Intervista a Gabriella Lombardi, Vicepresidente della Camera di commercio italo-norvegese.
Dopo un’esperienza trentennale nel commercio internazionale e nella promozione degli scambi commerciali, Gabriella Lombardi ha diretto importanti uffici pubblici, tra cui l’Istituto per il Commercio Estero di Madrid, ICE Oslo e Rejkavik, e nei Balcani l’Agenzia ICE di Tirana e di Pristina.
Nel corso della sua carriera, è stata responsabile per conto dell’ICE delle iniziative internazionali atte a sostenere la candidatura dell’Italia per EXPO Milano 2015. Inoltre, è specializzata nelle pubbliche relazioni e negli incontri B2B tra aziende di diversi Paesi.
Osservatorio Artico ha deciso di intervistare la Dottoressa Lombardi, oggi vicepresidente della camera di commercio italo norvegese, per capire la situazione attuale dei rapporti commerciali tra i due Paesi.
Quali sono le caratteristiche della realtà norvegese?
La realtà norvegese è una realtà numericamente limitata, che pur avendo dei limiti risulta caratterizzata da un flusso costante di importazioni e esportazioni tra Italia e Norvegia. In realtà così piccole, vi è un orientamento diverso e un focus specifico sulla qualità, perché parliamo di una nazione ricca, che oltre a proteggere la sua produzione interna è protesa verso l’interesse per il bello, e ciò è rappresentato dai prodotti italiani. Inoltre vorrei ricordare che i due Paesi, oltre ad avere una sintonia di interessi, condividono anche ottimi rapporti culturali, sociali e storici.
Di che cosa si occupa la NIHK e quali funzioni svolge?
Noi abbiamo un ufficio di rappresentanza a Roma, che cura i rapporti con le aziende italiane ed eventuali progetti europei, indirizzati verso la promozione dell’area scandinava e nello specifico verso la Norvegia. E poi abbiamo una realtà operativa in Norvegia, ma l’operatività dovrà essere completata da un processo di sistema camerale pubblico.
Le camere di commercio nascono come associazioni private tra soci, tra controparti italiane interessate al mercato norvegese e da controparti norvegesi interessate al nostro mercato. Le parti si associano per creare una lobby al fine di tutelare i loro interessi, le loro possibilità di business e di reciproca promozione.
Quando l’azienda si rivolge alla camera di commercio, chiede un intervento specifico e noi studiamo quello ciò vuole fare l’azienda italiana, dove si vuole posizionare, se c’è una concorrenza già solida per quel prodotto in Norvegia. In pratica, effettuiamo quello che si chiama ricerca partner, un servizio personalizzato, sia per le aziende italiane che per quelle norvegesi. La nostra forza è quella di avere dei contatti concreti in loco, cioè di essere conosciuti in Norvegia.
Aggiungo che i nostri servizi spaziano dall’online, (una fonte di informazioni utili per coloro che vogliono avere un primo approccio con la Norvegia), all’offline e poi offriamo contatti generici che l’azienda provvederà a contattare.
Dopo la pandemia di Covid-19, le imprese hanno avuto difficoltà a fare dei sopralluoghi in loco e molto è stato sostituito dal fatto che noi organizziamo delle call di approfondimento con i risultati che sono emersi dai sondaggi.
Quali difficoltà ha causato il Covid-19 per l’organizzazione e quali opportunità si possono cogliere da questa pandemia?
Con il Covid si sono bloccati i progetti: eravamo stati incaricati di svolgere delle azioni di promozione in Norvegia, per aziende italiane che organizzavano un trasferimento dei loro prodotti, e il nostro compito era di coordinare una promozione sul posto. Siamo riusciti ad avere anche dei nuovi soci e abbiamo cercato di mantenere vivi i rapporti, ma si è avvertito un momento in cui la corrispondenza è diminuita e dunque abbiamo da subito capito che potevamo ovviare con l’assistenza online. Il digitale ci ha permesso di sopravvivere e di spostare la nostra attività online, ma il contraccolpo lo abbiamo sentito.
Come si posiziona l’Italia nelle relazioni commerciali con la Norvegia?
L’Italia è il decimo partner della Norvegia. Le aziende norvegesi hanno la Svezia come mercato vicino, la Germania e il Regno Unito, con il quale dopo la Brexit hanno dovuto fare un lavoro di analisi per capire quali saranno gli effetti sui rapporti commerciali, poiché è uno dei principali mercati di destinazione dei prodotti norvegesi.
Ci può descrivere brevemente le caratteristiche del mercato norvegese: forze, debolezze, opportunità, rischi?
La Norvegia non presenta rischi di natura politica, la sua configurazione è quella di un Paese stabile, e il World Investment Service ha dichiarato che non vi è nessun rischio operativo. Gli unici rischi economici sono quelli negoziati dal Regno Unito per il dopo Brexit. La Norvegia è tra i primi Paesi per PIL e reddito pro capite e secondo fornitore di gas e petrolio di tutta l’UE.
Il Paese conduce importanti investimenti nel fondo pensioni norvegese in azioni europee. Vale a dire che la Norvegia ha creato e investito in un fondo sovrano, e durante questo periodo di pandemia ha dovuto attingere delle risorse. Il governo ha investito nelle infrastrutture, nel settore della difesa, (uno tra i settori più dinamici e destinatario di ingenti investimenti), e nel settore aerospaziale.
Quali sono gli elementi costitutivi della cultura aziendale norvegese?
La mentalità è un fattore importante da considerare: il norvegese deve sempre studiare a fondo tutto ciò che gli viene presentato, ha dei tempi di meditazione differenti da quelli immediati della cultura mediterranea. Ha bisogno di tempo: ad esempio, quando si contattano dei norvegesi occorre partire con largo anticipo e quando non si hanno delle risposte non si deve pensare ad un no, perché è solo questione di tempo.
Nel momento in cui la diffidenza è sorpassata riescono ad essere fedeli e ciò ripaga degli sforzi iniziali per entrare nel loro network.
Le aziende italiane sono apprezzate in Norvegia?
Direi proprio di sì, ora il Paese sta ultimando un museo di fronte al porto di Oslo: in questa galleria le teche contenenti le opere sono state affidate ad un’azienda italiana che si trova in Veneto. Stiamo parlando di un classico esempio di azienda familiare sinonimo di eccellenza.
Un altro dei nostri obiettivi è quello di associare le realtà italiane alla promozione del territorio, ovvero portare clienti norvegesi in Italia per visitare il territorio italiano.
Che consiglio si sente di dare a un giovane imprenditore che per la prima volta esporta in Norvegia?
Il consiglio che darei a un’imprenditore o ad un azienda che esporta in Norvegia è di presentarsi in maniera molto completa. Non avere la presunzione che quello che si va a presentare sia il miglior prodotto, bisogna confrontarsi con queste controparti con un approccio low profile e avere rispetto dei loro tempi.
Andrea Delvescovo
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