Con il termine “Eschimesi” si intende qualsiasi popolo che costituisce la popolazione indigena delle regioni artiche e subartiche della Groenlandia, del Canada, degli Stati Uniti e della Siberia.
In questo articolo andremo alla scoperta degli Inuit, ti spiegherò quanti sono gli eschimesi nel mondo, dove vivono, cosa mangiano, come si baciano e passeremo in rassegna ai vari usi e costumi.
Sei pronto? Iniziamo!
Indice degli argomenti
Prima di iniziare con l’articolo, vorrei parlarti di un argomento importante: l’altro nome degli eschimesi da utilizzare quando ci si riferisce a questi popoli.
Sebbene il nome “Eschimese” fosse comunemente utilizzato in Alaska per riferirsi agli Inuit e gli Yupik nel passato, oggi rappresenta invece un dispregiativo, perchè si tratta di un nome coloniale imposto da persone non indigene.
Il termine “Eschimese” deriva infatti da una parola che significa “rete delle racchette da neve” (o, secondo un’altra accezione “mangiatori di carne cruda“), mentre “Inuit” significa “persone”.
I nativi dell’Alaska preferiscono essere conosciuti con i nomi che utilizzano nelle loro lingue, come Inupiaq o Yupik.
In Canada, Groenlandia e nell’Alaska settentrionale, gli eschimesi vengono identificati con il termine Inuit o nel sottogruppo Inupiat, mentre Yupik si riferisce ai popoli eschimesi che abitano l’Alaska e la Siberia orientale.
Esiste un terzo gruppo, noto come Aleut, che vive nelle Isole Auletine e che è strettamente imparentato con gli eschimesi.
“Inuit” è ora il termine più utilizzato in Alaska e in tutto l’Artico, mentre “Eschimese” sta scomparendo.
Gli Eschimesi (o Inuit appunto) sono le popolazioni indigene che abitano parte della regione circumpolare settentrionale, che si estende dalla Siberia al Canada.
Alcuni reperti storici suggeriscono che si siano stabiliti nel Nord America circa 5.000 anni fa. Questo primo gruppo si è poi spostato in Alaska.
Al primo contatto con gli europei, la popolazione eschimese ammontava a circa 50.000 unità ed è rimasta relativamente costante nel corso dei secoli.
Ma gli eschimesi esistono ancora? A quanto ammonta la popolazione oggi?
Secondo il censimento del 1990, attualmente ci sono 57.152 eschimesi e 23.797 aleutini al mondo.
Gli eschimesi inuit vivono nella Russia orientale, Alaska, Canada settentrionale, Groenlandia e Danimarca.
Ma quindi, dove abitano gli eschimesi? È vero che la casa degli eschimesi è l’igloo?
Molte persone credono erroneamente che le case degli eschimesi siano gli igloo.
Questo mito, nonostante sia molto affascinante, è purtroppo lontano dalla verità: gli Inuit utilizzano gli igloo quasi esclusivamente come rifugi di caccia.
Infatti, sebbene la maggior parte degli Inuit viva in vere e proprie case, gli igloo vengono ancora utilizzati per le occasionali battute di caccia.
Ma a cosa servono esattamente gli igloo? Cosa c’entra la caccia? – ti chiederai.
Devi sapere che a causa della dieta Inuit, in gran parte carnivora, nel passato i cacciatori si spostavano dalle loro case verso aree molto più fredde e vicine al ghiaccio marino, dove potevano cacciare le foche.
I cacciatori rimanevano all’interno dei loro igloo per un minimo di pochi giorni alla volta fino addirittura ad interi inverni.
La dieta eschimese è principalmente carnivora. Queste popolazioni si nutrono di uccelli, renne caribù, foche, trichechi, orsi polari, balene e pesci.
Nella stagione estiva, invece, queste popolazioni si dedicano alla raccolta di alcuni alimenti vegetali come bacche, erbe, tuberi, radici, steli e alghe.
Le terre ghiacciate coperte di neve non sono adatte alla coltivazione di piante. La carne animale è stata ed è tutt’ora, per necessità, l’unico cibo disponibile per la maggior parte dell’anno.
