L’intervista al direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, Carlo Barbante, su ambiente, attività di ricerca scientifica e possibili sviluppi.
Tra gli ospiti di quest’anno di Italia Chiama Artico, giunto alla sua terza edizione, durante il primo panel della mattinata dal titolo “il mare al centro” è intervenuto anche Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari (ISP) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Professore Ordinario dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, per raccontare della presenza degli scienziati italiani ai poli e dell’importanza della ricerca scientifica di bandiera condotta dall’ISP.
Da quanto tempo il CNR si occupa dei poli, e quanto secondo lei è sentita la ricerca polare italiana in ambito internazionale?
“Il CNR gestisce la ricerca italiana in Artico da 27 anni, e ancora da prima gestiva il PRA, il Programma di Ricerche in Antartide. Dal 2019 poi il CNR ha fondato l’Istituto di Scienze Polari (ISP), che è una realtà che è riuscita a mettere insieme tutte le competenze a livello nazionale che c’erano su questi temi per focalizzarle, e catalizzarle tutte attorno a un unico Istituto.
Il contributo italiano alla ricerca scientifica internazionale è molto sentito oggi, tanto che l’ISP dà molta più visibilità al nostro Paese rispetto al passato. L’aver identificato con un nome e con un’organizzazione ben definita il sistema di ricerche polari italiano ha fatto e fa tutt’ora una differenza importante.”
“Il Dottorato in Polar Sciences è una novità nel nostro Paese, è partito quest’anno con il primo ciclo e quello nuovo ha appena preso il via i primi di dicembre. È uno strumento secondo me importante per tutta la comunità che si occupa di ricerca polare, sia in Antartide che in Artico. Va ad evidenziare l’importanza dell’attività di education e di divulgazione.”
Questo dottorato, di durata triennale, è un corso di interesse nazionale, il che vuol dire che è progettato e istituito da un consorzio di Università e istituzioni di ricerca di alta qualificazione che è riconosciuto anche a livello internazionale. Questo progetto ha come focus la creazione di una preparazione scientifica ampia e approfondita, accompagnata da un’esperienza di ricerca pratica.
Temi principali sono i cambiamenti climatici alle regioni polari, che ruotano attorno alla biologia, l’ecologia, la biodiversità, l’impatto umano, la terra solida, gli oceani e la criosfera, l’astronomia e l’osservazione della terra e dello spazio, e i sistemi climatici. Questo percorso prevede anche una serie di attività sul campo, come per esempio alla Base Dirigibile Italia a Ny-Ålesund (Isole Svalbard).
“Sono stato di recente alle Svalbard e in Groenlandia, fino ad arrivare a 90 gradi Nord con il progetto ELENO, assieme a Maurizio Azzaro (coordinatore del progetto e responsabile della sede CNR-ISP di Messina), Francesco Filiciotto (ricercatore CNR-ISP) e Alessandro Ciro Rappazzo (tecnico CNR-ISP).
Il progetto comprendeva una parte sulla microbiologia e sul bioareosol, cioè le sostanze biologiche che rimangono nell’atmosfera, e una parte legata alle microplastiche. Per la base alle Svalbard adesso abbiamo una collaborazione con la Guardia di Finanza, che ci fa tutta l’attività di sicurezza in campo alle Isole Svalbard, da marzo a settembre.
Abbiamo fatto una convenzione con il reparto del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, e abbiamo un finanziere che ci segue sempre in campo alle Svalbard se sono attività che devono essere fatte con il supporto di una guida”. Il compito della missione di questo Corpo sarà quello di tutelare le spedizioni in ambiente esterno e di provvedere alla formazione per la movimentazione degli operatori e degli scienziati della base Dirigibile Italia in sicurezza in aree impervie.
Giulia Prior
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