Intervista a Gianluigi Tealdo, Amministratore Delegato di IREOS, già al fianco di Osservatorio Artico per la missione 2023 del Programma “High North”
Se dello scioglimento dei ghiacci si parla ampiamente, anche e soprattutto nel mondo scientifico, c’è un tema rilevante poco presente, nel dibattito sul cambiamento climatico in corso. Ovvero lo scioglimento rapido e progressivo del permafrost, che rappresenta il 25% di tutte le terre emerse dell’emisfero boreale. Tradotto: oltre un quarto della terra che calpestiamo (considerando ovviamente l’immensità dei milioni di chilometri quadrati dell’Europa, del Nord America, e dell’Asia Centrale e Settentrionale) sono costituiti da un terreno congelato da almeno 10.000 anni.
Almeno, perché in alcune aree quel determinato pezzo di terra potrebbe essere immutato anche da ulteriori 8-10 secoli. E più ancora. Un periodo di tempo che non riusciamo a comprendere, che sfugge alle dinamiche mentali attraverso le quali leggiamo il tempo. Il permafrost si sta sciogliendo, molto rapidamente, e in maniera costante.
Un problema di proporzioni colossali, se consideriamo inoltre che non è possibile mettere mano al decongelamento di una vasta porzione di pianeta, che al suo interno nasconde virus, batteri, ma anche carcasse di animali, di mammuth. E ricco di metano. Proprio il metano, tra i gas serra più climalteranti, sarà sempre più al centro delle dinamiche climatiche mondiali.
“La salute del terreno e del sottosuolo non sono temi vaghi, che riguardano un solo sito”, racconta Gianluigi Tealdo, Amministratore Delegato di IREOS, società specializzata nella bonifica, nel recupero e nello smaltimento dei rifiuti, tra le tante altre attività. “Il tema della ricerca e dello sviluppo è centrale per la nostra attività, perché oggi la chimica può dare riscontri molto importanti sulla mitigazione dell’impatto ambientale, sul recupero e sul riciclo di materiali, e quindi anche sulla bonifica di siti industriali dismessi e pericolosi.
Ma se allarghiamo l’orizzonte, parliamo di un mondo che oggi ha più consapevolezza dei rischi ambientali, e che chiede misure urgenti per abbassare le proprie emissioni di carbonio, per “impattare” meno sul territorio. Dobbiamo però farci guidare dalla scienza e non dal terrore, perché molte scelte politiche, industriali ed economiche vanno ponderate sulla base dei dati e delle analisi più approfondite”.
Durante l’estate 2023 IREOS è stata partner di Osservatorio Artico, a bordo della nave Alliance per la settima missione del Programma “High North” della Marina Militare. “Un segnale di supporto a importanti attività di ricerca scientifica e batimetrica, cruciali per la navigazione internazionale e per capire meglio i trend climatologici e ambientali nell’Artico”, sottolinea Tealdo. Durante le campagne artiche della Alliance, sotto il comando dell’Istituto Idrografico della Marina, sono state trovate molte tracce di materiale plastico, nelle gelide acque della regione. E così, sono state analizzate molte microplastiche presenti nella fauna ittica e nel ghiaccio.
“Un dato preoccupante ma non inatteso, perché lo studio delle correnti e l’inquinamento marino ci danno una fotografia inquietante di quello che può accadere anche in caso di incidente rilevante nell’area”. Il prossimo 30 Novembre torna a Genova “Italia chiama Artico”, il festival annuale di Osservatorio Artico.
E anche in questo caso IREOS sarà presente, di supporto all’iniziativa, patrocinata dalla Marina Militare, dalla Reale Ambasciata di Norvegia in Italia e dal Museo Polare “Silvio Zavatti”. “Per IREOS è un orgoglio poter essere presenti in questa manifestazione”, ancora Tealdo, “per poter espandere ulteriormente il tema ambientale, con tutte le sue importanti declinazioni, anche sulla parte industriale e di sviluppo sostenibile”.
Leonardo Parigi
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