Viaggio nel borgo dei pescatori più iconiche delle Isole Lofoten, tra storia familiare, sviluppo dell’economia della pesca e panorami mozzafiato.
Quando ricerchiamo “Isole Lofoten” nel motore di ricerca, lo scorcio di Hamnøy, con le casette rosse dei pescatori e il monte sullo sfondo, è forse lo scatto più frequente nel quale ci imbattiamo. In realtà, la storia del villaggio di Hamnøy incomincia nel 1870 con i mercanti Rones Olai Nilsen e Marie Wulff.
Verso la fine del XIX secolo, la giovane coppia ricevette come regalo di nozze Havnø (come veniva chiamata allora). Un’isola con un porto naturale e una ricca attività di pesca. Per questo motivo decisero di trasferirsi e di aprire un negozio, dove oggi si trova il ristorante “Gadus“.
Negli anni costruirono anche delle casette per ospitare i pescatori giunti sull’isola durante la “grande pesca” invernale. Però, anche se le strutture offrivano calore e un tetto sopra la testa, la maggior parte dei pescatori rimaneva nelle barche preferendo dormire sotto le vele.
Successivamente, ad Hamnøy furono costruiti un panificio e un fabbro. In questo modo i pescatori potevano avere una scorta di pane fresco, invece dei biscotti portati da casa, e riparare gli attrezzi e le attrezzature, in modo tale da non interrompere la pesca.
Per la manutenzione e la custodia delle imbarcazioni furono costruiti dei depositi, mentre per ricevere e lavorare il pesce furono realizzati anche un molo e dei magazzini di stoccaggio. Nel periodo della “grande pesca”, nel porto vi erano barche in legno, come “Fembøring” e “Åttring”, ma anche imbarcazioni più piccole.
Nella cucina della residenza, si possono vedere le foto d’epoca del porto e di Hamnøy. Oltre a uno degli otto remi di un “Åttring”, appeso al soffitto del soggiorno al piano inferiore. Il pesce veniva sbarcato ad Hamnøy e lasciato ad asciugare su rastrelliere di legno chiamate “hjeller”, perché in primavera lo stoccafisso veniva spedito a Bergen e poi in Europa.
La produzione comprendeva anche il baccalà, lasciato a essiccare sulle scogliere rocciose. Oggi un ingrediente popolare nei piatti di tutto il mondo. Solo nel 1890 fu costruita la Manor House per ospitare la famiglia e alcuni lavoratori.
Qualche anno dopo Hamnøy ottenne un proprio servizio postale, per consentire ai pescatori di inviare e di ricevere posta dai loro cari a casa, poiché la maggior parte di loro proveniva da altri luoghi della Norvegia e perciò lasciava la famiglia per settimane o mesi.
Quando le barche furono motorizzate, ciò permise di pescare più lontano dalla terraferma e di sbarcare quantità maggiori di merluzzo. Risale a questi anni, la costruzione di una stazione di rifornimento di carburante, per rifornire la flotta di pescherecci direttamente ad Hamnøy. Durante il XIX secolo, diverse centinaia di uomini annegavano in mare durante la pesca, e quasi tutti gli uomini delle piccole comunità erano pescatori. Nessuno di essi sopravviveva, lasciando così solo le madri a prendersi cura dei loro figli.
Nel 1906, il secondo telegrafo senza fili al mondo fu costruito alle Lofoten ed era utilizzato principalmente per inviare e ricevere il bollettino metereologico: uno strumento fondamentale per ridurre il terribile bilancio delle vittime. Solo alcuni anni dopo furono costruite le linee e una centrale telefonica. Oggi, uno dei primi telefoni si trova nel soggiorno al piano superiore.
Uno degli originali “Åttring”, chiamato “Spilbak”, ancora oggi è in grado di navigare e viene utilizzato dalla famiglia nella regata: “Vestfjord- Isole Lofoten”. È datato 1915, ed è uno degli ultimi “Åttring”, costruiti prima della diffusione delle barche motorizzate. Il design di queste imbarcazioni richiama in gran parte il design delle navi vichinghe, a riprova della resistenza dello scafo in legno.
All’inizio degli anni ’60 il turismo ha cominciato a svolgere un piccolo ruolo nell’economia locale, fino a diventare la principale fonte di reddito per la comunità. Al contrario dell’industria della pesca che è lentamente diminuita a partire dagli anni Ottanta.
Solo pochi viaggiatori si recavano alle Lofoten nei mesi estivi e negli anni ’60, e così le casette rosse precedentemente usate dai pescatori, furono ristrutturate per accogliere i turisti. Ora uno spettacolo popolare per coloro che si recano sull’isola è l’aurora boreale, la quale è visibile da Hamnøy se le condizioni sono giuste. Basta uscire e guardare il cielo!
Attualmente l’isola e la residenza sono gestite da Robin Wulff-Nilsen, (quinta generazione), il quale è responsabile di essa e dell’area circostante, al fine di conservarla, valorizzarla e tramandarla alle generazioni future.
“Già prima dei vichinghi, la pesca alle Lofoten è sempre stata magnifica, soprattutto nei mesi invernali. È per questo che la gente si è stabilita lì. E Hamnøy era un porto naturale, in qualche modo protetto dagli elementi. Quando Rones e Marie si trasferirono lì, iniziarono a costruire un negozio, delle cabine e una casa di preghiera. La maggior parte dei pescatori dormiva dentro e sotto le barche, ma alcuni vivevano nelle case. Pescavano e consegnavano il pesce come pagamento e guadagno. Più o meno è stato così per un centinaio di anni.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte del pesce veniva consegnato ai tedeschi, perché in Norvegia c’erano diverse centinaia di migliaia di soldati che avevano bisogno di cibo. Solo tra il 1960 e il 1970 è iniziato il turismo, e dato che i turisti venivano in estate e la pesca avveniva durante l’inverno, le barche sono state affittate a loro.
Negli anni Ottanta, molte delle piccole industrie della pesca sono state chiuse, sia perché c’era meno pesce nell’oceano, ma anche perché le barche consegnavano in un numero minore di posti e più lontano”.
Rones Olai Nilsen e Marie Anna Wulff fondarono la società ad Hamnøy nel 1874. A quel tempo la lingua ufficiale era il danese, quindi l’isola si chiamava Havnø, che significa isola del porto.
Ebbero 11 figli, uno dei quali era Edvard Wulff Nilsen, che prese il posto del padre. Il figlio maggiore di Edvard si chiamava Thjodolf Wulff-Nilsen, (è la prima volta che si mettono insieme i due cognomi con un trattino), e dopo di lui subentrò il figlio maggiore Roald, e poi ancora suo figlio maggiore: ovvero Robin Wulff-Nilsen.
Andrea Delvescovo
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