Le parole della portavoce del Ministro degli Esteri Lavrov lanciano ombre inquietanti sull’area artica.
Nelle ultime ore, tutti i più onesti analisti geopolitici stanno facendo mea culpa. Praticamente tutte le più autorevoli voci e penne del mondo giornalistico e di analisi avevano puntato sul fatto che la Russia avrebbe avuto più da perdere che da guadagnare da un conflitto armato in Ucraina, con mezzi e tempi paventati già da settimane dal nemico principale, gli Stati Uniti.
Se tutti i maggiori “lettori” del presente hanno sbagliato – e c’è anche chi, come George Friedman, ha fatto della “predizione” il proprio mestiere – un motivo certamente esiste. Ciò che sta accadendo in queste ore va oltre l’analisi e la logica, e molto avremo da studiare e leggere.
Ora, tuttavia, è il momento più tetro per l’Ucraina, e un forte brivido percorre anche tutte le altre nazioni europee. Nelle ultime ore Mosca ha minacciato anche Svezia e Finlandia, ammonendo Stoccolma ed Helsinki di non tentare di entrare nell’Alleanza Atlantica.
“L’ingresso della Finlandia alla Nato avrebbe ripercussioni gravi militari e politiche”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ricordando che per Mosca “l’impegno del governo finlandese per una politica di non allineamento militare è un fattore importante nel garantire la sicurezza e la stabilità nell’Europa del Nord”.
Con l’invasione russa dell’Ucraina, la grave situazione politica di sicurezza in Europa si è ulteriormente aggravata”, afferma in una nota il direttore delle comunicazioni della Forza di Difesa svedese Mats Ström:
La Forza di Difesa ha una buona posizione e segue con altre autorità e partner lo sviluppo dell’evento con molta attenzione. La Forza di Difesa ritiene ancora che il rischio di un attacco armato contro la Svezia nel breve periodo sia basso, ma è disposta ad agire a seconda dello sviluppo degli eventi.
Il conflitto in Ucraina riguarda estremamente il fatto che la Russia vuole limitare il diritto all’autodeterminazione degli Stati più piccoli. Per un Paese come la Svezia, che costruisce sicurezza insieme ad altri, questa minaccia rappresenta uno sviluppo pericoloso.
I due Paesi nordici non sono membri della NATO dalla fondazione, né hanno voluto entrare nel patto militare occidentale nonostante le richieste informali ripetute negli anni da Washington e dagli alleati. Le ragioni di queste scelte sono molteplici, tra cui il fatto che la Finlandia ha rapporti molto particolari con Mosca.
Il confine è labile, e se negli ultimi anni la nazione ha saputo armarsi e far sentire la propria voce anche in fora internazionali dedicati alla sicurezza, Helsinki non ha mai voluto rischiare troppo. Tanto è vero che per l’Ucraina si parlava di “finlandizzazione“, ovvero del fatto che Kiev potesse diventare una sorta di Paese-cuscinetto.
Nelle ultime settimane era stato ipotizzato un avvicinamento formale, ma la politica nazionale aveva glissato, nonostante il recente acquisto di numerosi F35 e un piano nazionale di ammodernamento della flotta.
La Svezia, che geograficamente appare comunque più distante dal confine russo, ha sempre avuto in mente un proprio carattere, anche a livello di sicurezza. L’ingresso nella NATO, anche qui, è stato ipotizzato più volte, ma senza mai trasformarsi in un punto all’ordine del giorno, nonostante la crescente militarizzazione della regione artica.
Se nessuno di noi conosce cosa accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni, sappiamo per certo che la Russia ha investito molto sul riarmo delle sue forze nell’area. La Flotta del Nord è ormai un pilastro della Difesa putiniana, e le caserme e le tecnologie della Penisola di Kola rendono il luogo quasi leggendario.
Nei giorni scorsi, durante alcune esercitazioni che hanno interessato anche le forze armate russe nell’area tra Norvegia e Svalbard, sono stati lanciati anche diversi missili Tsirkon. Gli ordigni (nome in codice NATO: SS-N-33) sono la dimostrazione plastica della forza nucleare di Mosca, in grado di attaccare un bersaglio con una velocità ipersonica, progettato per neutralizzare unità navali maggiori, tra cui portaerei, incrociatori e cacciatorpediniere.
Ritenuto in grado di intercettare obiettivi sia marini che terrestri ad una distanza non inferiore a 1.000 km di distanza, può viaggiare a velocità vicine a Mach 9 e ad altitudini comprese fra i 30 e i 40 km dove l’aria è più rarefatta e l’attrito inferiore.
Per capire meglio cosa sta accadendo in queste ore, vi consigliamo di seguire i nostri partner di Osservatorio Russia: osservatoriorussia.com
Per saperne di più sulla militarizzazione dell’area: “Risiko Artico“
Leonardo Parigi
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RITENGO CHE CI SIA POCO DA COMMENTARE QUANDO IL COMANDO DI UNA NAZIONE NUCLEARE E' RAPPRESENTATO DA UNA SOLA PERSONA CHE RISULTA NON AVERE SCRUPOLI SU NIENTE.
LA MIA DOMANDA E' QUESTA....
L'OCCIDENTE E' IN GRADO DI AFFRONTARE E FERMARE LA RUSSIA ANCHE MILITARMENTE?
Non si puo sottomettersi a un popolo criminale anche se c e rischio di una guerra atómica. Meglio scegliere la guerra atómica che essere prigionieri di Assassine che vogliono sottomettersi noi e i nostri figli. Sara la fine Dell Europa ma anche la fine della russia. L Europa risorgerá ma la russia non piú.