Una nave rompighiaccio americana è salpata lo a inizio dicembre per la sua prima missione invernale. Gli Stati Uniti tornano nell’Artico dopo decenni.
Da Sud a Nord
Era il 1982 quando la US Coast Guard metteva in mare la sua ultima missione artica invernale. Il Presidente degli Stati Uniti era Ronald Reagan, e la situazione globale guardava con attenzione il Libano, invaso da Israele. La Guerra Fredda era al suo apice, e il Muro di Berlino avrebbe dovuto aspettare ancora anni prima di essere preso a picconate.
Un mondo completamente diverso, che oggi però rivive in parte grazie alla nuova missione statunitense nelle fredde acque artiche. E in cui anche la pandemia globale ha un ruolo. Quest’anno, infatti, la National Science Foundation ha dovuto ridurre il personale di ricerca nella sua stazione antartica di McMurdo, per cui il rompighiaccio Polar Star è stato esautorato dalla missione di rifornimento nella lontana base scientifica.
All’inizio di Ottobre è arrivata una telefonata al Capitano William Woityra, ufficiale in comando della Polar Star. L’ordine era quello di prepararsi per un cambio di rotta e di prospettive. «Abbiamo semplicemente spostato la nostra attenzione e cambiato tutto ciò che dovevamo fare per approntare i preparativi della missione a Nord», ha affermato il Comandante ad ArcticToday.
Cambio di rotta
Ufficiale delle operazioni sul rompighiaccio Healy dal 2014 al 2016, Woityra ha anche aggiunto: «Abbiamo un disperato bisogno della copertura e della presenza nell’Artico». La missione del Polar Star ha quindi più di un motivo puramente scientifico e addestrativo, ovvero quello di rimarcare che – nonostante una scarsa presenza in termini di unità marittime – Washington non ha alcuna intenzione di abbandonare il tema artico.
La sortita del Polar Star prevede un viaggio a Nord che manca da tempo. L’altro rompighiaccio della US Coast Guard – Healy – è attrezzato per navigare nelle acque artiche nei mesi estivi e autunnali, quando il ghiaccio marino è meno spesso e pericoloso. La missione sarà dura e complessa, anche perché avverrà nella totale oscurità stagionale.
Il Polar Star ha oggi ben 44 anni di missioni alle spalle. Dopo un refitting costato 62 milioni di dollari, nel 2010, la nave sarà ulteriormente rivista con una revisione che inciderà per 75 milioni nei prossimi anni. Obiettivo principale è quello di allungare il più possibile la vita operativa dell’imbarcazione, visto che la flotta di rompighiaccio americani è già ridotta ai minimi termini.
Una flotta da ammodernare
Un nuovo rompighiaccio a stelle e strisce è atteso non prima del 2024, e la nave capitanata da William Woityra sarà in servizio ancora alla fine del decennio. Una situazione di forte imbarazzo e disagio per la US Coast Guard, che da anni richiede maggiori investimenti in termini di mezzi e uomini.
Nel giugno scorso Donald Trump ha chiesto che l’espansione della flotta di rompighiaccio venga accelerata, rispetto a quanto precedentemente ipotizzato. In un memorandum inviato a diversi enti federali, la Casa Bianca ha chiesto anche gli stessi rompighiaccio vengano armati.
La richiesta fa seguito al piano di finanziamento del 2021, in cui erano inclusi 555 milioni di dollari per finanziare una seconda unità per la Guardia Costiera degli Stati Uniti. L’obiettivo del piano della scorsa estate era quello di accelerare sulla scadenza del 2029 per avere una flotta di rompighiaccio decisamente più ampia. L’idea della Casa Bianca è di valutare anche ipotesi quali prendere navi in leasing, così da garantire sufficiente copertura già a partire dal 2022.
Oggi i due rompighiaccio polari della flotta americana rappresentano esclusivamente capacità di ambito scientifico. Il USCGC Healy è il principale rompighiaccio a stelle e strisce, e ha poco più di vent’anni di missioni alle spalle. Utilizzato come piattaforma per la ricerca scientifica nell’Artico, è più “leggero” del USCGC Polar Star, che invece agisce in Antartide.
Leonardo Parigi
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