CinaScienza

Oltre la geopolitica: come la ricerca scientifica posiziona la Cina ai poli

La Cina rafforza la sua presenza nelle regioni polari attraverso un ambizioso programma scientifico e tecnologico, navigando tra diplomazia, innovazione e interessi strategici.

La Cina ai Poli

Negli ultimi decenni le regioni polari hanno ricevuto sempre più attenzione da parte della leadership cinese e giocano un ruolo sempre più rilevante nella politica domestica ed estera della Repubblica Popolare.

Pur non vantando diritti in termini di sovranità territoriale oltre il Circolo Polare Artico e non avanzando rivendicazioni territoriali nel continente antartico, la Cina ha rapidamente migliorato le capacità di accesso ad entrambe le regioni, intensificato la presenza e sviluppato un programma molto strutturato che intende rafforzare l’engagement cinese in base alle peculiarità di ognuna delle regioni polari.

Ma andiamo nel dettaglio.

Gli albori della Cina nell’Artico

Dopo che la Cina aderisce al Trattato delle Svalbard il 1° luglio 1925, è solo qualche decennio più tardi che le attività polari del Paese si intensificano, con la fondazione del Polar Research Institute of China nel 1989 e lo stabilimento delle prime due basi in Antartide.
Nel 1996 la Cina era entrata a far parte dell’International Arctic Scientific Committee, con esperti cinesi attivi in progetti di ricerca di diversi gruppi di lavoro del Consiglio Artico.

Dal 1999 la Cina inizia a condurre spedizioni scientifiche nell’Artico. La prima stazione di ricerca artica cinese – l’Arctic Yellow River Station – è inaugurata nell’ottobre 2003 a Ny-Ålesund, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, ed è supervisionata dalla Chinese Arctic and Antarctic Administration.

cina artico
L’Arctic Yellow River Station a Ny Alesund, Svalbard.

Dal 2006, Pechino ha espresso interesse a partecipare allo sviluppo della futura governance artica attraverso la cooperazione e la diplomazia scientifica. Sulla scia della crescente necessità di un approccio multilaterale alle questioni artiche, nel 2013 il Consiglio Artico ha concesso alla Cina lo status di osservatore permanente.

Tale riconoscimento ha permesso al paese di rafforzare il suo già attivo impegno negli affari artici.
Era l’ottobre 2015 quando il vice ministro degli esteri cinese Zhang Ming ha descritto la Cina come uno “Stato quasi Artico” (“near-Arctic State”) durante l’Arctic Circle Assembly di Reykjavík, ricordando la lunga storia dell’attività polare cinese.

Sebbene i territori cinesi più settentrionali si trovino a una distanza di circa mille chilometri a sud rispetto al Circolo Polare Artico, questa denominazione è stata giustificata dalla prospettiva secondo cui la Cina è direttamente interessata dalle conseguenze dei cambiamenti geopolitici, economici e climatici nell’Artico.
La strategia per l’Artico di Pechino è stata formalmente presentata il 26 gennaio 2018, quando l’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato ha pubblicato il primo Libro Bianco sulla politica artica della Cina.

Le rompighiaccio cinesi

Dal 1994 la Cina dispone della sua prima nave rompighiaccio – la MV Xue Long (雪龙 – Drago di Neve) – di costruzione ucraina; e dal 2019 della MV Xue Long 2, la prima rompighiaccio di costruzione domestica.
Entrambe hanno profondamente migliorato la capacità cinese di raggiungere le regioni polari per condurre ricerca scientifica.

cina artico
La rompighiaccio cinese Xuw Long.

In aggiunta, nel 2024 la Cina ha varato due nuove navi rompighiaccio: la Ji Di (极地 – Polare) che, con un’autonomia in mare di 80 giorni, è in grado di rompere uno strato di ghiaccio marino spesso un metro a una velocità di 2 nodi; e la Tan Suo San Hao (探索三号 – Esplorazione No. 3), quest’ultima destinata alle esplorazioni del suolo oceanico.

Si tratta della prima nave da ricerca scientifica progettata per l’esplorazione delle profondità marine, dal momento che le rompighiaccio Xue Long e Xue Long 2 non supportano attività sommergibili con equipaggio, segnando un significativo progresso nelle capacità polari della nazione e dimostrandone la crescente abilità tecnologica.

Costruita dalla CSSC Offshore & Marine Engineering (Group) Co. Ltd. presso il cantiere navale di Guangzhou, rappresenta un risultato importante nelle ambizioni marittime della Cina. La nave misura 104 metri in lunghezza e vanta specifiche impressionanti, tra cui un dislocamento di 10.000 tonnellate, una resistenza di 15.000 miglia nautiche e innovative capacità di penetrare il ghiaccio bidirezionalmente, sia a prua che a poppa.

