Cultura, lingua, religione e territorio dei Sami, una delle principali popolazioni indigene nella regione artica.
I Sami sono un popolo indigeno d’Europa che oggi stanziano nelle terre del Nord e più precisamente nella parte settentrionale della Norvegia, della Svezia e della Finlandia. Inoltre vi è una parte della popolazione che risiede nella penisola di Kola in Russia.
I Sami sono perlopiù conosciuti con il nome di “Lapponi” e vivono in una terra chiamata Sapmi o Lapponia. Nel 1996 l’Unesco ha riconosciuto parte della Lapponia svedese come Patrimonio mondiale dell’umanità. Il 95% del suo territorio è adibito a parco o riserva naturale.
Il territorio durante l’inverno si ricopre di una spessa coltre di neve, le temperature possono raggiungere anche i -35° e nelle parti più a Nord il sole non sale mai sopra all’orizzonte nel periodo tra novembre e febbraio.
Il cielo si decora con sfolgoranti colori verdi, gialli, rossi propri dell’Aurora Boreale (in finlandese revontulet, luce della volpe). L’estate dura circa due mesi e mezzo durante la quale il fenomeno del sole di mezzanotte si incontra mediamente per circa 40 giorni l’anno. La vita si sviluppa prevalentemente all’aperto e in contatto con la natura.
Secondo gli ultimi censimenti oggi in Lapponia si possono contare circa 70.000 sami così ripartiti: Norvegia (40.000), Svezia (20.000), Finlandia (7.000) e Russia (2.000).
A seconda della regione dove risiedono si possono identificare diversi gruppi sami che differiscono tra di loro per costumi, lingua e in parte per tradizioni. I gruppi più importanti e numerosi sono i Sami meridionali (Norvegia e Svezia), i Sami Skolt (penisola di Kola), i Sami di Inari (Finlandia) e i Sami settentrionali (Svezia e Finlandia).
Questi gruppi si distinguono anche in base alle attività di sussistenza che praticavano in passato e che praticano in parte ancora oggi. I Lapponi norvegesi sono sedentari, abitano quasi tutti sulla costa o lungo i corsi d’acqua e principalmente sono dediti alla pesca, alla caccia e all’artigianato.
I Lapponi svedesi si dividono in due gruppi: seminomadi o della foresta che vivono allevando le renne nel folto delle foreste di conifere e compiono brevi migrazioni tra un pascolo e un altro e i Lapponi nomadi o della montagna che in estate portano i pascoli sulle alture per poi ridiscendere in pianura durante l’estate.
Quest’ultimo gruppo è riuscito meglio a conservare le proprie tradizioni. I Sami finnici-russi sono quasi tutti Sami della montagna.
Oggi i Sami sono l’unico popolo indigeno riconosciuto politicamente nella Fenno-Scandinavia. Essi sono continuamente in cerca di una propria indipendenza dagli stati centrali. Un’ indipendenza che garantirebbe la tutela delle proprie tradizioni, della propria lingua e della propria spiritualità.
A partire dagli anni ’70 del secolo scorso si sono costituiti i vari parlamenti sami nelle nazioni di appartenenza. Parlamenti che hanno poteri consultivi e che si pongono come fine delle proprie attività la promozione della lingua e della cultura e la gestione di tutte le questioni relative al popolo indigeno, sia a livello nazionale che internazionale.
A Jakkmok, in Svezia, nel 1953 fu organizzata per la prima volta la “Nordic Sàmi Conference”. Si svolge ogni tre anni a rotazione in uno dei paesi partecipanti (Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia) ed ha come obiettivi principale quelli di: creare un’unica politica per tutti i gruppi sami, adoperarsi in un’azione di divulgazione su larga scala della cultura, della storia e dei progetti dei sami. Il popolo sami inoltre possiede una propria bandiera ed un inno nazionale.
Le lingue sami sono lingue uraliche con rilevanti differenze con la lingua norvegese, svedese (lingue germaniche) e russa e con similitudini con il finlandese (lingua ugro-finnica). Si possono individuare dieci gruppi linguistici di cui uno si è estinto nel 1800 ed un altro nel 2003. Oggi altri tre gruppi sono in pericolo di estinzione. Soltanto sei di questi gruppi possiedono una tradizione letteraria gli altri mantengono ancora in parte una tradizione orale anche se con sempre maggiore difficoltà sopravvive.
Il gruppo più numeroso e di maggiore importanza è il North Sami o Mountain Sami, circa il 70% della popolazione sami parla questa lingua. Negli anni della colonizzazione la lingua sami non veniva insegnata nelle scuole e veniva proibita nell’uso quotidiano. Ad essa veniva preferita il norvegese o lo svedese.
Negli ultimi decenni si sta tentando una rivalutazione di questa lingua, viene insegnata nelle scuole ed anche a livello universitario. Si sono create stazioni radio e giornali in lingua sami e molte istituzioni pubbliche sono tenute a parlare anche questa lingua.
Le radici della spiritualità del popolo sami sono da ricercare nella sapienza della cultura sciamanica che ha plasmato questo popolo per millenni prima dell’arrivo funesto dei cristiani, attorno al tredicesimo secolo. Quest’ultimi per secoli hanno portato avanti una politica di conversione forzata che spesso è degenerata nella distruzione e nella violenza fisica.
La cultura sciamanica dell’era pre-cristiana era certamente la più importante del nostro continente, fortemente sviluppata in tutto il territorio faceva da collante tra tutte le tribù sami che venivano accumunate da questa credenza che permeava tutto il loro vivere quotidiano.
