Cultura

L’invenzione del Russonorsk

La nascita di una nuova lingua e la salvezza dalla carestia. La storia delle relazioni tra Norvegia e Russia passa anche attraverso il commercio dello stoccafisso.

Lingua franca e pesce fresco

C’è stato un tempo in cui non era l’inglese la lingua franca per i commerci internazionali, o meglio non per tutti. Lungo la costa che va da Arkangelsk a Tromsø si è condotto per più di 150 anni (1740-1917) un commercio tanto sconosciuto quanto importante.

Quando i commercianti russi e i pescatori norvegesi iniziarono a venire a contatto, ebbero alcune difficoltà a stabilire regole comuni per la mancanza di una lingua franca. Servirsi di interpreti non era la soluzione migliore per condurre affari, e così le due società, che godevano di un prestigio sociale paragonabile, impediva a una lingua di predominare sull’altra.

Fu così che nacque il Russonorsk (o Russenorsk), al tempo chiamato Moja på tvoja (“mia per tua”, ovvero “parlo la tua stessa lingua”), la lingua pidgin che per un secolo e mezzo mise in comunicazione questi due popoli. Aveva una grammatica rudimentale e un vocabolario ristretto, composto soprattutto da parole essenziali alla pesca, al commercio e alla vita quotidiana nel freddo Nord. Era perciò funzionale solo in quelle particolari situazioni, e anche per questo motivo non raggiunse mai lo status di lingua vera e propria.

A pesca nel ghiaccio

È chiaro che il pesce – in particolare merluzzo e stoccafisso – fosse al centro dei commerci fra questi due Paesi. Ma perché e come nacque questo flusso commerciale? Da dove veniva questa grande richiesta di pesce e cosa si barattava al suo posto?

Per la parte russa, i commercianti erano i Pomory (dal russo po “lungo” more “il mare” ovvero “che vivono lungo la costa”), una comunità di Vecchi Credenti (coloro che avevano respinto la riforma ecclesiastica di Nikon del 1654) che avevano colonizzato la costa del Mar Bianco, e che avevano aperto una rotta commerciale attraverso gli Urali fino alla Siberia.

La grande richiesta di pesce durante i periodi di astensione dalla carne che i credenti osservavano incontrò l’abbondante offerta proveniente dalla Norvegia, che necessitava invece di prodotti dell’entroterra come farina, avena, sale, legumi, carne e latticini.

Av Ukjent, ca 1930/Varanger museum / Fonte: https://snl.no/Kolanordmennene

Questo commercio fioriva soprattutto in estate, quando le temperature impedivano di conservare a lungo il pescato: i russi acquistavano così stoccafisso (merluzzo essiccato) o baccalà (merluzzo sotto sale) che entrava principalmente dal porto di Arkhangelsk e da lì si ridistribuiva nel territorio.

Inizialmente si trattò di una forma di baratto su larga scala, e il rublo diventò solo in un secondo momento la moneta di scambio. Questo commercio fu molto importante per la storia di entrambi i Paesi, dato che evitò in diverse occasioni carestie che avrebbero potuto avere esiti fatali sulla popolazione.

Nel Settecento, diversi anni di cattivo raccolto portarono in Norvegia a un aumento esponenziale dei prezzi, tanto che a Bergen in 30 anni il prezzo della segale quintuplicò. Il commercio dei Pomory fu di grande aiuto in quest’occasione, dato che portò granaglie a basso prezzo in cambio di un bene in eccedenza come il merluzzo. 

Uno scambio equo

Chiaramente il commercio fra Russia e Norvegia era formalmente vietato, per il monopolio della Lega Anseatica, ed era punibile con il taglio dei rifornimenti ordinari. Nel 1783 il governo di Copenhagen decise di rendere legale l’importazione di cereali dalla Russia nel Nord della Norvegia e Cristiano VII di Danimarca conferì a Vardø, Hammerfest e Tromsø lo status di “città”, in modo che potessero regolare in maniera più disinvolta quest’attività.

Vardø divenne la città più importante della Norvegia in questo senso. Effettivamente il Re dimostrò lungimiranza sull’importanza di questa tratta commerciale, e averla resa legale permetterà al Paese di sfruttarla nuovamente in futuro, quando in diverse occasioni durante le guerre col Regno Unito (Guerra anglo-russa 1807-1812 e Guerra delle cannoniere 1807-1814) i Pomory salveranno il Paese dalla fame, permettendogli di evitare l’embargo commerciale imposto dagli inglesi.