Inoltre, può ospitare 80 membri dell’equipaggio e raggiungere una velocità di 16 nodi (29,6 km/h).
Tali risultati indicano che l’ingegneria cinese ha superato i principali “colli di bottiglia” tecnologici controllati da paesi stranieri, come la progettazione di imbarcazioni adatte al ghiaccio e il controllo intelligente delle navi, muovendosi verso l’autosufficienza.

La rapida consegna della Tan Suo San Hao, completata in meno di dieci mesi, mette in luce le crescenti capacità di costruzione navale del paese, e arriva al culmine di un anno di attività in cui la Cina ha inviato tre rompighiaccio nella regione e ha condotto il primo pattugliamento artico congiunto con la Russia.
Anche gli interessi commerciali del paese nella regione si sono ampliati nel 2024, con livelli record di consegne di petrolio greggio e spedizioni di container.

Sembra che negli ultimi tre anni gli scambi commerciali tra il porto di Arkhangelsk e la Cina – da cui proverrebbe il 32,5% del commercio estero della regione – sia più che raddoppiato.

La Cina guarda agli abissi

L’importanza del varo della Tan Suo San Hao è quindi legata all’avanzamento scientifico cinese nell’ambito delle spedizioni nell’Oceano Artico Centrale, le quali hanno già condotto gli scienziati cinesi nell’area della dorsale di Gakkel per approfondire le caratteristiche geomorfiche di quella zona, nonché effettuare indagini su ghiaccio marino e biomi, migliorando la capacità della Cina nella protezione ambientale e nella valutazione dell’inquinamento marino nell’Oceano Artico.

La Cina pianifica ora un’ambiziosa spedizione con equipaggio sul fondale dell’Oceano Artico, il che la renderebbe la seconda nazione dopo la Russia – con la missione Arktika nel 2007 – a riuscire in questa impresa.

La dorsale di Gakkel è una catena montuosa sottomarina che costituisce il prolungamento nell’Oceano Artico della dorsale medio-atlantica, separando la placca continentale americana dalla placca continentale euroasiatica. Si stima che nella zona, che la Russia ha tentato (invano) di includere nella richiesta per l’estensione della propria piattaforma continentale, siano presenti grandi quantità di solfuri e importanti risorse minerarie come zinco e rame.

Tensioni con la Russia: collaborazione o conflitto?

La questione intorno alla dorsale di Gakkel potrebbe generare criticità nelle relazioni tra Russia e Cina, soprattutto per quanto riguarda la collaborazione nell’Artico. Tra settembre e ottobre 2024 scienziati russi e cinesi (oltre che francesi, colombiani e singaporiani) hanno preso parte alla spedizione internazionale Joint Arctic Scientific Mid-ocean Ridge Insight Expedition (JASMInE-2) nell’Oceano Artico, finalizzata allo studio della struttura profonda del bacino eurasiatico tramite sondaggi sismici e campionamenti geologici e marini nell’area della dorsale di Gakkel.

Tuttavia, sotto il profilo della governance, Russia e Cina potrebbero avere interessi e visioni divergenti.
Pechino si considera un legittimo e importante stakeholder artico, pur pienamente consapevole che, non possedendo territorio artico, è necessario che gli stati artici vedano il coinvolgimento della Cina come vantaggioso.

Inoltre, considera la governance artica un regime provvisorio e instabile, con opportunità per le grandi potenze non artiche di plasmare sia il suo ulteriore sviluppo sia l’istituzionalizzazione delle norme e dei regolamenti nella regione. Questo si pone come un potenziale punto di attrito e contesa, poiché la Russia ha un marcato interesse nel garantire la stabilità dell’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare.

Secondo la Convenzione, poiché la maggior parte delle riserve di petrolio e gas note si trova entro il limite di 200 miglia nautiche dalle sue coste, ciò le conferisce il diritto esclusivo di sfruttare questi giacimenti. A differenza dell’Antartide, gli stati costieri hanno il diritto esclusivo di utilizzare le risorse sotto il fondale marino e la colonna d’acqua entro la propria Zona Economica Esclusiva.

Inoltre, perdere il controllo della regione significherebbe perdere parte dell’identità russa. La Russia inizialmente si oppose alla concessione dello status di osservatore alla Cina nel Consiglio Artico fino a quando essa non avesse accettato di riconoscere i privilegi e i diritti degli Stati artici.

In breve, se da un lato Russia e Cina hanno ampliato la loro cooperazione strategica nell’Artico negli ultimi anni, vi sono dubbi su un’ulteriore espansione.

