Il partito centrista Demokraatit vince le elezioni in Groenlandia e cambia il panorama politico dell’isola, segnando un nuovo approccio alla questione indipendentista e ai rapporti con Danimarca e Stati Uniti.
Le elezioni parlamentari in Groenlandia hanno segnato una svolta politica inaspettata, con la netta affermazione del partito Demokraatit. Con oltre il 30% dei voti, la formazione moderata ha registrato un incremento di venti punti percentuali rispetto alla precedente tornata elettorale, diventando la principale forza politica dell’isola. L’affluenza ha superato il 70%.
Il successo di Demokraatit segna una pesante sconfitta per la coalizione di governo uscente, guidata dal partito indipendentista di sinistra Inuit Ataqatigiit, il partito del premier uscente Múte Bourup Egede, e dal socialdemocratico Siumut. Proprio il Siumut, che per molti anni ha dominato la scena politica groenlandese, detenendo la maggioranza del parlamento dal 1979 al 2021, si è fermato al quarto posto con. Naleraq, il partito indipendentista radicale, ha ottenuto un significativo 24,5%, ma la sua posizione estremista rende difficile un’alleanza con il nuovo partito di maggioranza.
Si tratta, insomma, di una vera e propria rivoluzione negli equilibri politici della grande isola artica, in quelle che senza dubbio sono state le elezioni più seguite a livello internazionale nella sua storia. Complici, ovviamente, le “lusinghe” di Donald Trump, che ha auspicato addirittura l’annessione della Groenlandia per assicurarsi il suo sottosuolo ricco di terre rare.
Uno dei temi centrali delle elezioni è stato, ovviamente, proprio il futuro dell’indipendenza della Groenlandia. A differenza di Naleraq, che preme per una secessione immediata dalla Danimarca, Demokraatit ha adottato una strategia più prudente. Il suo leader, Jens-Frederik Nielsen, ha dichiarato infatti che l’isola deve “correre lentamente” verso l’autonomia, ponendo prima solide basi economiche.
L’approccio di Nielsen riflette una volontà di rafforzare la posizione groenlandese nel Regno di Danimarca senza però rinunciare all’obiettivo dell’indipendenza. Il partito vuole puntare insomma sullo sviluppo economico e su un incremento degli investimenti, elementi ritenuti fondamentali per assicurare all’isola un’autosufficienza a lungo termine.
Secondo Marc Jacobsen, esperto di politica artica presso il Danish Defense Academy, il voto dimostra che molti groenlandesi non sono ancora pronti a un taglio netto con la Danimarca. “C’è il desiderio di maggiore autonomia, ma senza mettere a rischio la stabilità economica. Gli elettori hanno premiato un approccio più pragmatico”, ha spiegato Jacobsen al Copenhagen Post.
Ulrik Pram Gad, ricercatore senior al DIIS, sottolinea un altro aspetto cruciale: se da un lato la volontà di indipendenza dalla Danimarca è emersa chiaramente dalle urne, il voto ha sancito anche un netto rifiuto delle mire espansionistiche degli Stati Uniti. “Trump ha tentato di insinuarsi nella politica groenlandese, ma gli elettori hanno risposto con un no chiaro e deciso. Ora sarà interessante vedere come la Danimarca e l’Unione Europea gestiranno questa rinnovata centralità dell’isola”, ha osservato Gad.
La Groenlandia, insomma, vuole più controllo sul proprio destino, ma senza strappi improvvisi. Il risultato delle urne dimostra che la maggioranza della popolazione vuole evolversi con un piano ben strutturato, senza avventurarsi in una dichiarazione di indipendenza prematura. La netta vittoria di Demokraatit va in questa direzione “moderata“, ma il giovane premier Nielsen dovrà comunque formare un governo di coalizione, con lo spettro del radicale Naleraq che diverrà probabilmente il principale partito di opposizione.
La formazione del nuovo governo sarà un processo delicato. Sebbene Naleraq abbia ottenuto un risultato importante, la sua posizione radicale sulla questione indipendentista rende improbabile un’alleanza con Demokraatit. Più probabile, invece, un’alleanza con Siumut e Inuit Ataqatigiit, partiti considerati “responsabili” insieme ai quali garantire stabilità e un percorso graduale verso l’autonomia.
L’attenzione internazionale sulla Groenlandia è destinata a crescere, sia per il suo valore strategico nell’Artico sia per le sue risorse naturali. Nielsen avrà il compito di trovare un equilibrio tra l’indipendenza e la necessità di attrarre investimenti, garantendo al contempo stabilità politica ed economica.
Le elezioni hanno segnato un cambio di rotta, ma il futuro della Groenlandia resta tutto da definire.
Enrico Peschiera
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