Osservatorio Artico è Media Partner ufficiale della spedizione High North24 anche grazie al supporto di ESA Group. L’intervista all’Amministratore Delegato di ESA Group, Gian Enzo Duci.
Tutto il mare è paese
Il progressivo riscaldamento della regione artica porta a un’apertura sempre più marcata di ampie zone di mare, che diventano sempre più trafficate. Qual é lo stato di salute della logistica marittima al momento, e quali sono le sue necessità?
“Al netto delle riserve ambientali, la logistica punta a beneficiare di questo cambiamento. La rotta marittima del Nord-Est (lungo la Siberia) e la rotta del Nord-Ovest (verso il Canada) stanno diventando sempre più percorribili durante i mesi estivi. Questo permette un viaggio più breve tra l’Europa e l’Asia rispetto alle tradizionali rotte attraverso il Canale di Suez o Capo di Buona Speranza, in un momento in cui alcune di queste tratte soffrono gli effetti di tensioni e conflitti sconosciuti negli scorsi 50 anni”.
“Tuttavia, nonostante la riduzione del ghiaccio, l’Artico resta comunque una regione con condizioni meteorologiche estreme, che possono ostacolare la navigazione e rappresentare un rischio significativo per le operazioni marittime. Inoltre, bisogna considerare che le infrastrutture portuali e di supporto nella regione artica sono ancora limitate. La stagionalità della possibile navigazione, infine, per ora non rende conveniente lo stabilimento di servizi di linea”.
“Allo stesso tempo, però, la riduzione dei ghiacci agevola sempre più l’accesso a nuove risorse naturali di cui l’area è ricchissima: è indiscutibile che petrolio, gas naturale e pesce, solo per citarne alcune, stiano stimolando un aumento delle operazioni commerciali e industriali nell’Artico”.
I rischi ambientali
“Non si possono comunque trascurare i rischi ambientali che si celano dietro tale crescita: si pensi agli effetti di una possibile fuoriuscita di petrolio, o la necessità di operazioni di ricerca e salvataggio in condizioni difficili. La stessa costruzione e il potenziamento di porti, aree di stoccaggio, rifornimento, riparazione e per servizi di emergenza, fondamentali per supportare le operazioni marittime, rischia di impattare in maniera drammatica su un ecosistema, rimasto unico al mondo”.
“Da ultimo, non per importanza, bisogna investire in programmi di formazione per equipaggi e personale di supporto per affrontare le sfide che la navigazione artica comporta. Rimane fermo che, ad oggi, non sono certo che implementare norme ambientali sempre più rigorose e sviluppare tecnologie sempre più efficienti sia sufficiente per minimizzare l’impatto ecologico di tali traffici“.
Osservatorio Artico è a bordo di nave Alliance anche grazie al supporto di ESA Group. Perché avete deciso di essere al nostro fianco?
“ESA ha un rapporto particolare con l’Alliance: ha gestito parte dell’equipaggio per tutto il periodo in cui la nave è stata gestita dall’Underwater Research Centre della NATO, prima del suo passaggio alla Marina Militare italiana. La conosciamo bene. L’Ing. Soncini, socio con noi in Oceanly, ne ha seguito la costruzione per tre anni quando lavorava alla NATO e l’ha gestita per undici. Quindi è un doppio rapporto: lavorativo ed anche affettivo, perché navi così particolari se ne trovano poche al mondo”.
“Alliance è stata la prima nave al mondo autorizzata dal MOD USA a dotarsi di un GPS, la prima al mondo con un Integrated Navigation System (due computers HP grandi quanto due stanze guidavano la nave in automatico. Oggi facciamo la stessa cosa, ma non occorrono più le stanze, bastano dei potenti PC) la prima al mondo con un side scan sonar, la più silenziosa nave mai costruita. Quindi, di fatto, continuiamo a fare da supporters, ciò che abbiamo fatto per tanti anni come fornitori a fianco di questa splendida unità, vero orgoglio italiano dato che è stata costruita dalla Fincantieri su proprio progetto. A quasi 40 anni dal varo, è in condizioni splendide, segno che sia i nostri equipaggi, che quelli della Marina Militare, sanno come gestire le navi perché durino nel tempo anche in condizioni così difficili come quelli che si trovano intorno alle aree polari”.
