Evento di presentazione dei risultati il 9 Febbraio scorso, quando il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha fatto il punto sul Programma di Ricerche in Artico.
Quanto è importante l’Artico per lo studio del clima, e del suo cambiamento? Certamente molto, e i risultati delle ricerche svolte dal PRA lo confermano. Il secondo triennio di attività del PRA (Programma delle Ricerche in Artico), che si conclude quest’anno, è stato finanziato con 1 milione di euro all’anno, e una terza call per progetti di ricerca avrà a disposizione 1,4 milioni di euro.
L’evento di presentazione, compreso nelle celebrazioni del Centenario del CNR, ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti delle istituzioni scientifiche coinvolte nel Programma, tra cui la Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza.
I più recenti rilevamenti confermano che l’aumento della temperatura in Artico è quasi tre volte rispetto alla media mondiale, con alcune regioni che presentano un aumento fino a 2.7°C ogni dieci anni, corrispondente addirittura a 5-7 volte il tasso di crescita globale della temperatura.
Il ghiaccio marino artico si sta riducendo sia in estensione che in spessore a una velocità che non ha precedenti. A questo si aggiunge la fusione del permafrost terrestre e subacqueo con la conseguente accelerazione dell’immissione di gas climalteranti in atmosfera.
L’area dell’Artico si conferma come un termometro fondamentale per capire il cambiamento climatico, e il PRA si è focalizzato sul fenomeno dell'”Amplificazione Artica”, sugli ecosistemi regionali, sull’atmosfera e sulla colonna d’acqua dei mari artici, oltre che sulle ricostruzioni paleoclimatiche.
Dagli incendi nella regione all’incremento del traffico marittimo, dai rifiuti galleggianti all’antropizzazione di alcune aree della regione polare, i vari fattori influenzano negativamente l’Artico, creando una spirale che aggrava la già precaria bilancia del clima.
Sul piano infrastrutturale, la novità per l’Italia nell’ultimo periodo è l’acquisizione di una nuova nave da ricerca polare da parte dell’OGS, la nave oceanografica Laura Bassi, che ha già effettuato una prima campagna in Artico, con tre progetti di ricerca co-finanziati su fondi PRA, e che auspicabilmente potrà tornare in Artico, in coordinamento con le attività previste in Antartide.
A questa disponibilità si aggiunge, a partire dal 2023, quella della nave oceanografica del Cnr, Gaia Blu, in grado di svolgere ricerche in oceano e in aree polari artiche durante la stagione estiva. Vanno ricordati anche gli osservatori marini profondi al largo delle Svalbard (mooring oceanografici), mantenuti dal 2014 con sforzo congiunto di Ogs e Cnr, con il supporto dell’Istituto Idrografico (IIM) e del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE).
Leonardo Parigi
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