Stati Uniti

Una nuova flotta di rompighiaccio: la risposta statunitense all’egemonia russa

Per tentare finalmente di rispondere alla superiorità russa, USA, Canada e Finlandia uniscono le forze per costruire una nuova flotta di ben 90 rompighiaccio.

Una svolta necessaria

Come ben sappiamo, negli ultimi anni la regione artica ha guadagnato un’importanza strategica senza precedenti a causa del cambiamento climatico, che sta aprendo nuove rotte marittime e rendendo disponibili risorse naturali prima inaccessibili. In questo contesto, la recente alleanza tra Stati Uniti, Canada e Finlandia – neo-ammessa al party NATO –, denominata “ICE Pact”, rappresenta una svolta potenzialmente significativa nella competizione globale per il controllo dell’Artico.

L’accordo mira alla costruzione di una flotta di rompighiaccio per contrastare l’influenza cinese e soprattutto russa nella regione. Con la Russia già in possesso della più grande flotta di rompighiaccio al mondo, molte delle quali nucleari, alcuni tra i Paesi artici della NATO si stanno lentamente attrezzando per tentare di recuperare una posizione di vantaggio.

L’ICE Pact e i suoi obiettivi

L’ICE Pact (l’acronimo è fortunato, da Icebreaker Collaboration Effort o “impegno collaborativo per le rompighiaccio”), annunciato durante il 75° summit NATO di Washington DC svoltosi tra il 9 e l’11 luglio scorso, è quindi un’iniziativa congiunta tra Canada, Stati Uniti e Finlandia con l’obiettivo di costruire una flotta di rompighiaccio polari.

Il piano prevede la costruzione di navi inizialmente in Canada, con due rompighiaccio che verranno costruiti a Vancouver e sei in cantieri navali del Québec. Anche Stati Uniti e Finlandia contribuiranno allo sviluppo di questa sorta di flotta comune che, sempre secondo gli accordi, dovrebbe raggiungere le considerevoli dimensioni di 90 unità entro un decennio.

Il Canada e la Finlandia sono già in possesso di diverse decine di rompighiaccio e, soprattutto, del potenziale industriale per produrne molte altre. L’accordo garantirebbe, quindi, da una parte un flusso di denaro costante nelle casse dei due Paesi, che promettono anche di impegnarsi a fornire know-how ai cantieri navali statunitensi per renderli indipendenti nella costruzione di rompighiaccio. Dall’altra, la modesta flotta polare statunitense vedrebbe un significativo potenziamento, rafforzando così la capacità del Paese di proiettare la propria influenza nell’Artico.

Attualmente, la legge statunitense vieta alla Marina militare di acquistare navi da guerra costruite all’estero, per motivi legati alla sicurezza nazionale e alla protezione dell’industria navale e dei posti di lavoro americani. Tuttavia, questa restrizione non si applica rigidamente alla Guardia Costiera, che gestisce la flotta rompighiaccio, aprendo una potenziale finestra per collaborazioni. Nonostante ciò, qualsiasi accordo o appalto che coinvolga cantieri navali stranieri, inclusi quelli di Paesi alleati, incontrerebbe ostacoli normativi importanti, mostrando chiaramente sin dall’inizio le potenziali difficoltà nel trasformare l’ICE Pact in risultati tangibili.

La prospettiva russa

Dal punto di vista russo, l’ICE Pact potrebbe rappresentare una seria minaccia nei confronti della sua posizione economica e strategica nell’Artico, se tutti gli obiettivi prefissati fossero rispettati. La Russia vede infatti l’Artico non solo come una risorsa economica ma come una componente essenziale per la sua sicurezza nazionale e il suo status globale. Il controllo delle rotte marittime artiche, che si stanno aprendo a causa del cambiamento climatico, garantisce alla Russia un’influenza decisiva sul commercio internazionale e sul trasporto energetico.

La rompighiaccio nucleare russa Yamal.

Il Cremlino ha investito pesantemente in una flotta a oggi senza eguali di 41 rompighiaccio, tra le quali 7 a propulsione nucleare. Questi investimenti rispondono a un preciso disegno politico: assicurarsi che l’Artico rimanga uno spazio saldamente sotto la sfera d’influenza russa.

L’Ice Pact, da questa prospettiva, non è una semplice iniziativa industriale, ma una vera e propria sfida strategica. Il consolidamento della cooperazione tra Stati Uniti, Canada e Finlandia rappresenterebbe, infatti, un tentativo di sottrarre alla Russia il monopolio sulla navigazione artica. La Russia, inoltre, non può ignorare che questo patto coinvolge esclusivamente Paesi artici e membri chiave della NATO.

La partecipazione all’ICE Pact in particolare della Finlandia, situata proprio al centro dell’Artico europeo e così vicina ai confini russi, rappresenta un fattore di instabilità potenziale, poiché la Russia potrebbe percepirla come una minaccia diretta. Pur non avendo un accesso diretto al Mar Glaciale Artico, questa è infatti già un attore più che rilevante nella regione, posizione enormemente rafforzata dal suo recente ingresso nell’Alleanza atlantica.

L’ICE Pact può ridisegnare gli equilibri

La collaborazione politico-industriale avviata tra Stati Uniti, Canada e Finlandia nel contesto dell’ICE Pact ha il potenziale di influenzare l’equilibrio di potere tra le Nazioni artiche. Il semplice fatto che un’iniziativa di questo tipo sia stata attivamente promossa dimostra, anche se timidamente, un crescente interesse strategico della NATO nella regione artica.

Il potenziamento della flotta rompighiaccio statunitense, infatti, non rappresenta soltanto una risposta a banali esigenze operative, ma un chiaro messaggio al rivale russo: gli Stati Uniti, almeno in potenza, intendono rivendicare un ruolo di primo piano nell’Artico, seriamente contrastando l’influenza russa. Se il patto porterà alla realizzazione della promessa flotta di 90 rompighiaccio, la Russia vedrà minacciato il suo status come potenza artica dominante, tanto importante per la propria identità.

Mosca potrebbe presto trovarsi a fronteggiare una nuova fase “competitiva” nell’Artico. La sua reazione a questo scenario potrebbe ridefinire le dinamiche di potere nella regione per gli anni a venire. Oppure, limitandosi a replicare gli investimenti dei rivali per tenere il passo con i loro progressi, mantenere semplicemente lo status quo.

Tommaso Bontempi

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Tommaso Bontempi

Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

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