La scoperta di bacche di camemoro alle Isole Svalbard rivela come l’Artico si trasforma a causa del riscaldamento globale.
La tundra artica è un ambiente naturale che si trova ad alte latitudini, e che si compone di una vegetazione a crescita bassa, come muschi, licheni e arbusti nani. Le temperature estreme e i venti ghiacciati costringono le piante a proteggersi limitando il loro sviluppo verticale.
Il freddo, unitamente al terreno povero di nutrienti, fa sì che la biodiversità in questo ambiente sia relativamente ridotta. La presenza del permafrost, inoltre, impedisce alle radici delle piante di penetrare in profondità e accedere a nutrienti.
Stein Tore Pedersen, ingegnere ricercatore presso il Norwegian Polar Institute, era a caccia di renne una domenica di settembre, quando improvvisamente si è imbattuto in un cespuglio di bacche di camemoro nella zona di Coal Bay Valley, a metà strada tra Longyearbyen e Barentsburg, nell’arcipelago delle Svalbard.
“Sono rimasto sorpreso, non avevo mai visto il camemoro qui prima. Quasi non credevo ai miei occhi”, racconta Pedersen “penso che le bacche siano il risultato diretto dell’estate insolitamente calda che abbiamo avuto quest’anno”.
E in effetti, l’estate del 2023 ha aggiunto un nuovo triste record: la temperatura media raggiunta nel mese di luglio nell’arcipelago norvegese è stata superiore a 10° Celsius, la più alta mai registrata finora.
La presenza della pianta di camemoro era già stata precedentemente documentata alle Svalbard, ma non i suoi frutti, la cui maturazione è stata favorita dalle condizioni metereologiche eccezionali dell’anno in corso.
La flora delle Isole Svalbard conta circa 160 specie di piante, 380 muschi e 600 licheni, e la proliferazione di una specie piuttosto che un’altra è data da una combinazione di fattori tra cui il tipo di substrato, l’umidità, l’esposizione ai venti e la presenza di animali sul suolo.
La comparsa dei primi frutti di camemoro sembra non sorprendere troppo Virve Ravolainen, ricercatrice scientifica presso il Norwegian Polar Institute. “Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per gli ecosistemi terrestri delle Svalbard”- sottolinea Ravolainen “il riscaldamento ha già lasciato segni visibili sul terreno.”
In Artico, l’emergenza climatica corre quattro volte più velocemente che nel resto del globo e questo sta causando cambiamenti importanti nella composizione della vegetazione e una serie di conseguenze a catena che minano l’equilibro ambientale.
Mutamenti climatici troppo rapidi e radicali rischiano di causare significative alterazioni lungo la rete trofica: un disallineamento temporale fra la fioritura vegetale, la schiusa degli insetti impollinatori e l’arrivo degli uccelli migratori potrebbe rendere instabile l’intero ecosistema artico e mettere a rischio la sopravvivenza delle specie coinvolte.
Alcuni tipi di arbusti, che di norma prediligono climi più caldi , stanno gradualmente espandendo il loro areale verso nord e questo può influenzare le abitudini di foraggiamento di animali come i caribù e le renne, nonché condizionare il flusso di carbonio fra suolo e atmosfera.
I frutti di bosco nordici sono una delizia culinaria e la loro raccolta è considerata una tradizione preziosa per i residenti dell’Artico. La crescente domanda all year round di queste bacche da parte dei mercati esteri contrasta con la loro disponibilità stagionale e richiede l’impiego di una manodopera sempre maggiore.
Il camemoro, a differenza di altre piante, ha delle esigenze specifiche che lo rendono difficilmente coltivabile. Inoltre, in base allo Svalbard Environment Act, la vegetazione nell’arcipelago norvegese è soggetta a tutela e la raccolta delle bacche è vietata. Tuttavia le piante ricche di frutti maturi attraggono e ingolosiscono le persone di passaggio.
Pedersen suggerisce ironicamente un metodo originale per preservare i frutti del camemoro dalla raccolta indisciplinata: “Nel Finnmark, tendiamo a scoraggiare le persone dallo sconfinare nelle brughiere, spiegando che ci sono stati avvistamenti di orsi nella zona, ed è un metodo che di solito funziona. Credo che potremmo adottare la stessa strategia anche qui nelle Svalbard”.
Barbara Fioravanzo
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