La lingua eschimese è classificata nella famiglia Eskimo-Aleut e non deriva da nessun gruppo linguistico conosciuto.
Le lingue eschimesi si dividono in lingue Inuit e Yupik.
La lingua Inuit è caratterizzata da numerosi dialetti che differiscono per regione e comunità. I dialetti Inuit sono Inuktitut, Iñupiaq, Inuvialuktun
Secondo alcuni studi condotti tra il 1989 e 1993, la vita media eschimesi è di circa 68 anni.
Ma qual è la principale causa di morte?
Negli anni è circolata la leggenda che sosteneva che, grazie alla loro dieta, gli Inuit non fossero soggetti a malattie cardiache.
Una revisione approfondita delle prove dimostra invece che questi popoli sviluppano una prevalenza di CAD (malattia coronarica), che hanno una mortalità eccessiva a causa di ictus cerebrovascolari, che la loro mortalità complessiva è doppia rispetto a quella delle popolazioni non eschimesi e la loro aspettativa di vita è di circa 10 anni inferiore a quella della popolazione danese.
La maggior parte degli Inuit vive in una casa in cui è presente l’acqua corrente e in cui ci si può lavare come nel resto del mondo.
Ma come si lavano gli eschimesi che vivono in villaggi dove non è presente l’acqua corrente? In una terra dove l’acqua è rinchiusa nel ghiaccio per oltre otto mesi all’anno, la gente del posto ha dovuto sviluppare un sistema di balneazione che richiedesse un utilizzo molto limitato di acqua.
Si tratta del maqi (pronunciato mock-HEY), un bagno di vapore, che rappresenta il modo tradizionale per lavarsi nei villaggi Yupik dell’Alaska settentrionale.
Si tratta di un piccolo edificio di due stanze composto da tronchi o legname (una sorta di piccola sauna).
La più piccola delle stanze serve da spogliatoio e per rinfrescarsi una volta finita la balneazione. Quella più grande rappresenta invece il bagno stesso. Il soffitto è molto basso, di solito meno di 120 cm, al cui interno si può stare solo seduti o sdraiati.
Una parte del pavimento è ritagliata per creare uno spazio incassato che ospita una stufa a legna appena sotto il livello del suolo.
Una volta all’interno, gli eschimesi accendono la stufa che aumenta la temperatura della stanza fino a raggiungere i 60°C.
Dopo aver sudato tutte le tossine dal proprio corpo, si sciacquano velocemente con un po’ d’acqua, ed escono dalla stanza.
Il maqi tradizionale è diviso per genere, poiché si tratta di un’attività da fare completamente svestiti.
Gli uomini entrano di solito prima delle donne eschimesi e accendono la stufa a legna. Un segno del “machismo” eschimese è quanto caldo riesci a sopportare all’interno della stanza.
Dopo che gli uomini hanno finito, entrano le donne e i bambini, regolando la stufa a temperature leggermente inferiori.
Gli eschimesi realizzano i loro caldi vestiti con la pelle di caribù, un materiale che si è evoluto nel corso di milioni di anni nell’ambiente artico, fornendo ai caribù un isolamento ineguagliabile contro il freddo estremo. L’abbigliamento realizzato con questo materiale è straordinariamente caldo, leggero, idrorepellente e resistente.
Gli eschimesi hanno inventato il parka, una giacca con cappuccio fatta in pelle di caribù e indossata con una pelliccia al suo interno. Per proteggersi dal freddo intenso e dalle tempeste di neve, spesso indossano un secondo parka sopra il primo, con il lato della pelliccia rivolto verso l’esterno.
Un collare di pelliccia di lupo (o ghiottone) attorno al cappuccio creava una piccola area di calore che proteggeva il viso esposto di chi lo indossava.
I pantaloni di pelle di caribù (kuliksak) vengono indossati con la pelliccia rivolta all’interno o all’esterno. I calzini (aliqsik) vengono sempre indossati con la pelliccia all’interno. Le muffole (atqatik) erano preferiti ai guanti perché le dita sono meno suscettibili al congelamento quando sono avvolte nella calda sacca d’aria all’interno di un guanto. Per fermare le correnti d’aria gelide, le persone a volte indossano polsini di pelliccia di caribù e legano una cintura (tavsi) intorno alla vita del parka.
