La nuova strategia della difesa di Ottawa, tra guerra in Ucraina e cambiamento climatico.
Sette anni sono passati dall’ultimo libro bianco del governo canadese, e molto è cambiato sulla scena internazionale. Our North, Strong and Free non è solo una finestra sul teatro artico Nord-americano – di cui il Canada è certamente attore protagonista (sponsor principale del Consiglio Artico dagli anni della sua fondazione e primo stato a detenerne la presidenza) – ma una vera e propria fotografia della complessità di un contesto geopolitico in cui convivono minacce inedite, paradigmi tradizionali e prospettive revisioniste.
Il Canada legge lo scenario internazionale proponendosi come attore partecipe di un afflato squisitamente globale, incastonato tra due teatri continentali segnati da conflitto ad alta intensità (Ucraina) e crescenti livelli di tensione (Cina e Indo-Pacifico).
Restando al contempo stato artico e nord-americano, l’identità (anche militare) canadese è chiamata ad agire su più fronti. Richiamando la difesa dell’ordine internazionale, più volte citato nel documento, la defense strategy definisce l’invasione dell’Ucraina “illegale e non provocata” e la guerra un inequivocabile “attacco diretto alla democrazia, alla libertà, ai diritti umani”. Il legame tra il Paese artico e il teatro internazionale è meno inaspettato di quanto si possa pensare.
Our North, Strong and Free del Minister of National Defence canadese si articola partendo dalla necessità, sempre più urgente, di asserire la sovranità statale sul proprio territorio, eroso dal cambiamento climatico e con periferie storicamente trascurate e potenzialmente sempre più lontane dal controllo di Ottawa (centrale sarebbe il recupero del rapporto con i popoli indigeni).
La sicurezza di Canada e Nord America ridurrebbe infatti “la capacità dei poteri autoritari di dettare i termini delle nostre politiche in campo di esteri e difesa”, permettendo così (potenzialmente) di intervenire nei teatri euro-atlantici (con l’operazione UNIFIER addestra 40.000 personale delle Forze armate ucraine) e indo-pacifici: in altre parole, non si può essere un buon alleato se non si è almeno padroni a casa propria.
Ma i gravissimi effetti del cambiamento climatico su tutto il territorio del Canada (si ricordino i devastanti incendi della stagione 2023) aggiungono turbolenze politiche, sociali, ambientali e strategiche.
Ci si aspetta quindi un aumento del numero e della complessità delle missioni di disaster response e search and rescue, spesso affidate al settore della difesa, mentre proliferano minacce e vulnerabilità richiedenti costante (e costoso) adattamento come sottomarini, missili, attività di sorveglianza, elicotteri tattici. Si menziona il posizionamento di sensori per il monitoraggio delle condizioni ambientali e una nuova stazione satellitare di terra da costruire proprio nell’Artico.
Sul fronte tecnologico, i recenti sviluppi in tema di intelligenza artificiale e quantum computing in aggiunta, tra gli altri, alla robotica e alle nuove frontiere di aerospazio e cyberspazio (si prospetta l’istituzione di un nuovo Canadian Armed Forces Cyber Command) destabilizzano e creano nuove sfide in arene inedite, a cui si aggiungono i già menzionati effetti della crisi climatica e il ritorno del conflitto su più livelli.
Su scala continentale, si punta a rafforzare la storica partnership con gli Stati Uniti. Con gli americani, il Canada condivide il comando NORAD, al quale nel 2022 sono stati destinati 38,6 milioni di dollari da parte canadese. I traguardi per gli anni a venire sono estremamente ambiziosi: raggiungere la soglia del 2% del PIL entro 2029-2030 e il 20% delle spese per l’equipaggiamento, come richiesto dalla NATO. Inoltre, 8,1 milioni dovrebbero essere destinati al settore della difesa (in cinque anni) e complessivamente 73 milioni in vent’anni.
Da un lato gli affronti all’ordine internazionale, costituiti da gravi violazioni su ampio spettro da parte russa (dalla lesione dell’indipendenza ucraina alle violazioni del diritto umanitario). Dall’altro, l’ambizioso build-up militare e le velleità cinesi lanciate sui global commons chiamano il Canada a rafforzarsi, contemporaneamente, su diversi tavoli di gioco. Una modalità destinata a diventare sempre più familiare anche per altri stati.
Our North, Strong and Free diventa quindi un manuale di sfide e risposte estremamente attuale, i cui risultati, tuttavia, potranno essere giudicati solo nei prossimi anni, in un’arena geopolitica sempre più imprevedibile e complessa.
Agata Lavorio
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