I documenti di riforma russi per una nuova visione di Mosca sull’Artico. Un estratto di una degli approfondimenti del nuovo numero di Borealis, “Risiko Artico“.
Negli ultimi anni, la Federazione Russa ha avviato un percorso di ripensamento complessivo della propria politica militare e navale artica a fronte dell’ascesa delle regioni polari nelle agende politiche delle grandi potenze globali.
Completamente circondata da paesi NATO in questo contesto geografico, Mosca ha dovuto fornirsi di nuove strategie e misure per proteggere le direttrici chiave della sua politica di sviluppo artico e tutelare le sue infrastrutture cardine, tra cui spiccano i progetti energetici nella penisola di Yamal, la Rotta del Mare del Nord e gli avamposti strategici che permettono di controllare il GIUK Gap e il Passaggio a Nord-Est.
A partire dagli Anni ’10 del nuovo millennio, la pubblicazione di nuovi policy document da parte del governo russo ha dunque segnato un punto di svolta critico nella dottrina militare e navale del paese, sempre più rivolta a Nord e conseguentemente impegnata a rafforzare i propri avamposti nell’Artico.
La pubblicazione della Nuova Dottrina del Mare (NDM) è stata annunciata nel luglio 2015 dal presidente russo Vladimir Putin, curiosamente a bordo di una fregata di classe Gorshkov, intitolata al leggendario ammiraglio responsabile dei trionfi della marina sovietica nel secondo dopoguerra.
Il documento non si limita a delineare gli interessi del Paese nei mari globali, ma identifica anche le aspirazioni che Mosca nutre verso un accresciuto sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi e delle vie commerciali che il riscaldamento globale si appresta a facilitare nei decenni venturi.
Nel 2017, la NMD è stata infine implementata dalla pubblicazione della nuova Politica Navale della Federazione Russa (PN-2017), che estende il livello di programmazione della politica marittima di Mosca fino al 2030.
Partendo da una disamina della situazione militare dei mari polari, sulle cui acque aperte vige una “schiacciante superiorità” (§24a) della NATO e dei suoi alleati, la NMD e la PN-2017 prescrivono un accrescimento delle capacità operazionali e di mobilitazione della marina russa, combinando l’utilizzo militare di vascelli civili e oceanografici all’introduzione di un numero crescente di “navi muscolari” (мышечные корабли, come definite dal Vice-Primo Ministro Dmitry Rogozin).
Ossia piccole navi veloci come fregate e corvette equipaggiate con dispositivi e armamenti a lunga gittata per allargare il proprio raggio operazionale nelle “acque blu”. La nuova politica navale fa infine riferimento all’aumento delle possibilità di cooperazione, partenariato, ed esercitazioni militari congiunte con le forze navali cinesi e indiane (§27d).
A partire dallo scorso gennaio 2021, il decreto presidenziale “Sugli Affari Militari-Amministrativi della Federazione Russa” ha infatti trasformato il Comando Strategico Congiunto della Flotta del Nord (NF-JSC) – già istituito nel dicembre 2014 con una partizione del Distretto Militare Occidentale – nel Distretto Militare Settentrionale, equiparato agli altri distretti militari delle forze armate nazionali e dotato di più marcate competenze militari-amministrative sui territori dell’Oblast di Arkhangelsk, Murmansk e Nenezia, nonché della Repubblica dei Komi.
Ben lungi dall’essere una mera formalità, la ristrutturazione istituzionale dei distretti sottende a un ampio processo di ristrutturazione, modernizzazione, equipaggiamento ed espansione delle basi ed unità russe di stanza nell’Artico.
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Guglielmo Migliori
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