in Finlandia? Su quali priorità ha basato la costruzione dei rapporti tra Italia e Finlandia?”.
Sono solo alcune delle domande che abbiamo rivolto al Console, il quale si è reso disponibile a raccontarci la sua esperienza come capo della rappresentanza italiana in Finlandia.
Cosa significa per lei essere stato Ambasciatore d’Italia a Helsinki?
“Al di là del risvolto personale, perché tutti noi quando cominciamo a muovere i primi passi in questa professione abbiamo l’obiettivo di diventare responsabili di un ufficio italiano all’estero, essere ambasciatore ad Helsinki ha significato entrare da un’accesso privilegiato in un sistema delle relazioni fra l’Italia e un altro stato membro dell’UE.
Relazioni caratterizzate da un grado di intimità e interdipendenza più ampie rispetto ad altre ipotesi possibili, e allo stesso tempo ha significato diventare il responsabile della gestione delle relazioni tra Italia e Finlandia su vari livelli. Da quello politico a quello relativo al processo d’integrazione europea. Mi ha permesso di gestire anche gli aspetti di collaborazione economica, commerciale, culturale e scientifica.
Infine, ha significato soprattutto essere in una posizione privilegiata per cercare di capire di più di questo Paese che è profondamente europeo, ma ha anche delle sue caratteristiche distintive che vanno capite, in modo da agevolare tutti i compiti che l’ambasciata è chiamata a svolgere in quel contesto.
Quali sono le principali differenze che ha riscontrato durante il suo mandato di ambasciatore e quello di console?
La differenza fondamentale è che a Zurigo mi occupo marginalmente di politica, le relazioni bilaterali sono gestite molto bene dall’Ambasciata italiana a Berna. Qui mi occupo di servizi agli italiani che risiedono in questa circoscrizione consolare, i quali rappresentano la quarta collettività italiana più ampia al mondo, per dimensioni.
Si tratta di un lavoro fondamentalmente diverso, ma l’obiettivo finale è sempre lo stesso. Rispetto ad Helsinki, dove in tutta la Finlandia avevamo registrati in AIRE circa 5.000 connazionali, qui a Zurigo aumentiamo di 5.000 all’anno e alla fine del 2021 eravamo oltre 234.000. Il consolato rappresenta, sia il punto di entrata del connazionale nei rapporti con l’amministrazione italiana, ma anche il punto di uscita”.
L’esperienza in Finlandia
“I primi mesi della pandemia hanno caratterizzato l’ultimo periodo del mio mandato: da Gennaio a Luglio 2020. Ci siamo chiaramente confrontati prima con la natura e le dimensioni del fenomeno, poi come le autorità finlandesi reagivano e si organizzavano e infine come tutto ciò incideva sul benessere e le attività dei connazionali residenti in Finlandia.
Le conseguenze della pandemia sono note a tutti. A un certo punto sono finiti i traghetti, sono stati interrotti i collegamenti aerei e abbiamo dovuto riorganizzare il lavoro quotidiano della sede”.
Quali sono gli interessi italiani in Finlandia?
“Prima di tutto, bisogna sottolineare una consonanza storica: l’Italia non fu uno dei primi Paesi europei a riconoscere l’indipendenza della Finlandia nel Dicembre 1917, arrivammo un anno più tardi. Ma l’Italia fu il Paese che più aveva sostenuto la petizione internazionale pro Finlandia.
C’è una memoria storica di grande e perdurante apertura dei finlandesi alla cultura italiana e viceversa, vi è un atteggiamento di consonanza naturale su quasi tutti i grandi temi europei e della politica internazionale, e su ciò s’innestano una serie di attività economiche e imprenditoriali.
Non se ne fa una grossa pubblicità, ma esistono imprese italiane con una solida presenza in Finlandia. Prysmian, che ha uno dei suoi più grandi stabilimenti a Pikkala, ma anche Beretta, Ferragamo. È finlandese la fabbrica Grandi Motori di Trieste e quindi le navi di Fincantieri prodotte a Trieste montano motori di Wärtsilä prodotti a Monfalcone.
Ci sono dei legami molto stretti che operano proficuamente e che si muovono in maniera molto più fluida dopo l’ingresso della Finlandia nella UE”.
Su quali priorità ha basato la costruzione dei rapporti bilaterali?
