Clima

Cambiamento climatico, l’effetto farfalla dell’Artico

Cos'è e come funziona la corrente a getto del fronte polare

Sappiamo che il cambiamento climatico ha un impatto decisamente maggiore nell’Artico. Ma cosa sta succedendo realmente? Per avere informazioni più dettagliate abbiamo chiesto all’associazione DueGradi di darci una mano a capire meglio. Qui il loro primo articolo su Osservatorio Artico.
Buona lettura!

 

La corrente a getto del fronte polare

Il sistema climatico è un sistema complesso, regolato da numerose interazioni tra diversi agenti atmosferici e componenti terrestri. Tra le tante variabili ambientali, piccole variazioni atmosferiche o di temperatura in una parte del globo, possono innescare un effetto farfalla, capace di scatenare la più terribile delle tempeste a centinaia di migliaia di chilometri di distanza.

Il cambiamento climatico, innalzando le temperature medie globali, sta rendendo il nostro clima ancora più imprevedibile. Recenti studi hanno individuato una possibile correlazione tra l’aumento di temperatura nell’Artico ed eventi meteorologici estremi osservati alle nostre latitudini. Un Artico più caldo muta il comportamento della corrente a getto del fronte polare, che fino ad ora ha contribuito a regolare il clima nel nostro emisfero.

 

Cos’è la corrente a getto del fronte polare

A circa 10 chilometri di altitudine dal circolo polare Artico soffia la corrente a getto del fronte polare: un forte flusso d’aria che circola da ovest verso est, raggiungendo i 500 chilometri orari. L’origine della corrente a getto del fronte polare è da ritrovarsi nelle normali dinamiche atmosferiche che formano una qualsiasi corrente: la differenza della temperatura atmosferica tra due regioni adiacenti e, quindi, la differenza di pressione tra esse, genera uno spostamento di aria.

Nel caso della corrente a getto, lo spostamento è generato dalla differenza di pressione tra l’aria delle zone tropicali (più calda), e quella situata delle zone artiche (più fredda), ed è spinto da ovest verso est dalla forza di Coriolis. La corrente a getto del fronte polare è significativamente più forte durante l’inverno, quando la differenza di temperatura tra le due regioni è maggiore. Quando la corrente è forte, la sua traiettoria è più o meno regolare e approssimativamente rettilinea. Funge così da barriera, permettendo a zone tropicali di aria calda e zone polari di aria fredda di rimanere ben separate tra di loro.

Negli ultimi anni, comportamenti anomali della corrente a getto del fronte polare hanno interessato numerosi gruppi di ricerca. Il cambiamento climatico, e le conseguenti variazioni nella temperatura media terrestre, hanno modificato il normale funzionamento della corrente, alterando i delicati equilibri climatici che si erano instaurati nell’emisfero boreale e nella zona Artica.

Lo scioglimento del ghiaccio marino nella zona artica, intensificatosi negli ultimi anni, ha contribuito ad un rapido riscaldamento della stratosfera polare. L’innalzamento delle temperature artiche ha dunque portato ad una diminuzione della differenza di temperatura, e dunque di pressione, tra zone polari e zone tropicali. Ad una diminuzione della differenza di pressione ne è conseguito un significativo rallentamento della velocità del flusso d’aria,  che ha trasformato la traiettoria rettilinea e circolare della corrente in un movimento più ondulatorio e instabile. 

 

La corrente a getto del fronte polare e gli eventi meteorologici estremi

La nuova e più accentuata traiettoria sinusoidale della corrente a getto del fronte polare permette a ondate di aria polare di raggiungere e invadere zone tropicali e, viceversa, trascina ondate di aria calda nella zona Polare. Anomalie nella traiettoria della corrente a getto del fronte polare sono state per esempio responsabili delle le ondate di gelo che hanno colpito il Nord degli Stati Uniti del gennaio 2019, portando i termometri a -40°C. Questa anomalie hanno anche dato origine all’improvvisa ondata di caldo Groenlandese, che ha causato lo scioglimento di 12,5 miliardi di tonnellate giovedì 1 agosto 2019.

Recentemente, alcuni ricercatori dell’Alfred Wegener Institute (AWI) sono riusciti a dimostrare che il percorso ondulato della corrente a getto del fronte polare e le successive condizioni meteorologiche estreme, i focolai di aria fredda in Europa centrale e Nord America sono senza ombra di dubbio il risultato diretto del cambiamento climatico. «Il nostro studio mostra che i cambiamenti nel flusso del getto sono dovuti almeno in parte alla perdita del ghiaccio marino artico. Se la copertura del ghiaccio continua a diminuire, crediamo che sia la frequenza che l’intensità degli eventi meteorologici estremi precedentemente osservati a medie latitudini aumenteranno», afferma il professor Markus Rex, Responsabile di ricerca presso l’AWI.

Cosa sta cambiando

Nonostante i promettenti risultati dell’AWI, la comunità scientifica non è ancora unanime nel sostenere che le alterazioni alla traiettoria della corrente a getto del fronte polare siano direttamente connesse al cambiamento climatico. La complessità del sistema climatico rende difficile riuscire a catturare con esattezza cause ed effetto di piccole variazioni. I numerosi studi sulla corrente a getto del fronte polare, tuttavia, ci fanno capire che i ghiacci della zona Artica sono uno dei fondamentali regolatori dei cicli climatici nel nostro emisfero.

Preservare l’ecosistema e il clima artico è dunque importantissimo per garantire la stabilità climatica anche nel nostro emisfero, considerando che piccole variazioni di temperatura al di sopra del 66° parallelo possono causare disastrosi eventi meteorologici alle nostre latitudini. 

Redazione DueGradi

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Duegradi è un web magazine sul cambiamento climatico. L’obiettivo è semplice: vogliamo che in Italia se ne parli di più. Duegradi affronta l’argomento partendo da solide basi scientifiche, ma con un linguaggio accessibile a tutti; in modo esaustivo, ma “terra terra”. Perché crediamo che se una cosa non si capisce, non è perché è troppo difficile, ma perché non è stata spiegata abbastanza bene.

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Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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