Norvegia

La Silicon Valley della Norvegia

Intervista a Bjørn Rønning, Ceo dell’associazione di industrie norvegesi legate al mondo dei data center. La frontiera dell’innovazione passa anche per l’Artico.

Data center, i calcolatori indispensabili

Nel cuore dell’era digitale, i data center sono diventati infrastrutture fondamentali per il funzionamento della società moderna. Ogni clic, ogni transazione online, ogni streaming video passa attraverso queste strutture, che elaborano e archiviano immense quantità di dati in tempo reale.

L’avvento dell’intelligenza artificiale ha poi sancito l’importanza cruciale di questi grandi centri di calcolo. Ma la loro crescente importanza nel panorama economico e tecnologico globale ha posto nuove sfide: come ridurre il consumo energetico e l’impatto ambientale, garantendo al contempo una connettività senza precedenti? 

L’industria norvegese dei data center

La Norvegia è da sempre una terra di innovazione, che ha saputo sfruttare la propria ricchezza di idrocarburi – di cui è uno dei maggiori esportatori al mondo – investendo al contempo nelle energie rinnovabili e nell’innovazione. In questa nuova colossale sfida posta dalla digitalizzazione, si sta dimostrando ancora una volta un Paese all’avanguardia.

Il Paese dei fiordi si sta rapidamente posizionando come un hub strategico per l’industria dei data center, grazie alla combinazione di sostenibilità energetica, innovazione tecnologica e un contesto ideale per lo sviluppo di infrastrutture digitali. Un ecosistema in espansione che riflette l’impegno del Paese nell’essere un protagonista della trasformazione digitale globale.

A sostenere questa leadership è anche una rete di connettività avanzata: cavi sottomarini come Havfrue e NO-UK collegano la Norvegia all’Europa e al Nord America, garantendo una latenza minima e posizionando il Paese come punto di accesso strategico tra due continenti. Non sorprende, quindi, che giganti come Microsoft, Google e Meta abbiano scelto di investire in questa regione.

La rete di cavi sottomarini della Norvegia. Fonte: https://businessnorway.com/articles/norway-s-submarine-cable-network-provides-world-class-connectivity

La spinta dell’energia green

Il sistema energetico alimentato per quasi il 98% da fonti rinnovabili rende la Norvegia uno dei modelli più avanzati al mondo per la gestione e lo sviluppo dei data center. Il clima freddo naturale, poi, riduce significativamente i costi di raffreddamento, offrendo un contesto ideale per le aziende tecnologiche globali.

Un’area di particolare interesse, in questo senso, è rappresentata dalle regioni artiche norvegesi, che offrono potenzialità straordinarie per il futuro dei centri di calcolo. Grazie al loro clima freddo e alle ampie disponibilità di energia rinnovabile, queste zone si profilano come la prossima frontiera del settore. La loro posizione geografica unica, poi, non solo consente l’ottimizzazione dei costi operativi, ma le rende anche un punto strategico per servire i mercati globali anche nell’ottica dello sviluppo di nuove rotte marittime.

Dietro la crescita dell’industria norvegese dei data center c’è l’impegno della Norwegian Data Center Industry (NDCI), un’associazione di industrie norvegesi che rappresentano la “filiera” norvegese dei data center. Abbiamo parlato con Bjørn Rønning, CEO di NDCI e uno dei principali esperti e promotori della crescita del settore.

Come nasce la vostra associazione e quale è stato il suo sviluppo dalla sua  fondazione?

Bjørn Rønning, direttore di Norwegian Data Center Industry.

“NDCI nasce da un’esigenza, emersa nel periodo della pandemia, che mi era stata espressa da tanti operatori del settore dei data center. Appariva chiaro come fosse importante agire di concerto e organizzarsi in un’associazione che riunisse tutti i principali players norvegesi in un settore così strategico. Non siamo stati smentiti: oggi contiamo 75 membri, aziende che rappresentano in sostanza la totalità della catena industriale legata ai data center, e abbiamo raggiunto 1GW di capacità.

Negli ultimi anni gli investimenti sono stati ingenti, e l’industria dei data center ha raggiunto risultati sorprendenti non solo in termini di capacità installata, ma anche in termini di connettività. Negli ultimi anni, gli investimenti nelle infrastrutture di cavi sottomarini in fibra ottica hanno trasformato radicalmente la connettività della Norvegia, rafforzando il posizionamento del Paese come destinazione ideale per i giganti del tech e le imprese che pianificano la costruzione di nuovi data center.”

In cosa si distingue il contesto norvegese?

“L’interesse per lo sviluppo dei data center in Norvegia deriva innanzitutto dalla sostenibilità energetica. I nostri centri sono alimentati per la quasi totalità da fonti di energia rinnovabile, prima fra tutti idroelettrica (fiore all’occhiello della Norvegia, ndr) ma anche eolica. 

