Clima

2024, l’anno del Grande Caldo

Pubblicato il 10 gennaio, l’ultimo bollettino del programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea ha confermato che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato. 

Lo sgomento nella prevedibilità

“Il 2024 ha visto temperature senza precedenti accodarsi a un 2023 eccezionalmente caldo”, apre così la nota con cui Copernicus, il programma di osservazione terrestre dell’UE, ha pubblicato il suo Global Climate Highlights 2024. “È stato anche il primo anno a registrare una temperatura media chiaramente superiore ai +1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali”.  

Tutti i numeri chiave del report sono numeri da record. Il 2024 è stato 1.6°C più caldo della temperatura media annuale preindustriale con il picco storico della temperatura media globale di 17.16°C registrato il 22 luglio e ben tre stagioni record: inverno boreale, primavera boreale ed estate boreale. Per la regione artica il 2024 si classifica come il quarto più caldo negli ultimi 85 anni. 

Fonte: www.climate.copernicus.eu/

Il riscaldamento globale è un fatto nudo e crudo”, ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres in una breve dichiarazione sulla notizia deflagrata sui media la scorsa settimana.  

Che cosa significa che il 2024 è l’anno più caldo mai registrato?

È un fatto che crea sgomento, specialmente se si leggono questi dati alla luce della relazione tra riscaldamento atmosferico e le condizioni che rendono più plausibili, frequenti, e disastrosi eventi estremi come gli incendi che stanno colpendo la California.   

Allo stesso tempo, questo sgomento era del tutto prevedibile. Nel 2024 ogni mese da gennaio a giugno è stato più caldo dello stesso mese nel 2023 e i restanti mesi sono stati i secondi più caldi mai registrati dopo gli stessi mesi dell’anno precedente. I dieci anni più caldi in assoluto sono caduti tutti negli ultimi dieci anni, solo in ordine leggermente sparso.   

Insomma, ce lo aspettavamo.

L’obiettivo di limitare il riscaldamento atmosferico di 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali stabilito nel 2015 dall’Accordo Parigi per contenere i rischi e gli impatti del cambiamento climatico non è tuttavia (ancora) perduto. 

Il consenso generale della comunità scientifica conviene che la soglia si consideri superata quando la media delle temperature sia superiore a tale valore sull’arco di due o tre decenni

“Significa che dobbiamo combattere ancora più duramente per tornare in pista”, ha sentenziato Guterres. Anche Wopke Hoekstra, commissario UE per il clima, ha affermato che il report di Copernicus sottolinea l’urgenza e la priorità dell’azione climatica a dispetto dell’attuale “contesto geopolitico complesso”. 

Il momento di agire

Il continente europeo ha registrato un aumento di temperatura secondo solo al Nord America. Eppure il Green Deal, il pacchetto emblematico della leadership climatica incarnata da Ursula Von der Leyen nel suo primo mandato è esposto crescenti rischi di attacchi in questo nuovo ciclo politico dell’Unione, soffocato tra le sempre più ingombranti preoccupazioni sulla competitività e la difesa comune. 

Fonte: www.climate.copernicus.eu/

Attraverso il pacchetto di misure del Green Deal, l’UE si è data l’obiettivo legalmente vincolante di raggiungere emissioni nette zero nel 2050 e una riduzione del 55% rispetto al 1990 entro il 2030. Tra cinque anni. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di fissare legalmente un nuovo obiettivo chiave al 2040: una riduzione del 90% delle emissioni. 

Annalisa Gozzi

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Annalisa Gozzi

Sono una studentessa del Master in Environmental Policy all’Università Sciences Po di Parigi. Sono appassionata di comunicazione e cerco di rendere il tema del cambiamento climatico accessibile nella sua complessità.

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