Antartide, un sistema di governance unico

Rispetto all’Artico, che presenta un sistema di governance multilivello e complesso composto da accordi internazionali e forum intergovernativi che negli ultimi due anni stanno vivendo un profondo riassetto, il continente antartico è governato da un unico Trattato internazionale firmato nel 1959 che destina l’utilizzo del continente a fini pacifici, scientifici e di ricerca. Vengono quindi sospese tutte le pretese di sovranità sul continente.

Nel corso dei decenni il Trattato ha preso la forma di un “sistema” data la negoziazione di protocolli e commissioni che hanno incrementato la cooperazione internazionale sulla biosfera antartica.
In particolare la Commission for the Conservation of Antarctic Living Marine Resources (CCAMLR) e il Protocol on Environmental Protection to the Antarctic Treaty (Protocollo di Madrid).

In questo sistema di governance la ricerca scientifica e la capacità di condurre ricerca scientifica a latitudini estreme assumono quindi un ruolo principe nelle strategie. Tuttavia, negli ultimi anni la crescente tensione globale scatenata dai conflitti in corso sembra riflettersi anche nella difficoltà di procedere con l’implementazione di alcune misure negoziate in ambito antartico.

In questo quadro viene messa in discussione l’efficacia del sistema del consenso in un quadro politico internazionale di sfiducia e crescente tensione.

La strategia antartica cinese

La Cina sviluppa la sua strategia per il continente antartico in diverse fasi: i) dagli anni ‘50 ai primi anni ‘80 mostra un primo interesse, ii) nei primi anni ‘80, che coincidono con l’inizio della riforma d’apertura lanciata da Deng Xiaoping, inizia una prima cooperazione con le potenze antartiche, iii) negli anni 1985-1989 si avvia lo sviluppo del programma antartico e la creazione delle basi di ricerca, iv) gli anni 1985-2004 vedono un deciso avanzamento nella ricerca scientifica in Antartide, v) 2005-presente ulteriore sviluppo del programma, miglioramento delle infrastrutture e investimenti nel programma di ricerca.
La prima spedizione antartica è datata 1983.

Negli anni la Cina ha costruito in Antartide quattro basi di ricerca, che dal Febbraio 2024 sono diventate cinque, con la costruzione della Qingling Station 秦岭站 situata sul versante Sud della baia di Terra Nova, di fronte al Mare di Ross sulla costa Est del continente antartico. Tutte le stazioni di ricerca in Antartide sono gestite dal Polar Research Institute of China, con sede a Shanghai.

I numeri che riguardano la Qingling Station sono notevoli: copre un’area di 5.244 metri quadrati e presenta un design esterno ispirato alla costellazione della Croce del Sud, un omaggio a Zheng He, il leggendario ammiraglio della dinastia Ming. Può ospitare fino a 80 persone durante l’estate e 30 in inverno, ospitando scienziati, ingegneri, meccanici, elettricisti, dottori e personale amministrativo tutto l’anno.

Novità delle ultime settimane, la Cina ha sottoscritto un primo documento per la valutazione ambientale all’Antarctic Treaty Secretariat, per una nuova stazione di ricerca estiva nella Terra di Marie Byrd. Secondo il piano presentato, la stazione sarebbe completata entro il 2027 e potrebbe ospitare fino a 25 scienziati durante il periodo estivo.

L’obiettivo principale sarebbe quello di fornire supporto alle attività di logistica e ricerca scientifica nel continente. La proposta verrà discussa nell’annuale riunione dei membri dell’Antarctic Treaty Consultative Meeting che quest’anno si terrà a Milano.

Preoccupazioni globali

La rapidità con cui la Cina sta costruendo stazioni in Antartide solleva le preoccupazioni degli attori attivi nella regione in merito a potenziali future rivendicazioni, preoccupazioni che si estendono anche ad una postura cinese più assertiva nella negoziazione di misure di protezione ambientale di cui gli esempi recenti più lampanti sono l’ostruzione cinese (e russa) alla creazione di aree marine protette a alla revisione del piano di gestione della pesca del krill.

Tuttavia, la Cina si sta muovendo nei confini del diritto internazionale e il file-rouge che collega la policy artica ed antartica è l’intensificazione della ricerca scientifica che si modella sul diverso sistema di governance delle regioni polari. Gli investimenti che Pechino pianifica in ambito scientifico e tecnologico sono la chiave per interpretare il ruolo che la Cina giocherà nei prossimi anni in entrambi i teatri, un fattore che rende necessario andare oltre una prospettiva strettamente geopolitica e securitaria.

Marco Volpe e Giulia Secci

Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati

Lascia un commento

2 × 2 =

Vuoi rimanere aggiornato sulle novità dell'Artico?

Entra nella più grande community degli appasionati dell'Artico, unisciti a oltre 2500 iscritti

Grazie per esserti iscritto e benvenuto tra noi!