Italia

Italia e Artico: il nuovo Inviato Speciale e le sfide che lo attendono

L’Ambasciatore Agostino Pinna, diplomatico italiano di grande esperienza, è stato nominato nuovo Inviato Speciale Italiano per l’Artico.

Da Roma al Grande Nord

Dopo quattro anni come Ambasciatore italiano in Uzbekistan e Tagikistan, la scorsa settimana Agostino Pinna è stato nominato Inviato Speciale Italiano per l’Artico, succedendo all’Ambasciatore Carmine Robustelli, che ha ricoperto la stessa carica dal 2018 al luglio 2024.

Il profilo e la carriera dell’Ambasciatore Pinna offrono uno spunto sulle intenzioni e le preoccupazioni dell’Italia nella regione. Laureato in lingue a Torino con specializzazione in slavistica, dopo un periodo al cerimoniale della Repubblica, il suo primo incarico lo porta all’Ambasciata di Kiev, dove rimane fino al 2003, per poi trasferirsi come Console Generale in India. L’India, come l’Italia dal 2013, è membro osservatore del Consiglio Artico e definito da diversi esperti il “vero elefante nella stanza” a causa del crescente interesse indiano per la regione artica.

L’Ambasciatore Agostino Pinna.

Nel 2007, l’Ambasciatore Pinna torna brevemente a Roma, dove si occupa di Mediterraneo e Medio Oriente, e successivamente ricopre la carica di Capo Ufficio nella Direzione Generale Affari Politici e Sicurezza, occupandosi di OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Dal 2012 al 2016, ha ricoperto il ruolo di Primo Consigliere presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca, un periodo particolarmente delicato per la Russia, poiché nel 2014 si riaccende il fronte est con l’invasione e la successiva annessione della Crimea.

Da una prospettiva artica, questo periodo è considerato da diversi esperti come l’inizio di una graduale erosione della fase di dialogo e cooperazione che aveva contraddistinto l’Artico nel periodo post-Guerra Fredda, un’eccezione nel panorama internazionale. Questo arco di tempo segnò anche il periodo di ri-militarizzazione e urbanizzazione dell’Artico russo, con progetti ambiziosi che coinvolsero anche importanti aziende europee, creando opportunità anche per le imprese italiane.

Le esperienze vissute in prima persona dall’Ambasciatore Pinna hanno probabilmente avuto un peso nella sua recente nomina a Inviato Speciale Italiano per l’Artico. Un altro fattore determinante è stata la sua ultima esperienza come Ambasciatore Italiano in Uzbekistan e Tagikistan, incarico che ha ricoperto dopo il suo accreditamento nel 2020. La posizione strategica di Uzbekistan e Tagikistan, geograficamente vicini all’Asia Centrale, è particolarmente rilevante. In alcuni sensi, si potrebbe azzardare a dire che l’Artico potrebbe divenire la “nuova Samarcanda”, ovvero uno snodo principale per i commerci tra Asia ed Europa, simile all’antica via della Seta. La crescente accelerazione del cambiamento climatico sta infatti avvicinando questa possibilità, ridisegnando le rotte commerciali verso il Nord e dando vita a quella che potrebbe diventare la “Via della Seta Polare“.

Prima di analizzare le sfide che il nuovo Inviato Speciale dovrà affrontare, è utile comprendere le funzioni che dovrà svolgere nei prossimi quattro anni, normale durata del mandato.

Le funzioni dell’Inviato Speciale per l’Artico

All’interno della Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, esistono tre tipologie di inviati speciali

  • Inviato Speciale per uno specifico evento o processo negoziale internazionale
  • Inviato Speciale per uno o più Paesi
  • Inviato Speciale per un’area geografica

Attualmente, vi sono sette inviati speciali per uno specifico evento o processo negoziale internazionale. Ad esempio, l’attuale legislatura ha posto particolare attenzione a strategie come il Piano Mattei, la sicurezza alimentare e il processo di ricostruzione dell’Ucraina. Per ciascuna di queste tematiche, è stato nominato un Inviato Speciale ad hoc, mantenendo al contempo incarichi per altri processi negoziali internazionali rilevanti, come il cambiamento climatico, la dimensione del mare, la promozione e la tutela delle libertà religiose e per lo Spazio extra-atmosferico.

Per quanto riguarda gli inviati speciali per uno o più Paesi sono due: uno per l’Afghanistan e uno per i Paesi dei Caraibi. Gli inviati speciali per un’area geografica, infine, includono l’Inviato Speciale per l’Artico, protagonista di questo articolo, e quello responsabile per le isole minori del Pacifico e l’Antartide.

La Laura Bassi è l’unica nave italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico.

Una delle principali funzioni dell’Inviato Speciale per l’Artico è partecipare e seguire i lavori del Consiglio Artico, nel quale l’Italia ha ottenuto lo status di Osservatore permanente nel 2013. Da allora, l’Italia ha fornito un contributo rilevante all’interno dei sei Gruppi di lavoro del Consiglio, che sono i veri motori dell’organizzazione, grazie al lavoro degli esperti e dei ricercatori italiani.

Il Consiglio Artico, fondato nel 1996 con la Dichiarazione di Ottawa, è il più importante forum per la cooperazione nella regione artica, con l’obiettivo di favorire il dialogo in ambito scientifico e ambientale.

Un’altra funzione chiave dell’Inviato Speciale è quella di rappresentare l’Italia durante i numerosi eventi internazionali e nazionali sull’Artico, che sono importanti occasioni di aggiornamento e confronto sulle dinamiche della regione. Questi eventi sono particolarmente preziosi per gli Stati non artici che, oltre a incrementare la propria conoscenza dell’Artico, hanno anche l’opportunità di offrire nuovi punti di vista, arricchendo il dibattito internazionale con prospettive esterne alla regione.

