Il governo della Groenlandia è alle prese sia con la stesura di una nuova legislazione per fermare la miniera di terre rare di Kvanefjeld, sia con un rimpasto di governo, che vede il primo ministro Mute Egede assumere il portafogli degli esteri in vista di importanti impegni internazionali.
Sempre sullo sfondo della svolta green promessa dal nuovo partito al potere, il governo groenlandese sta preparando una legislazione volta a vietare l’estrazione e l’esplorazione di siti con una concentrazione anche bassa di elementi radioattivi.
Scopo principale di questo nuovo provvedimento rimane quello di vietare quindi l’estrazione di uranio e, di conseguenza, far cessare lo sviluppo della miniera di Kvanefjeld – uno dei più grandi depositi di terre rare al mondo.
Il governo del paese con a capo il partito Inuit Ataqatigiit, ha affermato che vieterà l’esplorazione di giacimenti con una concentrazione di uranio superiore a 100 parti per milione, che nei fatti è considerato un livello molto basso dalla World Nuclear Association.
A tenere impegnate le sorti nel partito vincitore alle ultime elezioni è stato anche un recente rimpasto di governo, che ha visto il premier Mute Egede assumere la guida del ministero degli esteri.
Questo dopo che il precedente ministro è stato costretto a dimettersi per aver fatto commenti controversi nei confronti di un notiziario danese che si chiedeva se ai cittadini non-Inuit dovesse essere permesso partecipare a un futuro voto sull’indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca.
Questo cambio di portafoglio avviene in un momento molto significativo per la Groenlandia. Nei prossimi giorni, infatti, il premier Groenlandese incontrerà la sua controparte danese, Mette Frederiksen, in vista dei colloqui artici, per ultimare i dettagli di un accordo che assicurerà alla Groenlandia più voce in capitolo negli affari esteri artici.
Questo accordo tra Groenlandia e Danimarca è in lavorazione da giugno, e prevede la possibilità di consentire all’Isola di perseguire una politica estera, discostandosi dalla linea fissata da Copenaghen. Dobbiamo ricordare infatti che la Danimarca mantiene tutt’ora il controllo sugli affari esteri e sulla difesa della Groenlandia, e allo stesso modo delle Isole Far Øer.
Ma questi ultimi, essendo Paesi autonomi, hanno diritto ad avere personale diplomatico di stanza all’estero. Il corpo diplomatico groenlandese può discutere solamente di questioni che sono state devolute dalla Danimarca. Le eventuali riunioni internazionali devono essere coordinate con le autorità danesi, e un rappresentante di Copenaghen può decidere di parteciparvi.
Inoltre, l’accordo afferma che la Groenlandia può parlare a nome del Regno di Danimarca durante le riunioni del Consiglio Artico – forum internazionale che ha come compito quello di discutere dei problemi dei governi artici e della popolazione indigena dell’artico – e firmare documenti ufficiali a suo nome.
A inizio settembre si è anche tenuta la riunione annuale del Consiglio Nordico Occidentale – forum di cooperazione economica, politica e culturale di Groenlandia, Islanda e Isole Fær Øer. Il quale riunisce sei rappresentanti per ciascun Paese, scelti dai rispettivi parlamenti. Nella riunione annuale, tenutasi a Suðuroy, la Groenlandia ha assunto la presidenza del consiglio per il 2021/2022, in sede della quale sono state adottate due raccomandazioni.
La prima raccomandazione invita i membri a intensificare la cooperazione in materia di ambiente e clima, mentre la seconda invita i governi degli Stati a rafforzare la cooperazione per l’istruzione e lo sviluppo dell’apprendimento a distanza nella regione.
È stato inoltre convenuto che i governi dei Paesi del consiglio dovranno mettere la questione dei cambiamenti climatici all’ordine del giorno su tutti i fronti, e che ognuno dovrà cercare di aumentare la cooperazione in tale materia anche con i rispettivi partner internazionali.
Nonostante questi traguardi raggiunti, anche a seguito degli accordi di giugno, l’obiettivo del governo rimane quello di vedere la Groenlandia più coinvolta nelle questioni internazionali che la riguardano e quello di avere una voce completamente indipendente all’estero.
Giulia Sacchi
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