In dialogo con Andri Snær Magnason, autore islandese de “Il Tempo e l’Acqua”, edito da Iperborea.
Andri Snær Magnason è uno scrittore, drammaturgo e poeta islandese nato a Reykjavík nel 1973, da anni attivo nella battaglia per preservare i famosi Highlands d’Islanda e nella divulgazione sul tema della crisi climatica. È anche un nipote, un figlio, e un padre, ed è proprio su questo filo temporale fatto di relazioni che ha intessuto la narrativa del suo ultimo libro Il tempo e l’acqua, edito in Italia da Iperborea e vincitore del Premio Terzani nel 2021.
“Questo è un libro sul tempo e l’acqua perché nei prossimi cent’anni si verificheranno dei cambiamenti fondamentali nelle caratteristiche dell’acqua del nostro pianeta. […] E tutto succederà nell’arco della vita di un bambino che nasca oggi e arrivi a 95 anni, l’età che ha adesso mia nonna” (p.8).
Magnason intreccia il personale e il globale, ripercorrendo le affascinanti storie di vita dei suoi nonni, e traendone slancio per raccontare le trasformazioni mitologiche che il nostro pianeta sta attraversando: lo scioglimento dei ghiacciai e lo sconvolgimento del ciclo idrologico, la perdita di biodiversità, l’innalzamento del livello del mare. Ma anche l’inquinamento massivo degli ecosistemi, solo per citarne alcune.
Si tratta di sconvolgimenti senza precedenti, ma non senza una chiara causa. Globalmente, la combustione di carburanti fossili e la produzione di cemento hanno prodotto circa 36.1 miliardi di tonnellate di CO2 solo nel 2022. “Come si fa a comprendere certi numeri? È un’intera Dettifoss di idrocarburi (p. 261)”.
Di fronte a una problematica troppo grande per le parole di cui disponiamo per parlarne, la risposta di Magnason è un libro che traspone il dato nel linguaggio del mito e del familiare. “Non stavo cercando di tradurre i risultati scientifici in maniera più semplice, bensì di spiegare, anche agli scienziati, qual è il significato dei loro dati” – chiarisce l’autore. La sfida – accettata e superata – era quella di dare un’anima a espressioni come “acidificazione degli oceani” che spesso risuonano nelle orecchie delle persone come un “ronzio assordante” (p. 67), involucri incapaci di generare una reazione proporzionata alla gravità degli scenari che evocano.
Secondo Magnason, “La fonte [scientifica] va rispettata ed è estremamente importante”, ma la lentezza della reazione e l’ancora troppo diffusa indifferenza suggeriscono la necessità che ai report e agli articoli specializzati si affianchino testi che inseriscano i numeri in cornici di storie e memoria.
“Il vostro arco di tempo è il tempo di qualcuno che conoscete e a cui volete bene e che vi lascia un segno, e il tempo di qualcuno che conoscerete e a cui vorrete bene, il tempo su cui voi lascerete il segno” (p. 310)”. Se è difficile confrontarsi in termini assoluti con proiezioni che arrivano al 2050 o persino alla fine del secolo, il quadro cambia drasticamente quando traduciamo questa temporalità in quella delle relazioni che ci stanno a cuore.
In un dialogo tra il passato evocato dalle storie dei nonni, il presente dei figli e il futuro dei nipoti immaginari, si inserisce la missione di un autore che ha trovato nella narrativa il proprio modo di partecipare alla sfida del secolo. È un contributo rivolto a tutti, ma in particolar modo alle generazioni più giovani, quelle che hanno ereditato un mondo estremamente complesso e con esso la sfida di ripensare collettivamente ogni aspetto dei modelli odierni di produzione e consumo per riportarli su una traiettoria sicura.
Una buona notizia – secondo Magnason – è che già esistono gli strumenti e le tecnologie necessarie per avviare la trasformazione. Non è in un libro come il suo che i lettori possono studiare queste soluzioni. Attraverso quest’opera, però, potranno capire quanto la crisi che si trovano di fronte sia essenzialmente un problema creativo: “La soluzione è sepolta in gran parte nell’immaginazione. È improbabile che un mondo a impatto zero per emissioni di carbonio possa essere un riflesso di quello vecchio (p.301)”.
Bisogna concepire, descrivere e quindi costruire una storia radicalmente diversa da quella che abbiamo letto fino a oggi. Laddove manchino le parole giuste, Il tempo e l’acqua è un ottimo punto di partenza.
Annalisa Gozzi
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