Il commercio dei Pomory vide il suo periodo di massima fioritura nella seconda metà del XIX secolo, quando circa 300 navi russe visitavano la Norvegia ogni anno, e le migliori condizioni economiche dei due Paesi permisero di rinnovare le flotte. I Pomory erano ottimi costruttori di barche e avevano arsenali nelle isole Solovki, che con il loro monastero rappresentavano il centro spirituale, navale e la roccaforte di questa comunità.

Il porto di Vardø. Fonte: www.snl.no

Il commercio andò calando con la Prima guerra mondiale, e cessò definitivamente con la Rivoluzione russa, causando non pochi problemi all’economia delle città e dei villaggi costieri della Norvegia. Infatti, la maggior parte degli insediamenti di quella parte di costa erano nati proprio per effetto di questa tratta commerciale.

Ma che lingua fu il Russonorsk? Fu un metodo di comunicazione molto semplice e scarno, che si fondava su una base di circa 400 parole (circa metà russe e metà norvegesi) e su una sintassi schematica: l’unica preposizione era “på”, che veniva utilizzata per molte funzioni, essendo già una preposizione sia in russo che in norvegese.

Dizionario di Russonorsk

La desinenza «-om» formava i verbi, ad esempio kopom (comprare, da kjøpe, norvegese e kupit in russo), drikkom (bere, da drikke) e slipom (dormire). Come nel russo non esisteva una forma presente per il verbo ‘essere’, che semplicemente si ometteva.

Alcune parole e frasi di base:

Strāsvi / Drāsvi: Salve

Kak tvoja lēvom? Come stai?

Korosjó: Bene

Basiba / Spasiba: Grazie

: Sì

Njet, ikke: No 

Kak sprek? Moje niet forsto = Cosa dici? Non capisco.

Ecco alcuni esempi di dialogo fra commercianti:

Tvoja fisk kopom? Vuoi comprare del pesce?

En voga mokka, så to voga treska: un våg di farina, due våg di merluzzo (1 våg = fra 18 e 23 Kg).

Kak pris? Mangeli kosta? – Qual è il prezzo? Quanto costa?

Eta grot dyr. Værsegod, på minder prodaj! – È troppo caro. Abbassa il prezzo, per favore!

Kor ju ikke paa moja mokka kladi? = Perché non mi hai portato la farina?

Vesagu fiska prezentom = Dammi del pesce gratis

Davaj paa moja skib kjai drikkom = Beviamo un tè nella mia nave

Nokka lite pian kom: Mi sento un po’ ubriaco

Grot stoka på gāf: Grande tempesta in mare

Queste poche frasi delineano quale fosse la vita sulle navi e nei porti durante il commercio dei Pomory. Si incontravano due popoli nordici, diversi per nazionalità ma uguali nel dover affrontare le intemperie della regione, con le stesse esigenze, la stessa volontà di condividere e di comunicare.

Nella durezza dell’ambiente circostante, la natura della loro relazione si modellava cercando di convivere, per i giorni di trattative, come un’unica città o un unico popolo, condividendo thè, alcool, sigarette e cercando di stabilire i prezzi migliori a cui vendere le proprie merci.

Oggi del Russonorsk non rimane più traccia come lingua parlata. È stata cancellata dalla storia e sostituita dal russo e dall’inglese come lingue franche. La collettivizzazione staliniana ha tolto i presupposti per la sua resistenza, eliminando la base su cui era nata ovvero il commercio stesso, rendendola inutilizzata e condannandola a scomparire.

Tuttavia, questa lingua ha avuto un significato importante: è stata testimone di un periodo storico, di un contesto singolarissimo e ha avuto anche una discreta fortuna. In particolare, nel XIX secolo il Russonorsk si parlava dalla Novaja Zemlja alle Isole Lofoten, a circa 1600 km di distanza.

Corinna Ramognino

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Corinna Ramognino

Studio lingua, letteratura e storia russa presso l'Università di Genova. Grazie a un background di studi traduttologici e ad alcune esperienze sul territorio ho imparato ad approcciarmi in maniera critica allo studio della cultura russa, che cerco di trasmettere nei miei articoli

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