Il mondo marittimo sta attraversando diverse forti transizioni, sia tecnologiche sia professionali e umane. Cosa sta cambiando rispetto al passato?
“Sicuramente l’implementazione continua di tecnologie di automazione e digitalizzazione sta rivoluzionando e rivoluzionerà il settore marittimo; basti pensare alle navi autonome o semi-autonome, equipaggiate con sensori avanzati, intelligenza artificiale e sensori di navigazione automatica permettendo un grosso tagli dei costi di equipaggio. Allo stesso tempo, l’uso dei Big Data e delle tecnologie IT consentono di muovere ed analizzare sempre più gradi quantità di dati in tempo reale, permettendo così di migliorare la gestione delle operazioni e la manutenzione preventiva”.
“Un’altra innovazione riguarda i carburanti alternativi e i motori a propulsione ibrida/elettrica. Oggi si parla sempre di più di sostenibilità e transizione ecologica, temi che stanno interessando tutti i settori, anche quello dei trasporti marittimi che sempre più sta spingendo verso la riduzione dei gas serra grazie all’utilizzo di carburanti maggiormente green (LNG, metanolo, idrogeno, etc…) e allo sviluppo di sistemi di propulsione ibrida ed elettrica”.
“Sempre in tema di cambiamenti tecnologici, non si può prescindere dal menzionare i Sistemi di Gestione Avanzati. Ovvero piattaforme di gestione integrata che consentono di integrare la gestione del carico, la pianificazione delle rotte e la gestione dell’equipaggio, nonché i sistemi di manutenzione predittiva dei guasti e di programmazione predittiva delle manutenzioni per aumentare l’efficienza e ridurre i tempi in cui la nave rimane ferma in porto”.
“Queste innovazioni sono accompagnate da un cambiamento delle professioni; le nuove tecnologie richiedono figure sempre più specializzate nella gestione di sistemi avanzati, nell’analisi dei dati e soprattutto formati in tema di cybersecurity. Allo stesso tempo, la crescente automazione potrebbe portare sì alla riduzione numerica degli equipaggi, ma richiede un incredibile sforzo formativo verso quelli che a bordo restano”.
Quali sono le attività di sviluppo di ESA Group in relazione alle sfide attuali e future del mondo marittimo?
“ESA Group ha cercato cerca sempre di muoversi in linea con i cambiamenti che interessano la tecnologia applicata al settore marittimo. Si pensi al ruolo pionieristico che abbiamo avuto nell’implementazione dell’intelligenza artificiale all’interno dei software per la gestione degli equipaggi“.
“Nel 2022, infine, dall’incontro con l’ing. Soncini, è nata Oceanly. La sua mission è quella di ridurre le emissioni globali di gas serra prodotte dalle navi attraverso l’applicazione di software che consentano di aumentare l’efficienza energetica, abbattendo conseguentemente e contemporaneamente i costi del fuel (soluzione che risulta spesso migliore rispetto all’applicazione di fuel alternativi ad oggi ancora molto dispendiosi). Si tratta di un grande impegno verso la transizione ecologica che il settore marittimo sta vivendo e contiamo di implementare e/o sostenere sempre più progetti a sostegno di un trasporto più green”.
“Allo stesso tempo, ESA Group ritiene che il cambiamento tecnologico che sta inevitabilmente interessando il trasporto marittimo, renda assolutamente necessario avere equipaggi sempre più specializzati e formati. Infatti, attraverso ACMA Enterprise Training Center e3E Maritime Training, i nostri centri di formazione e addestramento del personale marittimo, sosteniamo questa causa con particolare riguardo nei confronti di temi di sicurezza in mare e sicurezza sul lavoro che oggi risultano sempre più importanti, come dimostra la stessa missione di High North24!”.
Leonardo Parigi
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