Ultimo, ma non per importanza, l’Inviato Speciale presiede il cosiddetto “Tavolo Artico”, che si tiene di solito annualmente e coinvolge amministrazioni pubbliche, enti di ricerca e imprese nazionali impegnate nella regione. L’obiettivo di questo incontro è fare il punto sulla presenza italiana in Artico, evidenziando i punti di forza e le criticità, al fine di sviluppare le future linee strategiche nazionali per la regione.

L’Inviato Speciale presiede anche il Comitato Scientifico per l’Artico (CSA) e coordina il Programma di Ricerca in Artico (PRA). Il carattere transnazionale di questa carica consente all’Inviato di cooperare e aggiornarsi periodicamente con le rappresentanze diplomatiche italiane presenti nella regione.

Nave Alliance, protagonista della missione High North della Marina Militare.

L’Italia in Artico: le sfide future

Dal 2013, anno in cui l’Italia ha fatto il suo ingresso politico nell’Artico, la regione è cambiata profondamente, così come le sfide regionali. Gli effetti del cambiamento climatico sono ormai ben visibili e tangibili, e stanno guidando l’Artico verso una completa riconfigurazione, prima di tutto economica, ma con ripercussioni anche a livello sociale e politico, che potrebbero avere impatti significativi per il Mediterraneo e riguardarci da vicino.

Se, come riportato da diverse testate italiane, il primo evento di un Artico senza ghiaccio potrebbe verificarsi già nell’estate del 2027 e se su scala annuale ciò potrebbe accadere intorno al 2040, l’Italia è chiamata a prepararsi a un futuro prossimo. Solo così potremo mantenere un ruolo nei commerci da e verso l’Asia e garantire la sopravvivenza delle nostre città portuali.

Altre sfide che collegano direttamente l’Artico all’Italia, sempre in relazione agli effetti del cambiamento climatico, riguardano la prevenzione e la preparazione a fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti anche alle nostre latitudini (come dimostrato dai recenti eventi nel sud della Spagna), la siccità e i principi di desertificazione che stanno colpendo sempre più il nostro Paese. L’Artico è un punto cruciale per la previsione meteorologica, e la sua protezione e prevenzione sono quindi essenziali per l’intero pianeta.

A fungere da amplificatore ai devastanti effetti del cambiamento climatico si aggiunge una critica situazione geopolitica, che, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, sta delineando sempre più una netta divisione tra Occidente e Oriente, con l’Artico che emerge come uno dei punti in cui questa spaccatura è maggiormente evidente.

Con l’ammissione di Finlandia e Svezia, salgono a sette gli Stati artici membri dell’Alleanza Atlantica, lasciando la Russia come unico escluso. Nel frattempo, Mosca ha rafforzato i legami con altri partner internazionali – la Cina e l’India i principali – coinvolgendoli nei propri progetti nella regione artica.

Questa situazione geopolitica ha gravi ripercussioni sull’Artico, a partire dalla rimilitarizzazione della regione, sia da parte della Russia sia da parte dei Paesi europei e nordamericani, con un ritorno a logiche tipiche della Guerra Fredda. Inoltre, si registra un blocco nei lavori del Consiglio Artico, da cui la Russia è ormai esclusa, complicando non solo i rapporti diplomatici, ma anche la collaborazione tra le comunità scientifiche e di ricerca internazionali.

L’assenza dei dati russi, che coprono circa il 60% del territorio artico, rende estremamente difficile sviluppare modelli e avanzare negli studi scientifici fondamentali per comprendere la regione. L’aggravarsi della situazione securitaria nell’Artico coinvolge anche l’Italia, sia come membro della NATO sia come paese fondatore dell’Unione Europea. Le recenti esercitazioni della NATO nel nord della Norvegia hanno visto la partecipazione di soldati speciali, equipaggiamenti e armamenti italiani. Sul fronte marittimo, aziende italiane sono impegnate a colmare il divario quantitativo e tecnologico con la Russia, in particolare nel settore della costruzione di rompighiaccio, fregate e sottomarini.

Conclusioni

I fronti su cui lavorare in questa regione, anche per un Paese mediterraneo come l’Italia, non mancano. La delicatezza del periodo, sia sul piano ambientale che geopolitico, richiede all’Italia di definire con chiarezza la propria posizione e i propri obiettivi nell’Artico. Ciò passa attraverso un aggiornamento approfondito della Strategia Italiana per l’Artico, adottata ormai nove anni fa (vedi Verso una Strategia Italiana per l’Artico) e oggi superata in diversi punti.

Il curriculum del nuovo Inviato Speciale per l’Artico e la sua profonda conoscenza del mondo russo, maturata attraverso studi e anni di esperienza sul campo, possono offrire un punto di vista significativo e, perché no, critico rispetto alle narrative di guerra che da troppo tempo stanno offuscando le prospettive della maggior parte degli attori mettendo in secondo piano le reali urgenze del fragile ecosistema artico. L’Italia, culla della diplomazia, e l’Artico, che per anni è stato un laboratorio di dialogo e un esempio di cooperazione internazionale, potrebbero contribuire a promuovere nuove strade per il confronto e la collaborazione.

I prossimi anni saranno cruciali per il futuro dell’Artico e, di conseguenza, per l’intero pianeta, Italia compresa!

Marco Dordoni

Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati

Marco Dordoni

Sono Ricercatore presso l'Università per Stranieri di Perugia con un progetto di tesi che si focalizza sulla NATO e la sicurezza in Artico. In passato ho lavorato presso il NATO Centre for Maritime Research and Experimentations di La Spezia. Ho scoperto l'Artico grazie al Master SIOI in "Studi Artici" e da lì l'Artico è diventato la mia vita.

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