Con lo scioglimento progressivo del permafrost vengono alla luce i resti di molti animali preistorici, e in Siberia è già iniziata la caccia ai materiali e ai reperti.
La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) è entrata in vigore nel 1975 per tutelare gli elefanti dal bracconaggio, e porre un freno alla forte richiesta del mercato mondiale di avorio. Tuttavia, sembrerebbe che questa legge abbia ottenuto la reazione opposta, scatenando una serie di effetti collaterali.
Tanto è vero che ancora oggi il commercio di questo materiale rimane una delle più grandi falle nella politica contemporanea per la tutela ambientale. Tuttavia, la Convenzione non si applica ai i manufatti di avorio datati prima del 1947, e in questo vuoto legislativo rientrano le zanne di mammuth.
Con lo scongelamento del permafrost negli ultimi anni sono stati sempre maggiori i ritrovamenti di reperti animali mummificati nella regione artica e subartica della Siberia, e i ritrovamenti accidentali di zanne di mammuth sono stati il primo impulso per i bracconieri a intraprendere questo pericoloso mestiere.
Infatti, per far fronte almeno in parte al disastroso crollo economico che ha investito la Siberia a partire dalla dissoluzione dell’URSS (la popolazione di alcune zone si è decimata in 50 anni!), si è creato un mercato clandestino di reperti preistorici che ha trovato terreno fertile in queste terre, e un numero sufficiente di uomini disposti a darsi al contrabbando pur di sbarcare il lunario o – con un colpo davvero fortunato – di mettere insieme una bella somma.
Sì, ma a quale prezzo? Le attrezzature per la ricerca e l’estrazione delle zanne sono molto costose, e spesso vengono noleggiate o comprate a rate con tassi da usura. Così i contrabbandieri vivono e lavorano costantemente in debito, sperando in ritrovamenti che si fanno ogni anno più rari.
Oltre a ciò, devono fare i conti con le autorità russe, che monitorano la regione e la pattugliano in elicottero, correndo il rischio di venire arrestati o peggio, di vedere distrutti i preziosi strumenti di lavoro e quindi cancellata la possibilità di riappianare i debiti.
La regione siberiana era in un certo senso destinata a questa sorte, data anche la sua collocazione rispetto alla Cina, uno dei maggiori importatori di avorio del mondo, che compra ogni anno 60 tonnellate di avorio di mammuth dalla Russia per un volume commerciale di circa 21 milioni di dollari all’anno. Certamente, non tutto questo commercio è illegale: la Russia rilascia dei permessi per la ricerca e il recupero dell’avorio di mammuth, ma ovviamente il loro numero è contingentato rispetto alla grande massa di chi è disposto a sporcarsi le mani.
Il fatto che il commercio di questo materiale sia formalmente legale, fa sì che venga usato per “mescolare le carte” e nascondere il contrabbando di avorio di elefante, con cui può essere facilmente confuso. Oltre a ciò, questa tratta reca non poco danno anche allo studio scientifico, dato che sottrae importanti reperti alla ricerca paleontologica.
Ma come si svolge questa caccia al mammuth? Il metodo più utilizzato è quello di sparare acqua a grande pressione sulle rive del permafrost in fase di scongelamento e “spolpare” letteralmente il territorio, già poco stabile per le mutate condizioni climatiche (la caccia si svolte soprattutto d’estate).
Vengono usate pompe antincendio, per aspirare l’acqua dei fiumi e spararla nel terreno. Questo procedimento devasta il paesaggio e ha un impatto significativo sui fiumi della regione, di cui rovina il corso naturale, riempiendolo di limo, modificando il paesaggio e la biosfera. Zone molto frequentate sono paludi e acquitrini, che al tempo hanno inglobato i resti dei mammut conservandoli sotto uno strato di permafrost, e che oggi vengono smembrati da fori e tunnel alla ricerca di questi resti.
Infine, una delle cause della forte richiesta di questo materiale da parte dei mercati asiatici è il suo utilizzo a scopi curativi o afrodisiaci, a cui si aggiunge ovviamente la richiesta come oggetto decorativo e status symbol, considerato anche il costo di questi reperti.
Attualmente, infatti, sul mercato una zanna di mammuth ben conservata può costare anche più di 10.000 euro. Per una strana ironia della sorte, oggi centinaia cacciatori di zanne seguono i percorsi dei loro antenati sopportando le stesse condizioni climatiche brutali e seguendo le tracce degli stessi animali che una volta cacciavano i loro avi.
Nel 2020 è stato prodotto Genesis 2.0, un film di fantascienza sulla possibilità di ricreare geneticamente il mammuth lanoso a partire dalla ricerca su alcuni resti rimasti intrappolati nel permafrost da decine di migliaia di anni.
Corinna Ramognino
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