Non solo Terre Rare, Kiruna ha anche le chiavi per la sicurezza del settore primario europeo: il fosfogesso.
Come scritto nel precedente articolo su Kiruna, i minerali più interessanti estraibili dal sito sono la magnetite e l’ematite, pieni di ferro, e l’apatite. Il sottoprodotto di ambedue le lavorazioni sono alcune Terre Rare. Al momento non è ancora chiaro esattamente quali REE si possano ricavare, né la loro distribuzione in percentuale.
Nelle note 14 e 15 della “Dichiarazione delle risorse minerarie per il deposito Per Geijer” di LKAB (12 gennaio 2023) è indicativamente riferito che del totale degli ossidi delle Terre Rare quelli pesanti (HREO) ne rappresentano il 17% nel concentrato di apatite testato e il 19% in quello totale, comprendente anche i minerali ferrosi, mentre i LREO (gli ossidi leggeri) sono rispettivamente l’83% e l’81%.
Dato che il prezzo medio degli ossidi negli ultimi sei mesi oscilla tra l’ 1/2€ del Lantanio ai 1600€ del Terbio (ricordiamo che non esiste un’intermediazione borsistica sui REE), occorrerà attendere le certificazioni internazionali delle risorse e delle riserve del giacimento, per lo sfruttamento del quale, si badi bene, LKAB ancora sta lottando per ottenere le necessarie licenze.
Come accennato, tra i depositi dell’area di Kiruna quello di Per Geijer ha un contenuto di apatite molto più elevato rispetto agli altri, anche di dieci volte superiore, come sostiene Andrea Dini, primo ricercatore all’Istituto di geoscienze e georisorse del CNR.
L’apatite fa parte della Classe minerale dei fosfati, contenenti l’elemento chimico del fosforo (P). Da tale minerale si ricava l’anidride fosforica e tramite essa l’acido fosforico, fondamentale nella produzione di fertilizzanti agricoli e di integratori alimentari per animali.
Il fosforo è uno dei tre nutrienti nei fertilizzanti minerali e risulta quindi essere essenziale per la produzione alimentare mondiale. Gli altri due macroelementi primari sono l’azoto (N) e il potassio (K), che insieme al fosforo sono alla base dei concimi NPK (acronimo dato dall’unione dei simboli chimici dei tre elementi).
Nell’Artico europeo i precipitati dell’apatite vengono prodotti negli stabilimenti della finlandese Yara, proprietaria dell’unica miniera di fosfato dell’Europa occidentale a Siilinjärvi, circa un milione di tonnellate l’anno.
Le potenzialità geoeconomiche di Per Geijer si palesano guardando ove viene estratto il fosforo nel mondo. Dal sito dell’USGS, l’istituto geologico federale statunitense, si evince che tutti i giacimenti sono extraeuropei, eccezion fatta per quello finlandese. Peraltro, la Finlandia ha una produzione di 5000 tonnellate sulle 220 mila nel 2022, cioè appena il 2,3% del totale.
Occorre notare che uno degli effetti della guerra in Ucraina è stato una difficoltà negli approvvigionamenti europei di fertilizzanti dal proprio Est. La Russia, infatti, nonostante estragga solo il 6% di fosfati, ha una quota del 13% delle esportazioni mondiali (primo World Exporter) e ha decretato un blocco dei relativi commerci in risposta alle sanzioni ricevute.
Anche Ucraina e Bielorussia hanno preferito riservare la produzione nazionale ad esigenze domestiche. Va da sé che, essendo entrati in una fase di decoupling tra le economie russe ed europea, un’approvvigionamento indipendente di fertilizzanti non sarebbe un traguardo da poco per l’agricoltura europea.
Il fosfogesso è il materiale di scarto della lavorazione dell’apatite. La cosa interessante è che recenti innovazioni di processo stanno permettendo di estrarne Terre Rare in modo eco-friendly.
Nel fosfogesso le Terre Rare non stanno semplicemente mescolate in tutto il resto del materiale, ma formano fasi cristalline separate, cioè si separano in piccoli cristallini scioglibili con acidi che non aggrediscono il grosso del fosfogesso. Questa tecnica, detta lisciviazione, permette di estrarre dalla mole di fosfogesso solo le parti che contengono le frazioni di REE, ulteriormente purificabili con altre tecniche chimiche di uso comune.
Il lisciviante, cioè il reagente acido che dissolve selettivamente solo le parti contenenti le Terre Rare è assolutamente compatibile con l’ambiente. Si tratta di una miscela ottenuta dalle colture del batterio Gluconobacter oxydans, a base di acido gluconico. Vista la bio origine, si è deciso di definirlo biolisciviante. Il biolisciviante è in grado di estrarre materiali a base di ittrio, cerio, neodimio, samario, europio e itterbio con prestazioni comparabili ad altri acidi inorganici, responsabili di un importante impatto ambientale.
Su OA abbiamo già parlato delle potenzialità artiche del riciclo del fosfogesso come fonte di Terre Rare in Russia. Questo può avvenire anche nei siti scandinavo-finlandesi. Non solo come fonte di metalli tecnologici ma anche per il sostentamento autoctono del comparto primario.
Il maggior ostacolo a detti propositi pare essere il farraginoso iter autorizzativo comunitario alle iniziative industriali nel Vecchio Continente da parte dell’Ue, come lamentato da LKAB. La Commissione europea ha proposto una “Legge europea sulle materie prime critiche” (European Critical Raw Materials Act).
L’atto normativo ridurrà gli oneri amministrativi e semplificherà le procedure di autorizzazione per i progetti di materie prime critiche nell’UE. Inoltre, le iniziative strategiche selezionatile beneficeranno del sostegno per l’accesso ai finanziamenti e di tempi di autorizzazione più brevi (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di lavorazione e riciclaggio).
Ma Niklas Johansson, Senior Vice President Communication and Climate di LKAB, ne ha ultimamente lamentato un vulnus: la mancata classificazione del fosforo come Strategic Raw Material. Infatti, negli allegati al testo legislativo il Phosporum è compreso tra i metalli critici (Annex 1) ma non tra quelli strategici (Annex 2), cosa che lo escluderà dai migliori benefici. I progetti sul Fosforo, dunque, godranno sì di un parziale snellimento degli oneri e dei tempi autorizzativi, ma senza avere la possibilità di ricevere finanziamenti comunitari e permessi di lavorazione ed estrazione in massimo uno e due anni.
In conclusione, l’apatite di Per Geijer non rappresenterà solo una voce considerevole nel garantire metalli tecnologici e per la ristrutturazione industriale verde europea. Potrà anche essere una vitale fonte di indipendenza per le filiere agricole e zootecniche del Vecchio Continente. Rischiamo un’occasione persa?
Marco Leone
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