Russia

Le esercitazioni russe nell’Artico e la deterrenza nucleare

Le esercitazioni russe con armi nucleari hanno il delicato scopo di mantenere la “readiness” delle forze militari e di servire da monito per gli avversari. L’ultima, attentamente seguita dal presidente Putin, si è svolta il 29 ottobre scorso nell’Artico.

Questione di deterrenza

Abbiamo già più che affrontato il tema delle esercitazioni militari. Oltre all’obiettivo evidente e dichiarato di mantenere la cosiddetta “readiness” – quella preparazione delle forze militari che serve in caso di conflitto – queste esercitazioni hanno anche il piacere di mostrare al mondo la forza militare di un certo Stato e di flettere un po’ i muscoli di fronte al nemico. Anche il nucleare, in modo un po’ diverso, comunque rientra in questo discorso.

Per quanto sia visto come qualcosa di terribile, il nucleare non è però “sporco” quanto le armi biologiche o quelle chimiche, per esempio. I possessori di armi nucleari godono di rispetto e timore, tanto da garantire loro un posto nel club più esclusivo al mondo: quello dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. I Cinque, dopotutto, sono i vincitori – chi più, chi meno – della Seconda guerra mondiale.

Una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

E così, dopo l’apertura delle danze da parte degli Stati Uniti, anche l’Unione Sovietica (il cui seggio è stato ereditato dalla Federazione Russa), il Regno Unito, la Cina e la Francia hanno voluto dimostrare la propria rilevanza attraverso la ricerca scientifica e l’implementazione di programmi nucleari militari. Con il tempo, altri si sono aggiunti a questo “club”, anche se magari non proprio seguendo alla lettera le regole. Ma si sa, il diritto internazionale è più una traccia piuttosto che un vero e proprio codice da rispettare.

L’utilità delle armi nucleari, a esclusione di quei circa cinque anni tra le esplosioni che rasero al suolo Hiroshima e Nagasaki e il primo test sovietico, è sempre stata proprio nel loro NON utilizzo. Sono il deterrente supremo, in grado di prevenire conflitti diretti tra Potenze nucleari. Una guerra in questi termini, infatti, assicurerebbe la distruzione non solo degli attori coinvolti, ma di gran parte, se non dell’intero pianeta.

Solo un’esercitazione?

Ma torniamo alle esercitazioni, perché che deterrente è, se chi lo possiede non ricorda periodicamente all’avversario o presunto tale di averlo? Ed ecco le varie esercitazioni nordcoreane, che dominano le cronache per giorni con toni allarmistici, o quelle russe, sulle quali ci soffermeremo a breve, che coinvolgono gli enormi sottomarini della Flotta del Nord.

Non dimentichiamo però, anche se quasi mai ne sentiamo parlare, che pure la NATO, della quale siamo membri, esegue esercitazioni nucleari periodiche. L’ultima di queste si è tenuta molto di recente, come d’altra parte succede ogni anno nel mese di ottobre. Attenzione però: il fatto che un’esercitazione militare sia “nucleare” non significa che le armi siano testate e nemmeno fisicamente impiegate. Indica che si simulerà come muoversi, nel remoto caso in cui fosse necessario ricorrere alla forza nucleare. In altre parole, è sempre una questione di preparazione. E, ancora una volta, di ricordare agli avversari che si è pronti.

Il sottomarino russo Novomoskovsk

E così arriviamo a parlare di Russia. Lo scorso 29 ottobre, le Forze missilistiche strategiche e la Marina Militare russe hanno testato simultaneamente diversi missili nucleari, lanciati dai sottomarini Novomoskovsk e Knjaz Oleg, parte rispettivamente della Flotta del Nord e della Flotta del Pacifico, oltre che da postazioni terrestri nella regione artica di Arcangelo e nel Territorio della Kamčatka. Con toni trionfali, il ministro della difesa Andrej Removič Belousov e il presidente Vladimir Putin hanno annunciato il successo dell’esercitazione. Nell’esercitazione, a completamento della cosiddetta “triade nucleare”, sono stati coinvolti anche vari bombardieri Tu-95MS, e tutti i missili hanno colpito i loro obiettivi immaginari, sorvolando il Mar Glaciale Artico.

Le parole di Putin

Non mancano speculazioni, come sempre in questi casi. Nelle parole di Putin, l’obiettivo dell’esercitazione era quello di testare la readiness delle forze russe e di verificare la capacità dei comandi di gestire le risorse affidate loro per raggiungere gli obiettivi fissati. Tuttavia, ha aggiunto, “date le crescenti tensioni geopolitiche”, le forze russe devono essere sempre pronte per un eventuale impiego in combattimento. Eccolo l’elemento chiave: il potenziale deterrente dell’esercitazione. Non è mancata anche la precisazione che la Russia non intende dare inizio di una nuova corsa agli armamenti, ma che è necessario mantenere una forza nucleare moderna e pronta all’uso.

L’esercitazione, in questo caso specifico, mirava a simulare una risposta massiccia a un attacco nucleare da parte di un non precisato nemico; l’uso di armi nucleari nel prossimo futuro, si continua a ripetere, sarebbe una misura estrema, eccezionale. Da una parte le parole rassicurano, ma dall’altra le esercitazioni non vogliono far dimenticare a nessuno che i missili nucleari russi ci sono, funzionano e sono lì per restare. Ed essere un giorno, perché no, usati.

Tommaso Bontempi

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Tommaso Bontempi

Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

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