Il mare si calma, i ghiacci ritornano in vista dopo la fitta nebbia. Navighiamo verso Nord, dopo aver mappato la montagna sottomarina.
Location: Nella nebbia al largo del Mare di Groenlandia
Coordinate: 79°29.910’ N; 003°57.486’ E
Meteo: 4 gradi, sole e nebbia
Negli ultimi due giorni lo scafo di nave Alliance ha fatto un lungo lavoro di mappatura, anche se invisibile. Invisibile nel senso che ciò che viene rilevato, e che prende poi forma sugli schermi dei computer, è una montagna sottomarina. Dopo aver esplorato il Molloy Hole, il punto più profondo del Mar Glaciale Artico, nel 2020, è stata la volta del “Seamount” vicino.
L’attività scientifica ha permesso di acquisire ed elaborare il modello morfologico ad altissima risoluzione anche di questo tratto di fondale marino, inaccessibile per la maggior parte dell’anno, poiché coperto dai ghiacci della banchisa della Groenlandia.
Questa mattina il sole ci ha regalato una giornata più propizia, rispetto alla fitta nebbia di ieri. Il silenzio intorno alla nave ha davvero pochi eguali, e l’assoluta mancanza di suoni – oltre a quelli della nave – è forse il tratto distintivo più marcato di ciò che si svolge oltre la prora di nave Alliance.
La giornata, che viene programmata sempre in anticipo ma che dipende inevitabilmente dalle condizioni meteomarine, è sempre ricca di attività. Sia l’equipaggio militare, sia il team scientifico, lavorano su più turni per coprire le 24 ore. Senza vuoti. E se i raggi del sole non scaldano certamente come in Italia, concedono però la possibilità di diverse uscite sui gommoni rigidi, guidati dai nocchieri di nave Alliance, e popolati dal personale dell’Istituto Idrografico della Marina. Occasione quindi per allontanarsi di qualche miglio per andare a fare nuovi prelievi di campioni di ghiaccio.
“In quest’area è importante sapere bene cosa si fa”, racconta il Comandante Manuel Fantinati, Capitano di Fregata e Ufficiale Incursore di Marina, già premiato con la croce di “Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia” per il servizio in Afghanistan. “Per navigare in queste acque è necessaria un’abilitazione che tutti i comandanti, oltre che gli ufficiali di coperta, devono necessariamente seguire. Ma oltre alle norme, è fondamentale capire l’ambiente in cui si è, dove le condizioni meteo cambiano rapidamente, e le nebbie nascondono i ghiacci che neanche il radar riesce a ‘battere’ con efficacia”.
Acque che, oltre alla pesca e alle attività scientifiche, rischiano di vedere molte più chiglie di navi commerciali. “Negli ultimi anni i transiti di navi mercantili in queste zone sono cresciuti del 25%”, racconta il Comandante, con la sua presenza fisica significativa e lo sguardo rivolto all’orizzonte. Materiale e temporale. “La fusione progressiva dei ghiacci non può che aprire nuove rotte. Ma l’attenzione è sempre necessariamente alta, a certe latitudini. Ed è importante addestrare anche la nostra forza armata a una conoscenza profonda di queste aree”.
Leonardo Parigi
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