Tra deterrenza e status-quo, Pechino guarda ai potenziali sviluppi dell’Artico come a una chiave di volta per la strategia a lungo termine. Un estratto di una degli approfondimenti del nuovo numero di Borealis, “Risiko Artico“.
La talassocrazia secondo Mahan
Le teorie di Alfred Mahan, l’ammiraglio statunitense ritenuto uno dei fonda- tori della teoria del potere marittimo, hanno avuto una ricaduta sulla strategia marittima statunitense, contribuendo a rendere la flotta americana una delle più potenti al mondo.
Il suo pensiero, in estrema sintesi, ritiene che l’esercizio del potere, nella sua dimensione economica, politica e militare, è efficace solo se prevede il controllo delle vie marittime. Una teoria diffusa durante la sua attività da ufficiale della Marina degli Stati Uniti e da docente del War College statunitense, che non ha solamente influenzato la marina americana, ma ha avuto un impatto sullo sviluppo della strategia marittima di molti altri Paesi.
La Cina non è stata esente. Il punto di incontro tra le teorie di Mahan e la strategia cinese è la prioritarizzazione del commercio marittimo, soprattutto per l’approvvigionamento di risorse dall’estero. È proprio sotto questa ottica che l’Artico per la Cina gioca un ruolo rilevante nella strategia politica estera.
Già dai primi del ‘900 la Repubblica di Cina guardava l’Artico con un certo interesse e, sottoscrivendo il Trattato di Spitsbergen nel 1925, si assicurava il diritto di accesso all’arcipelago delle Isole Svalbard per condurre attività industriali, marittime e commerciali (art.3). Oggi la Cina si trova a scrutare la regione da lontano cercando di approfittare di gap, o meglio, spazi dell’apparato normativo ed istituzionale per ritagliarsi un ruolo, anche qui, da protagonista.
L’eredità di Alfred Mahan e la strategia marittima cinese
Con la guida di Xi Jinping, la cui leadership è stata una ennesima volta consacrata con la terza storica risoluzione – ricordiamo che le due precedenti avevano riguardato Mao Zedong, nel 1946, in occasione della guerra sino-giapponese e Deng Xiaoping, nel 1981, a sostegno della riforma di apertura – l’Artico entra sempre di più nelle priorità strategiche cinesi.
Nel libro bianco, rilasciato a Gennaio 2018, vengono dichiarati gli obiettivi per la regione. Sui principi cardine del rispetto della governance esistente, dei principi di sovranità vigenti e degli accordi internazionali e dei principi di sviluppo sostenibile, la Cina modella i suoi interessi, anche in base allo spazio che la sua posizione geopolitica gli consente.
Le aree di intervento prioritario sono:
• sicurezza (安全): l’artico gioca un ruolo per la deterrenza nucleare.
• risorse资源: l’artico è ricco di risorse, sia da idrocarburi che di fonti ritenute indi- spensabili per la transizione energetica.
• scienza strategica e tecnologia 科技: la regione è fondamentale per il sistema di navigazione cinese Beidou.
Tre settori che, sebbene distinti, sono parte di un’unica strategia improntata sul rispetto della governance artica e, più in generale, dello status quo, ma che influenzano la politica estera cinese nel settore energetico e della sicurezza.
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Marco Volpe
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