Gli stivali (sempre in pelle di caribù) chiamati kamik sono resistenti, straordinariamente caldi e leggeri ed elastici quasi quanto le pantofole più comode. Nessun materiale moderno può eguagliare la combinazione di calore e leggerezza di questi stivali.
L’abbigliamento tradizionale viene prodotto dalle donne eschimesi, che sono delle vere e proprie designer e fabbricanti altamente qualificate.
Le donne Nunamiut sono esperte nel cucito, e spesso ispezionano a fondo i prodotti finiti per verificare la tenuta e l’uniformità delle cuciture. L’abbigliamento viene creato su misura per ognuno ed è anche progettato per essere bello, con pellicce di colore chiaro e scuro cucite insieme in motivi eleganti e attraenti.
La famiglia è il fulcro centrale della comunità e il maschio anziano funge da leader. I maschi crescono con una devozione quasi religiosa per la caccia e alle ragazze viene tradizionalmente insegnato a cercare un cacciatore di talento come marito.
Considerati e rispettati come custodi della conoscenza, gli anziani Inuit hanno visto i propri ruoli modificarsi negli anni. Oggi sono gli insegnanti della lingua, dei valori e delle tradizioni, e costituiscono solo il 2% della popolazione Inuit. Vengono presi sempre in grande considerazione, dato che sono stati testimoni in prima persona del cambiamento climatico.
Tradizionalmente, gli Inuit credevano che umani, animali e forze della natura avessero degli spiriti. Quando qualcosa andava storto gli Inuit credevano che gli spiriti fossero infelici, e così chiedevano a uno sciamano di renderli nuovamente felici. Sebbene molti Inuit oggi siano cristiani, alcuni continuano ancora praticare lo sciamanesimo.
Diverse comunità di artisti vivono nel Nunavut, la parte più vasta del Canada. Molti artisti intagliano sculture in pietra, avorio e ossa di animali. Altri dipingono, fanno ceramiche, scattano fotografie o realizzano stampe. Molti Inuit hanno formato cooperative di artisti così possono lavorare insieme per gestire attività che vendono le proprie opere artistiche.
Gli Inuit hanno una lunga tradizione di racconti. Nel passato le storie venivano tramandate oralmente di generazione in generazione. Più recentemente, invece, gli Inuit hanno trascritto le loro storie in lingua Inuktitut in modo che più persone possano leggere e conoscere la loro cultura.
Quando due persone si salutano strofinandosi il naso a vicenda, questo gesto viene chiamato “il bacio all’eschimese“.
La leggenda narra infatti che il popolo eschimese, vivendo nel gelido nord, non possa impegnarsi in un tradizionale bacio sulla bocca perchè le labbra potrebbero rimanere attaccate a causa del freddo glaciale.
Questa storia è ovviamente falsa, tuttavia, diversi Inuit si sfregano il naso come gesto di affetto.
Ma qual è quindi la verità? Come si baciano gli eschimesi? E come si salutano?
Gli indigeni dell’Alaska, della Groenlandia e del Canada settentrionale si baciano come tutte le altre persone del mondo: usando la bocca.
Ma quando i primi esploratori europei si avventurarono per la prima volta nelle regioni artiche, videro persone che si sfregavano il naso come forma di saluto. Sono stati gli europei a coniare il termine “bacio eschimese” e a perpetuare l’idea che queste popolazioni si baciassero così.
Questo gesto d’affetto viene chiamato “kunik“.
Un kunik è un saluto tradizionale nella cultura Inuit, ma è tradizionalmente utilizzato solo tra i membri della stessa famiglia (principalmente tra madri e figli).
Il kunik non indica solo il gesto “naso contro naso“, bensì implica anche la pressione del naso e del labbro superiore sulla pelle dell’altra persona (che sia fronte, guancia o naso) e la respirazione del profumo altrui.
Ogni cultura ha i suoi mostri leggendari.
Gli Inuit trascorrevano le loro giornate attraversando pericolosi campi di ghiaccio, cacciando enormi trichechi e aggressivi orsi polari.
Era quindi difficile spaventare i bambini facendoli obbedire con storie di paura: i bambini sapevano fin troppo bene che denti e artigli veri li stavano aspettando dietro ogni angolo.
