L’aumento dei casi di incendio nella regione artica è motivo di studio e ricerca per gli scienziati. Il commento di Vito Vitale, Dirigente di ricerca presso l’Istituto di Scienze Polari (ISP) del CNR di Bologna.
L’Artico in fiamme
Gli ultimi anni hanno visto un drammatico aumento degli eventi di incendi ad alte latitudini. Giornali e televisioni erano pieni di immagini di enormi incendi e nuvole di fumo che coprivano vaste regioni dell’Asia e del Nord America.
Nonostante i vasti e drammatici incendi che hanno devastato negli ultimi tre anni Fennoscandia, Alaska, Groenlandia e Federazione Russa, il quadro (la tendenza) a lungo termine non è del tutto definita e chiara, e ciò come conseguenza del gran numero di fattori che influenzano il regime degli incendi.
Negli ultimi quattro decenni, l’attività degli incendi è aumentata in Alaska e nella Repubblica di Sakha in Russia, ma è leggermente diminuita nei Territori del Nordovest del Canada, indicando una grande variabilità spazio-temporale a scala pan-Artica (York et al., 2020).
Il sintomo della malattia climatica
Quello che sta accadendo è un sintomo meno ovvio del cambiamento climatico e del riscaldamento del pianeta. L’aumento delle temperature nell’Artico ha provocato secchezza durante le stagioni primaverili ed estive della tundra artica e della foresta boreale circostante.
Allo stesso tempo, mari artico e subartico più caldi portano a un aumento di temporali e fulmini, gli eventi tipici che provocano incendi nell’Artico. Le attività umane, come la produzione di legname e l’estrazione mineraria, contribuiscono a intensificare la disidratazione della terra.
Quindi il riscaldamento globale nell’Artico contribuisce ad aumentare sia il combustibile da bruciare che la fonte di accensione, i due ingredienti principali (oltre all’ossigeno) necessari per appiccare un incendio.
Cambio di scenario?
L’aumento del numero e dell’entità degli eventi e l’aumento delle attività umane stanno rapidamente rendendo necessario cambiare l’approccio alla gestione incendi nelle regioni artiche e sub-artiche. Migliorare la valutazione del rischio incendi, implementare sistemi e metodi per una rapida individuazione degli incendi, aumentare le risorse e sviluppare strategie adeguate a contrastarli prima che finiscano per diventare incontrollabili, con il rischio si avvicinino pericolosamente alle infrastrutture o agli insediamenti.
Nell’ambito di un progetto europeo il CNR e la CAE spa, una ditta italiana con lunga esperienza nella progettazione e realizzazione di sistemi per il monitoraggio multirischio, sono impegnati nello sviluppo di un servizio che, superando alcuni limiti dei servizi già operativi, possa meglio rispondere alle esigenze di un territorio vasto e poco abitato come l’Artico, e guardi ai bisogni delle comunità indigene.
La presentazione di questa attività, dei principi su cui si base e degli obiettivi che si intende raggiungere, sarà occasione per parlare della questione incendi nelle regioni artiche e sub-artiche, degli effetti (da quelli ovvi a scala locale a quelli meno ovvi a scala regionale e pan-artica), dei possibili scenari a cui ci si deve preparare.
Fino a parlare del contributo che l’Italia può dare grazie alla competenza acquisita sul tema degli incendi, dalla prevenzione alla gestione.
Vito Vitale
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