Le priorità non le ho stabilite io, avevo una lettera di missione firmata dall’allora ministro Gentiloni. Gli obiettivi fondamentali erano il consolidamento della collaborazione politica in ambito bilaterale e multilaterale: esiste una tradizione di reciproco sostegno tra Italia e Finlandia per la partecipazione agli organismi direttivi delle agenzie e degli organi ONU, a partire dal Consiglio di Sicurezza.
Altro obiettivo era la collaborazione nella dimensione esterna delle politiche europee, cooperazione allo sviluppo, partecipazione alle missioni internazionali di gestione di crisi, con integrazione di contingenti finlandesi in quelli italiani o collaborazione stretta in Libano o in Afghanistan, addestramento reciproco, contratti operativi tra i vertici delle rispettive forze armate, contatti fra i ministeri. Una collaborazione organica che continua a dare frutti notevoli.
Il turismo tra Finlandia e Italia
La Finlandia è una meta turistica apprezzata dai cittadini italiani: quali sono le zone più frequentate? Ha collaborato con ENIT: quali sono le differenze tra l’ufficio di Zurigo e quello di Stoccolma?
Sono riuscito a persuadere Enit a ritornare a fare promozione strutturale in Finlandia, a partecipare in forze alla fiera del turismo Matka, che si svolge a Helsinki. Gli italiani in Finlandia si recano un pò dappertutto, parecchio al nord, meno di quanto meriterebbe ad est. In termini generali, c’è più interesse per la Lapponia, piuttosto che per la Carelia.
Gli obiettivi rimangono gli stessi, in Svizzera c’è la necessità di trovare dei nuovi motivi per interessare il pubblico al turismo in Italia. Ovviamente la prossimità è tale da generare in molti la convinzione di conoscere a sufficienza l’Italia.
In Finlandia, malgrado i flussi consistenti, in media vi erano oltre 220.000 presenze finlandesi annue in Italia, più o meno l’equivalente delle presenze svedesi; quest’ultimi però sono più del doppio dei finlandesi. Era più semplice fare delle proposte innovative, ad esempio lo sci alpino piuttosto che quello di fondo, itinerari a cavallo o in zone meno esplorate.
L’Italia ha un interesse specifico (politico, economico, culturale) in Lapponia?
In Lapponia abbiamo un ottimo console onorario a Rovaniemi, il Professor Mazzullo, persona molto valida e interessante. Parliamo di un signore di origine napoletana, laureato a Urbino, specializzato in antropologia culturale a Londra, che studia le lingue e la cultura Sami in Finlandia con una moglie tedesca e con tre bambini che parlano italiano, tedesco, inglese e finlandese.
Lui parla correttamente la lingua dei Sami e sta studiando la seconda lingua più parlata dai Sami finlandesi, vive con loro durante la transumanza estiva e insegna all’università di Rovaniemi.
L’aspetto specifico che da qualche tempo stiamo cercando di sviluppare nel quadro della collaborazione sui temi artici è quella della possibilità di mutuare dalla nostra esperienza delle Regioni a statuto speciale, della tutela delle minoranze linguistiche, della cooperazione transfrontaliera della Macroregione Alpina e Adriatico Ionica, degli elementi che possono essere trasportati e adattati in quella realtà, al fine di promuovere gli interessi e le esigenze delle popolazioni residenti nella regione artica.
È un lavoro che richiede tempo, perché non si possono prendere e impacchettare soluzioni già fatte, bisogna analizzarle e studiarle, ma secondo noi può essere interessante.
Quale insegnamento trae dalla sua esperienza in Finlandia?
L’insegnamento fondamentale è che il mondo è sempre più connesso. Su entrambi i fronti, vi è il bisogno di un’oculata intermediazione culturale, vale a dire osservare, analizzare, comprendere e far capire l’esigenza di andare oltre gli stereotipi e le impressioni, per poter procedere con delle collaborazioni basate sugli aspetti fondamentali.
Una cosa che già avevo sperimentato in altre esperienze è che gli italiani sono veramente ovunque e in grado di fare le cose più impensate, per esempio mi è capitato di leggere sui giornali locali, che a Kuopio si era svolta la gara di dialetto finlandese di quella regione, e questa gara era stata vinta da un signore italiano della provincia di Caserta, talmente integrato da battere gli indigeni nella gara del loro dialetto”.
Andrea Delvescovo
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