Tuttavia, c’era una creatura che persino i bambini Inuit temevano: Qallupilluk (o Qalupalik, o Kallupilluk, che letteralmente significa “Il Mostro”) era il mostro più temuto dal popolo Inuit.
Secondo la leggenda, era un umanoide contorto che viveva sott’acqua e trascinava le persone nelle gelide profondità del mare.
I genitori raccontavano questa storia per evitare che i bambini potessero incautamente gettarsi nell’acqua, in una società in cui cadere nell’acqua spesso significava morte.
La leggenda narra che nel vocabolario Inuit ci siano centinaia di traduzioni per la parola “neve”, ma questo non è del tutto vero.
L’idea della moltitudine di parole sulla neve è stata inavvertitamente creata nel XIX secolo dall’antropologo Franz Boas, che ha vissuto con gli Inuit e studiato le loro abitudini.
Boas è rimasto colpito dai termini elaborati che gli Inuit usavano per descrivere il loro terreno ghiacciato: Aqilokoq significava “neve che cade dolcemente”, Piegnartoq era “la neve che permette di guidare facilmente lo slittino” e così via.
Si è dimenticato di precisare tuttavia che la lingua Inuit è strutturata in modo tale da riunire più parole in una, creando così l’impressione che un’intera frase fosse solo una parola.
In realtà, gli Inuit hanno tante parole per “neve” quante ne abbiamo noi Italiani: una.
Gli Inuit sono, per necessità, abbastanza abili nel creare abiti caldi e resistenti.
Tuttavia, quando si affidavano esclusivamente alla caccia per sopravvivere, erano anche produttori di armature di grande fattura.
Dopotutto, molte delle loro prede potevano essere pericolose e nessuno vuole affrontare una bestia enorme senza una certa protezione.
La tradizionale armatura Inuit era un tipo di armatura metallica che consisteva in piastre d’osso (spesso fatte di denti di tricheco, noto come avorio di tricheco).
Cinghie di cuoio grezzo tenevano insieme l’armatura.
Curiosamente, il design ricorda in qualche modo l’armatura, estremamente efficace, usata dagli antichi guerrieri giapponesi.
Il fatto che gli Inuit siano stati in grado di inventare un’armatura così estremamente funzionale utilizzando solo parti degli animali che erano in grado di cacciare la dice lunga sulla loro ingegnosità e talento per la sopravvivenza.
Mentre il progresso della vita moderna e della legislazione è andato avanti, gli Inuit hanno subito un destino simile a quello di altre tribù semi-nomadi, come gli aborigeni australiani.
La loro vita “modernizzata” vede un po’ più di povertà e disoccupazione rispetto alla maggior parte delle altre parti del mondo occidentale.
Questo, insieme alla discriminazione e alla decisione del governo di ignorare totalmente la loro cultura, ha portato a molte questioni sociali, come l’aumento dell’alcolismo.
La dieta occidentale e uno stile di vita meno faticoso hanno anche generato una moltitudine di problemi di salute.
Resta da vedere come sopravviverà la cultura Inuit. Una possibilità è l’interesse che le grandi imprese stanno suscitando nel Nord e nelle sue abbondanti risorse naturali.
Gli Inuit conoscono la zona e hanno un sacco di forza lavoro non sfruttata, quindi il loro futuro finanziario potrebbe perlomeno essere un po’ più luminoso.
Eccoci giunti al termine di questo lungo articolo sugli Inuit, in cui abbiamo scoperto chi sono, dove vivono, di cosa si nutrono e quali sono i loro principali usi e costumi.
Se hai bisogno di altre informazioni, leggi il mio articolo sulle popolazioni indigene nell’artico o lascia un commento qui sotto.
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Ciao Leonardo, queste informazioni risultano essere molto interessant. Grazie del lavoro! Barbara
Grazie Barbara! A presto!
Un articolo molto dettagliato e interessante che mi sarà d'aiuto per presentare questo affascinante popolo ai miei alunni. Grazie!!!
Dopo aver descritto per l'appunto che il nome "eschimesi" sia un dispregiativo, avreste potuto continuare l'articolo usando gli altri termini