Dopo la chiusura del Bosforo e dello Stretto dei Dardanelli, le navi militari russe potrebbero restare “prigioniere” nel Mar Nero.
Situato nella Turchia nordoccidentale, il Bosforo, lungo 31 km e di larghezza compresa tra i 740 e 3.300 metri e incorniciato dalla metropoli di Istanbul, unisce Mar Nero e Mar di Marmara, collegato a sua volta al Mediterraneo attraverso lo Stretto dei Dardanelli, da secoli un passaggio strategico per l’intera regione.
Per Ottomani e turchi è sempre stato imperativo controllare i flussi di tali Stretti, così come per la Russia avere l’agevolezza di transitarvi per accedere ai mari caldi. Negli strascichi della Prima Guerra Mondiale, lo sfaldamento dell’Impero Ottomano dovette fronteggiare ad Est della penisola anatolica i revanscismi dei popoli caucasici e gli appetiti dei vincitori anglo-francesi, mentre ad ovest erano le mire italiche, ma soprattutto quelle greche, che minacciavano l’esistenza stessa delle vestigia dell’ex Impero.
Il debole Sultano, Maometto VI, subì l’ascesa del generale Mustafa Kemal, fondatore del Movimento Nazionale Turco, il quale fermò l’invasione ellenica, sconfisse l’esercito del Califfo e impose nascita della Repubblica, di cui fu il primo Presidente e da allora appellato come Mustafa Kemal Ataturk, il Padre della Turchia moderna.
La Conferenza di Losanna fu il risultato dell’appeasement e vide la Turchia accettare le condizioni delle potenze marittime mediterranee del tempo, Francia, Inghilterra e Italia.
Con un’altra temperie storico-politica, Ataturk ottenne il ribaltamento dei termini della questione a vantaggio degli anatolici. Mentre con Losanna, nel 1923, la Turchia aveva potestà di serrare gli Stretti solo se coinvolta in guerra, con Montreux (1936) tale facoltà poteva essere esercitata anche in stato di neutralità in una situazione guerra nelle vicinanze, tramite il divieto di accesso per le marine dei belligeranti.
Unica eccezione, il quarto comma della Convenzione permette il transito dei navigli bellici degli Stati in conflitto, ma solo per rientrare nei porti d’origine, cioè quelli in cui sono registrati.
Il 28 Febbraio 2022, il governo turco ha applicato la Convezione a seguito dello scoppio delle ostilità in Ucraina. La flotta russa del Mar Nero annovera anche sei imbarcazioni dei quadranti nordici (tre della Flotta del Baltico e tre di quella Nord), precedentemente unitesi per delle esercitazioni.
E, da qui a breve, potrebbe sorgere un problema diplomatico. Le imbarcazioni militari prestate alla Flotta di Sebastopoli sono navi anfibie, adoperate per le operazioni di sbarco. È presumibile che, una volta conseguita la conquista delle coste a Sud dell’Ucraina, vorranno essere reintegrate nelle flotte di partenza.
Ma è altrettanto probabile che la guerra terrestre non sarà conclusa, dando la possibilità ad Ankara di continuare ad applicare Montreux. A ciò si aggiunge il fatto che l’interpretazione turca del quarto comma dell’art.19 concerne solo i porti d’origine nel Mar Nero (il testo, invece, non specifica).
La mancanza delle sei navi anfibie non metterà in crisi le armate navali di provenienza. Ma in una situazione evolutiva così incerta degli equilibri militari e con Danimarca, Svezia e Finlandia che manifestano posture muscolari d’altri tempi, la Russia potrebbe aver bisogno di fare rientrare le sei navi nei Comandi di competenza.
E, allora, potrebbe crearsi un attrito con l’interpretazione restrittiva turca del Trattato di Montreux.
Marco Leone
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