La popolazione Sami è da sempre conosciuta come una tra le tante popolazioni del lontano e freddo Nord, di quei posti inverosimili perennemente ghiacciati, ma molti non sanno che in realtà essa è stata anche protagonista di una delle cacce alle streghe più sconvolgenti della storia.
Nel diciassettesimo secolo la piccola isola di Vardø, nel Mar di Barents, era popolata da pescatori norvegesi e indigeni, questi ultimi appartenenti alla cultura Sami. Proprio per le loro tradizioni, per la loro vicinanza al mare e ai riti pagani, e poiché ritenuti “intessitori di venti”, sono stati i primi a essere bersaglio delle accuse del re luterano Cristiano IV.
È passata alla storia la vigilia di Natale del 1617. Una tempesta improvvisa e potente si abbatté sulle coste dell’isola, uccidendo ben quaranta uomini. Ventitrè erano le barche in mare, ma solo cinque riuscirono a tornare a riva. Questo disastro destò dei sospetti a Corte, portando il Re Cristiano IV ad avanzare con un’operazione di pulizia etnica e religiosa in Danimarca e Norvegia.
La sua più grande preoccupazione erano proprio i Sami: eretici, disobbedienti alle leggi della Chiesa e più affini, invece, alle leggi del mare, con il quale hanno da sempre un forte legame. Quella di Cristiano IV non fu certo un’idea originale. Già Giacomo VI aveva promulgato la Daemonologie, un vero e proprio trattato sulla magia nera, vampiri e lupi mannari e “libretto di istruzioni” per scovare e catturare streghe e stregoni.
La legge norvegese contro la stregoneria entrò in vigore nel 1618, anno in cui vennero inviati numerosi funzionari atti a doversi occupare della caccia vera e propria. La svolta per la piccola isola di Vardø avvenne quando John Cunningham venne mandato nel distretto di Vardohus per occuparsi del problema.
Qui egli instaurò un regime del terrore, in cui non solo si perseguitavano gli uomini Sami – cosa molto comune – ma anche le donne: in questo caso le donne norvegesi già sconvolte dalla perdita dei loro mariti nella tempesta di qualche anno prima. Cunningham andò ben oltre i suoi compiti e fece arrestare in tutto novantanove donne norvegesi e quattordici uomini Sami.
Tra le prime, otto donne furono condannate con l’accusa di aver ucciso i propri mariti scatenando su di loro la tempesta. Novantuno di questi processi terminarono, poi, con la morte.
Molte donne di Vardø vennero torturate per ottenere la “verità”. Tra queste, Mari Jørgensdatter ammise di aver ricevuto una visita da Satana proprio la notte di Natale del 1620. La sua vicina di casa, Kirsti Sørensdatter, dichiarò che lei e Mari si sarebbero recate sul monte Lydhorn, a 1600km di distanza, volando e vedendo molte persone trasformate in diversi animali per non farsi riconoscere.
Mari confessò anche che le streghe erano le vere responsabili della tempesta del 1617. Else Knutsdatter ammise di aver visto Mari e Kristi legare tre volte una corda da pesca, sputandola e slegandola, cosa che avrebbe scatenato la tempesta.
Per porre fine alle sofferenze, queste donne si videro costrette a confessare il falso pur di ottenere la libertà. Cosa che poi non avvenne.
Mentre le streghe di Salem sono diventate iconiche nella cultura di massa, le streghe e gli stregoni di Vardø passano molto spesso inosservati. Tuttavia, vi sono alcuni rimandi alla terribile caccia alle streghe a Vardøhus.
Importantissimo è il Steilneset Memorial, costruito nel 2011 in ricordo di tutte le vittime della caccia alle streghe a Vardø nel 1621. Il memoriale, ad opera dell’architetto Peter Zumthor e dell’artista Louise Bourgeois, è collocato lungo la Strada Nazionale Turistica di Varenger, a circa 400 km dal Circolo Polare Artico.
È formato da due edifici indipendenti: il primo è una costruzione di 125 metri di lunghezza, caratterizzato da un lungo e stretto corridoio contornato di 91 piccole finestre – in memoria delle 91 vittime del rogo – mentre il secondo edificio presenta un’installazione della Bourgeois – intitolata The Damned, The Possessed and The Beloved – formata da una sedia in metallo attraversata da cinque fiamme a gas che bruciano ininterrottamente, a ricordare le morti nei roghi.
Più recente è il romanzo dell’inglese Kiran Millwood Hargrave “Vardø, dopo la tempesta“, che riprende fedelmente i fatti avvenuti dal 1617 al 1621. Nonostante siano passati più di 400 anni dalla vicenda, gli strascichi delle persecuzioni a donne e uomini Sami sono presenti ancora oggi. Numerosi, infatti, sono gli episodi di razzismo nei confronti degli abitanti indigeni nordici e della loro cultura.
Vanessa Caforio
Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati
La Svezia annuncia un massiccio rafforzamento della difesa, bloccando contestualmente la costruzione di tredici parchi…
Dopo l'entrata della NATO, la Finlandia ha aumentato i propri investimenti nella difesa, ordinando anche…
Il 2 novembre si è conclusa a Cali, in Colombia, la sedicesima Conferenza delle Parti…
Lo Svalbard Global Seed Vault ha accolto oltre trentamila nuovi semi da tutto il mondo,…
Le esercitazioni russe con armi nucleari hanno il delicato scopo di mantenere la “readiness” delle…
Il forte sviluppo delle capacità militari sovietiche nell’Artico sotto la guida stalinista apre la via…
Leggi commenti
Non conoscevo questa storia, che ho appreso tramite il telegiornale, il quale parlava di femminicidio per la paura dell'emancipazione delle donne quando invece il motivo era essenzialmente etnico. Tralasciando il voler a tutti i costi valutare la storia coi canoni odierni, spesso distorti, e sorvolando sul fatto che furono uccisi anche gli uomini, sarebbe interessante capire perché questi eccidi per "stregoneria" avvennero nel mondo protestante.