Le elezioni in Groenlandia sono state vinte dal partito Inuit Ataqatigiit, contrario allo sfruttamento delle terre rare presenti sull’isola. La Groenlandia cambia idea per il suo futuro economico?
Governo in crisi
Lo scorso 8 Febbraio il partito Siumut ha perso la maggioranza al governo, quando il partito democratico, che faceva parte della maggioranza, ha deciso di ritirarsi dalla coalizione. La crisi era però iniziata qualche mese prima, quando il Primo Ministro Kim Kielsen e leader del partito Siumut dovette cedere la leadership della stessa formazione all’ex ministro Erik Jensen.
Consuetudinariamente, il premier della Groenlandia è anche colui che si trova alla guida del partito che vince le elezioni. Ma quello che ha destabilizzato la coalizione di governo non è stato solamente il passaggio di testimone, ma bensì l’emergere di una importante rivalità interna al partito.
Lo scorso settembre il Siumut, con a capo Kielsen, aveva fatto ottenere alla società australiana Greenland Minerals una licenza di esplorazione preliminare della montagna ricca di terre rare di Narsaq. Ma prima che potessero iniziare le consultazioni ufficiali, il partito di maggioranza ha cambiato leader.
Interno ed esterno
Jensen, al contrario di Kielsen, si è dimostrato fin da subito più restio nel concedere lo sfruttamento alle compagnie minerarie. In special modo per quanto concerne la miniera di Kvanefjeld, dimostrandosi molto più attento alle preoccupazioni di chi vive nel Sud della Groenlandia e nei pressi della miniera. Nello specifico, Jensen si è dimostrato più attento alla tutela dell’ambiente.
Ciò ha generato parecchi inconvenienti all’interno del partito, che aveva portato avanti fermamente l’idea che lo sfruttamento del sottosuolo dell’isola avrebbe fatto ottenere enormi benefici economici alla Groenlandia. Paese in cerca di una definitiva indipendenza, che – puntando al suo interno – avrebbe potuto finalmente guardare all’esterno con una certa forza.
I due leader speravano di riuscire a trovare un modo per rimanere al potere, ma dopo il fallimento dei colloqui per formare una nuova coalizione l’alleato del partito al di governo – i democratici del Demokraatit – hanno deciso di lasciare la coalizione di Kielsen.
Rimasto con solo 11 dei 31 seggi al Parlamento (Kalaallit Nunaanni Inatsisartut), aprendo così la strada alle elezioni anticipate. Elezioni che sono diventate un vero e proprio affare internazionale, perché la partita che si è giocata è tra coloro che guardano allo sfruttamento minerario con favore e coloro che intendono difendere l’ambiente e lo status quo. Oggetto del contendere principale? Ancora la miniera di Kvanefjeld.
Svolta green per la Groenlandia
Le elezioni anticipate si sono tenute il 6 aprile. Come previsto dai sondaggi, hanno visto come vincitore il partito ambientalista, portavoce delle idee della comunità Inuit contraria allo sfruttamento dei giacimenti di terre rare del monte Kuannersuit, ovvero l’Inuit Ataqatigiit, che ha ottenuto il 37% dei voti.
La formazione ambientalista – che stava all’opposizione – ha così superato il partito Siumut, che da parecchi anni dominava la scena di governo. La vittoria di IA avrà un forte impatto sulle politiche ambientali dell’isola, in particolare in relazione allo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nel Paese.
Durante la campagna elettorale il partito si è infatti mostrato contrario allo sfruttamento minerario delle terre rare, e in più ha espresso l’intenzione di far aderire la Groenlandia agli Accordi di Parigi sul clima. Le decisioni del futuro governo, quindi, avranno conseguenze non solo entro i confini dell’isola, ma ben al di là, interessando anche le economie di diversi Paesi del mondo.
Alla finestra
La decisione in merito alla miniera di Kvanefjeld, dove si trova la maggior parte di terre rare dell’isola, e che risulta essere il secondo giacimento al mondo per concentrazione, spetta ad un partito ambientalista, il quale ha espresso più volte la volontà di fermare il progetto.
Questo porterà molto probabilmente a un grave contraccolpo per gli interessi delle numerose compagnie estere che mirano allo sfruttamento delle miniere della Groenlandia. Insomma, quello che è successo nel Paese sembra avere tutte le premesse per un vero e proprio cambio di passo, avviato nella direzione della tutela e preservazione dell’ambiente naturale.
Certo è che la vittoria degli ambientalisti ha segnato un punto di svolta per l’isola non di poco conto, e presto il nuovo governo comincerà a delineare le politiche che ha intenzioni di attuare per quella che potrebbe essere una vera e propria svolta green.
Giulia Sacchi
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