A Bolzano, nella cornice di Castel Mareccio, la giornata di incontri sul tema organizzata dall’Esercito Italiano, nel contesto dell’esercitazione “Alpine Star”.
«Siamo qui oggi perché ciò che sta avvenendo nell’Artico riguarda il clima, la natura, ma anche la sicurezza. Lo scioglimento dei ghiacci determina non soltanto dei cambiamenti a livello climatico e ambientale, ma apre anche nuove sfide, nuove vie di comunicazione. Ma tutto questo influenza anche la sicurezza e la strategia, non c’è dubbio che dove esistono vie di comunicazione marittime esista anche la necessità di proteggerle adeguatamente».
A dirlo è il Generale Claudio Graziano, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa e attuale Presidente di Fincantieri, relatore d’eccellenza della giornata di incontri del 3 Ottobre, organizzata a Bolzano dall’Esercito per il 150enario del Corpo degli Alpini.
L’evento, organizzato nella cornice di Castel Mareccio dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ha visto la partecipazione, tra gli altro, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale Pietro Serino, dell’Inviato Speciale italiano per l’Artico Carmine Robustelli, del VicePresidente di ENI Marco Piredda, oltre al giornalista Marzio Mian, al Dirigente del CNR-ISP Vito Vitale.
Le attuali tensioni internazionali legate al conflitto in Ucraina hanno un naturale riverbero anche nell’Artico, dove i lavori del Consiglio Artico – il più importante foro intergovernativo sul tema regionale – ha sospeso i lavori, anche a causa della contemporanea presidenza russa. E l’Italia, che geograficamente e mentalmente è distante da queste tematiche, oggi inizia a guardare al Nord con sempre maggiore interesse.
«C’è un interesse diretto dell’Italia nell’Artico, sia perché fa parte della comunità internazionale, sia perché ogni tipo di minaccia va inevitabilmente a toccare tutti gli attori coinvolti. Esiste una leadership di Fincantieri nello sviluppo delle capacità tecnologiche, insieme alle aziende controllate come Vard, in Norvegia, e su questo possiamo lavorare per far crescere l’intero settore». Roma è già presente nell’area grazie alle attività mirate di aziende come E-Geos, ENI e la stessa Fincantieri su tutte. Ma il mondo istituzionale è quello che più di tutti spinge per far avere all’Italia un ruolo più rilevante nell’area.
«Dal 2013 il nostro Paese è membro osservatore dell’Arctic Council», ricorda Carmine Robustelli, Inviato Speciale del Ministero degli Affari Esteri per l’Artico, «e le attività italiane della ricerca e della cooperazione stanno dando grandi frutti per l’ambiente, ma non solo».
Il CNR ha una base di ricerca alle isole Svalbard, e ogni anno la missione della Marina Militare, High North, viene impiegata per ricerche in ambito batimetrico e oceanografico, imbarcando decine di ricercatori e scienziati. Ma il ruolo italiano nell’area è importante anche per far crescere l’intero spettro di possibilità diplomatiche e industriali che Roma può dispiegare, tanto più in una porzione di mondo dove il mare è al centro del tema.
«Le navi del futuro non saranno solo scafi, ma saranno integrazioni di elettronica e cibernetica», prosegue Graziano. «Questo per le navi civili, ma per le navi militari saranno necessari dei complessi piani d’integrazione dei sistemi d’arma. Ma le imbarcazioni costruite dal nostro gruppo già navigano nel grande Nord, e la sempre maggiore cooperazione industriale anche con i Paesi artici e con il Baltico può far crescere molto la cantieristica italiana».
Il mondo marittimo guarda già alla regione artica da tempo. «I temi che trattiamo oggi sono figli di una contingenza drammatica», sottolinea Luca Sisto, Direttore di Confitarma. «Il mondo di oggi non si misura più con la distanza geografica, ma con la distanza economica. E se la catena logistica impone un determinato mercato, non possiamo che considerare anche scelte che sarebbero illogiche, come una rotta polare per le merci.
Perché è il prezzo a stabilire il flusso degli approvigionamenti, e quindi dobbiamo necessariamente iniziare a concentrarci anche sulle potenzialità e sui rischi per il nostro sistema della Northern Sea Route».
A ribadire il tema anche Giorgio Mulè, Sottosegretario alla Difesa del governo Draghi in quota Forza Italia: «L’eccezionalità artica sottolinea anche gli aspetti negativi del tema: una particolarità strategica che ha quindi messo in stand-by la cooperazione, che era una prerogativa del Consiglio Artico, e un esempio virtuoso di diplomazia in tutto il mondo».
Leonardo Parigi
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