Nuove esercitazioni NATO in Norvegia, con il consueto incontro delle marine alleate per TG-21-1, il training navale congiunto che si svolge ogni anno al largo delle coste di Oslo.
Sono 14 fra navi e sottomarini provenienti da Norvegia, Danimarca, Francia, Canada, Germania e Paesi Bassi le unità che stanno partecipando in questi giorni all’esercitazione marittima annuale TG21-1. Uno dei tanti momenti di esercitazione congiunta fra le marine alleate, che vede interessato anche lo Standing NATO Maritime Group 1, uno dei tre gruppi di reazione rapida dell’Alleanza Atlantica.
Lo SNMG1 è composto da tre unità: la HMCS Halifax, della Marina canadese, la FGS Spessart, tedesca, e l’unità francese Latouche-Tréville. L’esercitazione è pensata per migliorare la cooperazione alleata e rafforzare le capacità nazionali dei vari partecipanti, potenziando le risposte in ambienti complessi.
All’ammiraglia SNMG1, la HMCS Halifax, e al resto della squadra, partecipa all’esercitazione anche la fregata norvegese HNoMS Fridtjof-Nansen, oltre a unità della Marina danese e dei Paesi Bassi. TG-21-1, che supporta l’addestramento e la qualificazione dei futuri comandanti dei sottomarini della NATO, è solo una delle molte esercitazioni congiunte, come detto. Ma ogni nuova azione dell’Alleanza Atlantica nell’area inizia ad assumere contorni diversi.
Il 9 febbraio scorso, due caccia norvegesi sono decollati dalla base aerea di Bodø per intercettare due bombardieri russi a lungo raggio TU-160 al largo delle coste della Norvegia. Anche qui, gli sconfinamenti aerei russi rappresentano ormai una routine sul confine fra le due parti.
Tuttavia, il fatto che uno dei primi provvedimenti presi dalla nuova Amministrazione Biden sia stato l’invio di bombardieri B-1 in Norvegia, segna un possibile cambio di passo degli Stati Uniti nello scenario artico. Sia in chiave di potenziamento delle capacità della NATO, sia rispondendo alle crescenti richieste interne statunitensi per meglio posizionarsi nella regione.
Quattro bombardieri B-1 della US Air Force e circa 200 membri del personale della Dyess Air Force in Texas sono stati schierati nella base aerea di Ørland, in Norvegia. A cavallo tra Febbraio e Marzo inizieranno le missioni nel Circolo Polare Artico e nello spazio aereo internazionale al largo della Russia nordoccidentale.
«Operational readiness and our ability to support Allies and partners and respond with speed is critical to combined success. We value the enduring partnership we have with Norway and look forward to future opportunities to bolster our collective defense» – Gen. Jeff Harrigian, U.S. Air Forces in Europe and Africa commander.
Barbara Barrett, Segretario dell’Air Force sotto l’Amministrazione Trump, aveva affermato che “i recenti investimenti russi nell’Artico includono una rete di mezzi aerei offensivi e sistemi missilistici costieri“. E ancora: “Gli Stati Uniti valutano che la Russia consideri il mantenimento del proprio accesso all’Artico sempre più vitale, con quasi il 25% del suoPIL proveniente da idrocarburi che derivano dal Circolo Polare Artico“.
Gli Stati Uniti si muovono verso l’Artico attraverso nuove direttrici, anche istituzionali. Lo scorso Gennaio lo U.S.Department of Homeland Security aveva rilasciato la sua prima “strategia artica“.
Negli ultimi due anni anche il Dipartimento della Difesa e la Guardia Costiera hanno pubblicato analoghi documenti, mentre solo negli ultimi sei mesi l’Air Force e la Marina statunitensi hanno dato alle stampe documenti strategici che riguardano l’Artico. Se due indizi fanno una prova, siamo ben oltre la certezza del cambio di paradigma di Washington nei confronti dell’estremo Nord.
Leonardo Parigi
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