Giornata di racconto quella di lunedì 20 Settembre per la missione High North, che al Breitling Theatre del Salone Nautico di Genova ha presentato i dati del 2021.
Dopo cinque campagne consecutive in Artico, la missione High North fa il punto di ciò che ha scoperto, trovato e raccolto. Cinque anni tra cui un 2020 in cui nave “Alliance“, l’imbarcazione della missione, è stato l’unico scafo a operare nel contesto artico per la ricerca scientifica.
Lunedì 20 Settembre l’Istituto Idrografico della Marina ha presentato parte dei tanti risultati raggiunti nell’ultima missione, che si è svolta tra il 10 Giugno e il 10 Luglio scorsi. Partita da La Spezia, nave Alliance ha fatto scalo a Tromsø, prima di iniziare la parte di ricerca scientifica in mare aperto.
I dati della missione – presentati al Nautico dalla Prof. Roberta Ivaldi (Scientist in Charge di High North), dal Comandante Maurizio Demarte (Program Manager) e dal Direttore dell’Istituto Idrografico, Ammiraglio Massimiliano Nannini – hanno riguardato principalmente l’acquisizione dei dati geofisici marini e del monitoraggio del settore Artico di riferimento (“Fraim Strait”, Nord Svalbard, Arctic Ocean).
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2021 – 2030 la “Decade of Ocean Science for Sustainable Development” (Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile). Questa iniziativa punta a mobilitare la comunità scientifica, i governi, il settore privato e la società civile intorno a un programma comune di ricerca e di innovazione tecnologica.
High North è entrata a pieno titolo in questa iniziativa storica, essendo stata riconosciuta come “Action 35” del programma di azione decennale del Palazzo di Vetro. In questo contesto, le figure dell’UN Decade ECOP (Early Career Ocean Professionals) si inseriscono grazie alla grande attenzione per i giovani e la formazione da parte della Marina Militare.
All’interno del team scientifico imbarcato sulla “Alliance”, infatti, erano presenti 6 giovani, di cui 4 idrografi della Marina Militare italiana in tirocinio e 2 giovani ricercatrici scientifiche. Un preciso impegno perché cresca sempre di più la consapevolezza su questo tema, allargando fetta di mondo scientifico che si occupa dell’importanza della salute marina e delle profondità degli oceani.
La tecnologia ha svolto ancora una volta un grande compito di supporto alla missione. Grazie alla presenza di un partner come E-geos, è stato possibile utilizzare dati di ultima generazione grazie alle immagini satellitari della costellazione Cosmo-Skymed, ormai in grado di aiutare la navigazione con una precisione mai vista.
Lo sviluppo tecnologico, e in particolare quello robotico, ha visto una prima sperimentazione in ambienti estremi nello scorso primo triennio di missione. Gli esiti positivi hanno fatto sì che fosse rinnovato e ampliato il raggio d’azione, andando a creare anche nel triennio 2020-2022 le condizioni per fare della tecnologia uno dei pilastri della missione.
Per il quinto anno consecutivo un team scientifico costituito da 20 ricercatori provenienti da IIM, CMRE e JRC UE, e diretto dall’Istituto Idrografico della Marina, è andato a mappare, campionare e studiare l’Artico fondato sulle 3E. Exploration, Environment, Education: ovvero le basi di un piano di azione coordinato di collaborazione e cooperazione (le 3C: Collaboration, Coordination, Cooperation).
I partner coinvolti nel programma High North, oltre al CMRE e al JRC- UE, sono i principali enti di ricerca nazionali: CNR, ENEA, INGV e OGS, insieme con altre realtà della ricerca nazionali e internazionali quali l’Università di Tromsø, Sorbonne e Siviglia, la IAEA e l’FFI (Norwegian Defence Reasearch Establishment).
Leonardo Parigi
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