Lo stesso non si può dire di altri grandi player europei del settore, ma ovviamente a fare la differenza è anche il nostro clima freddo, che contribuisce al risparmio di energia usata per raffreddare i data center. La nostra industria, inoltre, non è concentrata sulle grandi città ma si ramifica sul territorio norvegese, con positive ricadute sociali e ambientali.”

SVG-Rennesøy è un esclusivo data center costruito in un ex deposito di munizioni ad alta sicurezza della NATO (dentro la montagna). Fonte: https://greenmountain.no/data-center/svg-rennesoy/

Parlando di ubicazione dei data center, quali sono le prospettive per le regioni artiche della Norvegia?

“Una concezione un po’ distorta spesso porta a credere che le regioni artiche norvegesi, contrariamente a quelle più meridionali, siano meno sviluppate e poco adatte a investire in dei centri d’innovazione. Al contrario, sono convinto che vi siano grandi potenziali di sviluppo e mi aspetto dei progetti ambiziosi nel nostro settore.

La potenzialità dell’Artico norvegese per la costruzione di questi siti è basata su tre fattori: land, power, workforce. Disponibilità di spazi, disponibilità di potenza e disponibilità di forza-lavoro, che garantiscono un contesto ideale per far crescere il settore dei data center oltre il circolo polare.

L’Artico, poi, sarà determinante nelle future dinamiche di connettività globale. Il ritiro della calotta polare aprirà nuove rotte marittime, come è noto, ma aprirà anche a possibili nuove rotte sottomarine. I cavi in fibra ottica attraverseranno anche i fondali dell’Oceano Artico.”

La questione dei cavi sottomarini è anche una questione di sicurezza, come dimostrato anche dai recenti presunti sabotaggi proprio nel Baltico. Quali sono le sue impressioni su questo aspetto?

“Diciamo che attualmente si percepisce un senso di urgenza ad affrontare questa questione: come si difendono i cavi sottomarini? Parliamo di migliaia di chilometri di cavi, un‘infrastruttura fondamentale ma difficile da difendere. Lo abbiamo già sperimentato nel gennaio del 2022 quando uno dei due cavi che collegano l’Arcipelago delle Svalbard alla Norvegia continentale è stato tranciato. 

Da questi avvenimenti bisogna imparare e agire di conseguenza. La Marina norvegese ha aumentato i controlli e si parla di un inasprimento sostanziale delle pene per chi commette atti di sabotaggio, per creare un meccanismo di deterrenza. Ma il punto più importante è la cooperazione nell’ambito della sicurezza e su questo aspetto l’ingresso della Finlandia nella NATO è stato un passo fondamentale. Non è una questione per la quale ci sono ricette semplici, ma è necessario agire.”

Foto: flickr.com/metziker

Un settore così critico, in tempi così incerti, necessita di un buon rapporto fra pubblico e privato.

“Il coordinamento è in effetti cruciale per un’industria che ha un ruolo così fondamentale nella società moderna. Devo dire che c’è stato sin dall’inizio un rapporto molto collaborativo con lo Stato norvegese. Penso che l’industria dei data center in Norvegia sia molto solida e preparata ad affrontare le sfide che l’attuale contesto ci pone.

In questa fase di grande cambiamento, è importante definire il perimetro legislativo entro il quale si sviluppa il mondo dei data center. Una questione cruciale sulla quale stiamo collaborando bene con il governo. L’importante, tuttavia, è semplificare e non complicare un quadro già complesso con eccessive regolamentazioni.”

Allargando il contesto, quali prospettive vede per l’Europa in questa fase, alla luce dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca?

“Viviamo in un mondo diverso da quello a cui eravamo abituati. È tempo di rendersene conto e assumersi le responsabilità di conseguenza. Su questo l’Unione Europea ha bisogno di un significativo cambio di passo, come indicato anche da Mario Draghi” (occorre ricordare che la Norvegia non fa parte dell’EU, sebbene sia profondamente integrata nelle strutture legislative e regolamentari europee, mantenendo una certa autonomia in settori chiave, ndr).

L’elezione di Trump non può che suonare la sveglia per l’Europa. Dobbiamo renderci più indipendenti sotto tanti aspetti, ma soprattutto rilanciare il nostro vero motore: l’innovazione. Investire in ricerca e sviluppo, aumentare i fondi alla ricerca e all’università. Soltanto con l’innovazione, che oggi passa proprio per i data center, sapremo rilanciarci sulla scena internazionale.”

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Genovese e genoano, sono laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Maastricht. Oggi mi occupo di comunicazione aziendale e scrivo di geopolitica, logistica e portualità.

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