Attorno al tredicesimo secolo iniziarono ad arrivare i primi cristiani e con essi i primi attacchi a questa tradizione millenaria definita la prova della presenza del diavolo in terra. Una pratica di conversione forzata che toccò il suo apice attorno al 19° secolo con il pastore Lars Levi Laestadius (1800- 1861) che si può considerare uno dei maggiori artefici della conversione sami al cristianesimo.
I tamburi, strumento necessario per la pratica dei riti sciamanici, furono banditi e distrutti. Cosi come furono anche vietati gli yoik i canti tradizionali sami utilizzati sia nell’ambito profano sia nelle pratiche degli sciamani (noaide).
La gran parte degli sciamani dovettero abbandonare le proprie pratiche e chi si rifiutava rischiava di essere ucciso o messo al bando dalla comunità. Quest’ultima ne risentì enormemente da questo progressivo distanziamento dalla tradizione, il tessuto sociale spesso si è sfaldato per abbracciare una nuova religione imposta da persone straniere che non avevano alcun tipo di relazione con il territorio e le tradizioni del posto.
Con lo sciamano si veniva a perdere una figura di riferimento per la società sami, una persona capace di rivestire innumerevoli ruoli tra cui quello di guaritore di patologie fisiche ma soprattutto psichiche.
Così il grande studioso Mircea Eliade descrive lo sciamano e lo sciamanesimo:
“Lo sciamanismo strictu sensu è per eccellenza un fenomeno religioso siberiano e centro asiatico (…). In tutta questa area immensa che comprende il centro e il nord dell’Asia la vita magico religiosa delle società si incentra nello sciamano. Ciò non equivale certo a dire che egli sia il solo ed unico manipolatore del sacro, né che l’attività religiosa sia totalmente manipolata dallo sciamano. In molte tribù il prete sacrificatore coesiste presso allo sciamano, senza contare il fatto che ogni capo di famiglia è anche il capo del culto domestico. Tuttavia lo sciamano resta la figura predominante, perché in tutta questa zona ove l’esperienza estatica è considerata come l’esperienza religiosa per eccellenza, lo sciamano, e soltanto lui, è il grande maestro dell’estasi. Una prima definizione di questo fenomeno complesso, quella, forse, che ancora è la meno azzardata, potrebbe essere: sciamanismo = tecnica dell’estasi. (…) In genere lo sciamanismo coesiste presso ad altre forme di magia e religione.”
L’origine del termine sciamano è ancora dubbia. La gran parte degli studiosi fanno risalire questo termine al tunguso samān che a sua volta deriverebbe dal pali samana (sanscrito śramana) con cui si indicava il prete buddista.
Per i Tungusi lo sciamano era il punto di riferimento della comunità che incarnava numerose funzioni: medico, guaritore, mediatore con il mondo dei morti, difensore magico della comunità. L’antropologo Ioan Lewis cosi descrive la figura dello sciamano:
“We are correct to argue that far from being opposed or mutually exclusive phenomena… shamanism and spirit possession regularly occur together, the shaman being essentially a master (or mistress ) of controlled spirit- possession)”
Lo sciamanesimo può essere considerato a tutti gli effetti una cultura che ha permeato gran parte delle popolazioni mondiali prima dell’avvento delle religioni più classiche. È l’humus da cui poi tutte le religioni si sono sviluppate. Si può fare risalire l’origine dello sciamanesimo a circa 40-50 mila anni fa, all’età della pietra. Sono stati fatti ritrovamenti archeologici che riconducono a questa cultura in tutte le parti del mondo: in Africa, nelle Americhe, in vari luoghi dell’Asia, in Oceania, in Australia, nel Nord Europa tra i Sami, nell’antica Britannia e in molti altri luoghi.
Questo a testimoniare come lo sciamanesimo sia alla base della cultura dell’essere umano ed è per questo che in molte popolazioni è riuscito a resistere anche a tentativi di una sua completa distruzione. Oggi vi sono molte realtà che cercano di far di nuovo emergere i valori dello sciamanesimo. Si assiste ad una continua nascita di gruppi neo-sciamanici soprattutto in quelle zone che già hanno vissuto in passato importanti fenomeni sciamanici.
Il contatto con la natura, il rapporto con il mondo invisibile, l’uomo visto come un essere capace di evolversi continuamente, la malattia intesa come un momento di crisi da comprendere e superare, sono tra i concetti che oggi possiamo ritrovare in questi movimenti. Gli stessi concetti che caratterizzano gran parte delle popolazioni indigene che ancora oggi riescono ad imporre i propri valori.
“Lingua sámi, lingua dorata,
Lingua sámi, lingua dorata.
Non morire, nostra lingua madre,
anche se parole straniere e straniero volere
hanno scavato la loro tomba per te
prima ancora che tu fiorissi,
prima che il tuo bocciolo si schiudesse”
Hans Aslak Guttorm, (1907 – 1992), autore di origine sami, nato in Finlandia scrisse le sue opera in Nothern Sami.
Lorenzo Moretti – Ricercatore, Esperto di cultura “Sami”.
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Gentile Lorenzo Moretti,
Sono un ‘insegnante e regista : ho realizzato un documentario sulle donne in relazione alla Terra Madre in Asia Centrale : Le figlie sono come le madri Donne lungo la Via della Seta.
Ho letto con grande interesse il suo articolo sul popolo dei Sámi che ammetto prima di un mese fa non conoscevo anche se sapevo dell’esistenza di una forma di Sciamanesimo che “ collegasse” Siberia a quelle terre.
Sarei contenta di poter leggere altro in merito
Immagino potrebbe suggerirmi testi e o film sul tema
Grazie infinitamente in anticipo
Un sorriso
Lisa Castagna